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I Cavalieri dell’Apocalisse

Dalla leggenda alla realtà

Di Serena Bertogliatti

Apocalisse di Giovanni, bestseller da secoli e secoli.
I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse: i personaggi comprimari da retrocopertina. Li si vede sullo sfondo, in cielo, quello rosso tra loro avanzare fiammeggiante. Sono star incise nella storia, onnipresenti in ogni cast.
Presenti anche se non c’è una telecamera a riprenderli.
Presenti anche se l’audience non li reclama.
    Quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono: “Vieni”. Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.

La visione sui Cavalieri che scendono all’apertura dei sigilli è retrospettiva. Non è una trama da sviscerare e comprendere, di cui non si conosce la conclusione. L’Apocalisse di Giovanni è la conclusione, e cerca di riordinare le cose che, del mondo, paiono immutabili.
Come la pestilenza, ad esempio, perché la malattia si ritrova in ogni epoca, indifferentemente dall’agio in cui la popolazione vive.
C’è chi dice che Madre Natura sia solita mandare una “purga” ogni qual volta è necessario – il dove e il quando debba cadere questo necessario è dato imperscrutabile. Accade, senza che si possa comprendere definitivamente il perché. È antecedente al volere umano.
La Guerra, invece, no.
    Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che gridava: “Vieni”.
    Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada.

La guerra è frutto della volontà umana. Nasce nell’umano cuore e per saziarsi richiede cuori umani. È un circolo vizioso che racchiude l’essere umano e tutto ciò che l’essere umano combattente ritiene sia in suo possesso o di suo diritto. Indifferente è l’ideale, giustificazione dell’atto: abbiamo assistito a stragi nel nome di Dio, per un Dio con tanti nomi quanti sono i popoli e una guerra per ognuno dei suoi nomi; conflitti per guadagnare la propria libertà a discapito di quella d’altri di vivere; rivendicazioni di diritti e imposizione di doveri ritenuti universali, e puniti quando non rispettati; economia, politica, pathos di popolo. Ciò che importa, e ciò che rende Guerra una guerra, è che il nemico sia ridotto allo stremo.

    Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che gridava: “Vieni”. Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. E udii gridare una voce in mezzo ai quattro esseri viventi: “Una misura di grano per un danaro e tre misure d'orzo per un danaro! Olio e vino non siano sprecati”.

Si presuppone una Divina Provvidenza che regolamenti il corso degli eventi. Per ciò, di qualsiasi confessione sia il Dio invocato, si dice arrogante l’uomo che decide del destino di un altro uomo.
L’Apocalisse di Giovanni è una resa dei conti. Le persone vengono denudate rimanendo prive di ogni maschera, e l’unica cosa che rimane nelle loro mani è ciò che sono riusciti a guadagnare in vita con il proprio sforzo.
Se in vita hanno usato bilance per pesare i propri averi, e comprarvi beni (il cibo primo fra tutti, e quindi massimo simbolo di buona sopravvivenza), infine verranno pesati per intero per vedere quanto sgravata di peccati sia la loro anima. Ci sono guerre e guerre, e non basta un campo di battaglia a determinare l’esistenza di un conflitto.
Ci sono guerre che riducono a zero i granai, guerre che rendono arido l’animo. Si può amputare una gamba quanto un ideale. Per poter giungere alla vittoria si amputerà qualsiasi cosa sia necessaria a sottomettere l’altro.

    Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: “Vieni”.
    Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.

L’Apocalisse, che significa rivelazione di ciò che è [stato] celato, dà con i Quattro Cavalieri una morale che pende a favore dello spirituale.
La Morte del corpo è cosa accettata, così come gli altri tre cavalieri non hanno cavalli né sembiante umano, ma stanno dentro agli uomini. E tra un uomo e l’altro. Nello spazio che li divide e li rende due e differenti soggetti in cerca di predominio uno sulla vita dell’altro.

È facile attualizzare l’Apocalisse.
Quale testo profetico si pone come costantemente reale ma mai catturabile. È lui a catturare te, rinchiudendo la vicenda umana in un circolo vizioso in cui Quattro Cavalieri si ergono a pilastri di un Male che inizia con l’inizio e finisce con la fine.
L’unico modo di frenare un circolo vizioso, in quanto circolare, è di porsi a uno dei quattro punti cardinali che lo definiscono e decidere di andare contro al principio per cui a ogni azione segue una reazione, eguale o contraria.
Il malessere che genera conflitto che genera patimento che genera morte che genera malessere che genera conflitto che…
Non serve una copia della Bibbia per poter rintracciare le cause. Le cause sono qui, adesso, dentro ogni singolo partecipante del mondo attuale.

Il primo passo è comprendere.
Il secondo è comprendere.
Comprendere: dov’è oggi il Cavaliere della Carestia? I suoi passi sono i numeri della popolazione che costantemente ha lo stomaco serrato dalla fame e dalla privazione. Pestilenza va al galoppo su una ripida montagna, e ogni qualvolta cade è chi sta sotto a esserne schiacciato. Guerra è sempre sugli schermi, con eminenti personalità politiche ad accompagnarlo, ed è nell’odio che proviamo per ciò che vediamo via cavo e non conosciamo realmente.
Morte impera, incoraggiato dagli altri tre e da tutte le parole che non urliamo per fermarlo.


Argomenti:   #apocalisse ,        #leggende ,        #riflessioni ,        #vangelo



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