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Come aprire la porta senza chiavi Tra nuove tendenze e ritorni al futuro si aprono nuove vie con il microchip Di Paolo Russu
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Nervi a fior di pelle, rischiare la propria pelle, pelle d'oca e via dicendo. Tutti modi di dire che ci hanno accompagnato negli anni, in diverse situazioni. L'avanzamento della tecnologia potrebbe inaugurare nuovi detti come “chip che hai, porta che apri”, “chip a fior di pelle”, “un chip tira l'altro”.
Il fastidioso problema del dimenticare le chiavi di casa, come per magia, scompare, anzi va sottopelle, dato che con il sistema denominato RFID, basta solo accostare la mano alla porta e un piccolo circuito elettronico che capta un segnale radio da un trasmettitore rimanda una risposta contenente un codice che, magicamente, fa aprire la porta. Gli usi sono dei più vari: aprire la porta appunto, rintracciare i propri figli che non tornano nell'ora stabilita, o terminare una transazione al bancomat o in rete accostando il polso ad un ricevitore. La pratica inizia ad essere un trend dato che molti giovani americani (ma la moda è pronta a sbarcare più o meno ovunque) se ne sono fatti impiantare uno nella mano o in zone limitrofe. Facile da reperire e configurare, il chip costa negli USA appena 2 dollari; ne servono 50 per il ricevitore e poi il gioco è fatto. Occorre solo prenotare la fase di innesto da un chirurgo e si è pronti a dire apriti sesamo a tutto spiano. La rete anche stavolta fa da tramite tra i diversi passaggi, dato che sono nati in men che non si dica forum e video tutorial che spiegano come assemblare l'intera tecnologia e autoimpiantarsela, o al minimo andare da chi pratica piercing e farsi dare una mano (magari già chippata). Oltre ad essere una nuova forma di controllo degli oggetti che ci circondano, il chip sottopelle potrebbe diventare la realtà per quanto riguarda i sistemi di transazione on line e off line, oltre a facilitare le pratiche di tipo amministrativo. Con un gesto verrebbero riempiti automaticamente moduli con dati e informazioni pensonali, e sarebbe garantito l'accesso a tutti i servizi per i quali è richiesto il riconoscimento dell'individuo. Non che tutto questo non sia già fattibile con carte magnetiche o codici alfanumerici, ma volete mettere la possibilità di non sfuggire più neanche alle nostre dimenticanze? Alcuni utilizzi poi sfociano nel futile più totale, dato che non si apprezzano particolari differenze tra pigiare un bottone per accendere un computer, e avvicinare la mano alla stessa distanza utile per pigiare il bottone suddetto. Come sempre per “rivoluzioni” di questo tipo sono configurabili quindi aspetti positivi e negativi: da un lato la corsa all'automazione dell'intera vita sembra inarrestabile, già dalla nascita dei pulsanti dell'ascensore, e questo è solo l'ultimo temporaneo stadio. L'utilizzo di certe teconologie per facilitare il rapporto tra l'uomo e gli oggetti che lo circondano è da valutare positivamente. Il fatto che sia già moda atterrisce gli umori, e fa pensare ad una banale corsa verso il nulla, dove l'innovazione non è più funzionale ma è innovazione da sfoggio. Un inquietante enigma resta all'orizzonte: se per svaligiarci casa non bastasse più un vetro rotto ma volessero tagliarci una mano? Un consiglio da risparmiatore: installatelo su un dito. Per approfondimento si segnala un interessante servizio su You Tube (Dio lo benedica) sulle procedure e gli usi http://www.youtube.com/watch?v=Z7QTLqV4VKs Argomenti: #innovazione , #tecnologia Leggi tutti gli articoli di Paolo Russu (n° articoli 16) |
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