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 Anno III n° 5 MAGGIO 2007    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi



Le bufale dell’ambientalismo... ma i bio-carburanti servono?
L’ambientalismo, a volte, fa più danni degli inquinatori
Di Giovanni Gelmini


Già nel numero del febbraio scorso avevo evidenziato il problema della falsa informazione sui problemi ambientali, oggi l’articolo di Concetta Bonini ne fa vedere un altro tipo, che però è molto simile e sempre legato alla superficialità, se non alla sudditanza ai poteri forti, con cui le informazioni vengono diffuse giocando spesso su leve emotive, ma senza supporto scientifico.

Così l’uso del nucleare è “ecologico” perché non emette fumi e anidride carbonica, non importa se le scorie sono pericolossime, sfruttabili per uso terroristico o bellico e se non si sa dove metterle (le nostre sono ancora nelle centrali dismesse!).

Non si capisce a livello razionale perché il fotovoltaico per i verdi vada bene (anche se io sono favorevole, devo ammettere che è orribile da vedersi) e l’eolico invece rovina il paesaggio.
E così, sempre a livello razionale, non si capisce la campagna pienamente favorevole ai bio-carburanti, come non si capiscono troppo spesso le prese di posizione di gruppi a favore di un sistema, se non pensando ai grandi interessi economici che sono spingono verso delle scelte a loro favorevoli.

Già nel citato articolo di febbraio segnalavo il problema del disboscamento per coltivare prodotti per questo uso e della possibile concorrenza con le coltivazioni per uso alimentare, fatto molto grave specialmente se va a sottrarre risorse alle coltivazioni per le popolazioni più povere. Il numero dell’Espresso ora in edicola (3 maggio 2007) nell’articolo “Qui scoppia il mais” di Enrico Pedemonte ci dice che la nostra paura è già realtà.
Vi sono poi molti altri dubbi di natura economica sull’uso di questa via per ridurre l’effetto serra che sempre l’Espresso in quel numero affronta e che non riporto, ma che mostra che economicamente non è certo una via interessante.

Voglio invece soffermarmi su un problema che viene volutamente ignorato, ma che invece è molto importante: l’anidride carbonica emessa ha conseguenze sull’effetto serra in modi molto diversi a secondo del suo “luogo” di produzione.

La gente comune pensa che un gas sia sempre un gas e che tutti vadano verso l’alto, ma non è vero: conta molto la sua densità. Un gas come l’idrogeno è 16 volte più leggero dell’aria e come si libera va verso l’alto a grande velocità, infatti era usato per gonfiare i palloncini dei bambini. Ma avete mai provato a gonfiare un palloncino col fiato? Cade subito per terra, perché il ”fiato” è più pesante dell’aria, contiene infatti anidride carbonica e anche se il palloncino pesasse zero non potrebbe mai innalzarsi.

L’anidride carbonica ha una densità di 1,40 rispetto all’aria e se non è riscaldata o non vi sono correnti tende a stratificarsi sul terreno. Il fenomeno è ben noto in alcune grotte dove un uomo può entrare senza problemi, ma un cane muore asfissiato dall’anidride carbonica stratificata da terra a circa mezzo metro di altezza.

Ma se è così è evidente che un grammo di anidride carbonica rilasciata da un camino casalingo tende a ritornare integralmente a terra, una piccola quantità di anidride carbonica rilasciata da un impianto industriale che emette fumi ad alta temperatura con un’alta ciminiera verrà trascinata nella stratosfera, ma lo stesso grammo emesso dl motore di un aereo arriverà in grande parte nella zona in cui si crea l’effetto serra e non sarà recuperabile dalla vegetazione, che a quell’altezza non c’è.

Alcuni scienziati hanno fatto studi che mostrano l’impatto inquinante del traffico aereo, ma stranamente non se ne sente parlare, ne cito uno rintracciabile su internet di Elmar Uherek dell’ Istituto di chimica Max Planck di Mainz; perché non se ne parla? Forse perché nessuno sa come non usare i combustibili che producono CO2 e acqua ad alta quota, ma i treni non fanno questo e possono usare energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, ma... per carità, sono anticaglie.



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