REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno III n° 5 MAGGIO 2007 vol I° FATTI & OPINIONI


Partito Democratico: Partito Nuovo o Nuovo Partito?
I problemi che si stanno dibattendo per la nascita della nuova figura politica
Di Cesare Saccani


Il Partito Democratico sta entrando nella fase cruciale: il processo costituente. Alcuni parlano di Nuovo Partito altri di Partito Nuovo. Sembra una discussione di lana caprina e invece ha un profondo significato perché non è ancora chiaro quale ruolo e quale spazio potrà occupare nello scenario politico il futuro PD.

Vale la pena fare un passo indietro.
Dopo le ultime elezioni i commenti erano polarizzati sul tema della divisione del paese in due parti (centrosinistra vs centrodestra, nord vs centrosud, ecc.). Da una lettura dei risultati più attenta emerse un altro dato indicativo: malgrado cinque anni di Governo che ha prodotto stagnazione dell’economia, aumento del debito pubblico, aumento della conflittualità sociale in molti settori (giustizia, scuola, lavoro, ecc.) e una serie di riforme discutibili (prime fra tutte la riforma istituzionale e quella elettorale) non si è verificato alcuno spostamento significativo di voti dal Centrodestra al Centrosinistra.

La somma dei voti dei principali partiti moderati del Centrosinistra è rimasta invariata rispetto alle precedenti elezioni politiche nazionali anche dopo aver introdotto alcuni elementi innovativi quali il metodo delle primarie per la nomina del candidato Premier (Sindaco, ecc.).
Non a caso il giorno dopo le elezioni vi è stata la corsa ad annunciare l’avvio del processo costituente del futuro Partito Democratico. I più maliziosi hanno pensato si trattasse di un’abile mossa per distrarre l’attenzione dal vero problema: la mancata crescita di consenso elettorale del blocco moderato di centro sinistra rispetto alle aspettative e agli obiettivi di partenza. Invece il processo di formazione di un Nuovo Partito ha preso il via.

A distanza di un anno resta l’urgenza di rispondere a un interrogativo: la “semplice fusione” delle strutture dei partiti è in grado di generare una forza capace non solo di mantenere l’attuale elettorato ma di ampliare la base di consenso dell’Unione sottraendo voti al Centrodestra? I partiti sostengono di si ma la realtà mostra il contrario.

Il dato è evidente nelle regioni settentrionali dove l’Unione (in particolare le forze più riformiste e moderate quali DS e Margherita), pur in presenza di un trend in diminuzione del gap di voti rispetto al Centrodestra, non ha saputo esercitare un’attrazione significativa in grado di colmarlo. Sembra che il Centrodestra abbia consolidato un rapporto con la propria base elettorale assai difficile da scalfire anche di fronte a risultati deludenti proprio in ambiti chiave quali la politica economica, la politica industriale e la politica per l’innovazione.

La recente stagione dei Congressi dei principali partiti ha addirittura registrato scissioni nei DS ed elementi di instabilità al centro in alcune componenti della Margherita.

Dovrebbe essere un campanello d’allarme per le forze che si dichiarano “riformiste moderate”. Nasce “solo” un Nuovo Partito la cui identità non è ancora definita oppure nasce un Partito Nuovo con nuove regole interne, nuove idee e nuove persone?

La lettura dei fatti di questi ultimi mesi, se si fa eccezione per alcuni proclami scontati da parte dei Leader di partito, sembra far prevalere l’idea di un Nuovo Partito nel quale confluiscono le strutture di due partiti esistenti. Il pericolo evidente è che si riproducano meccanismi e giochi interni senza alcun valore aggiunto e con un handicap notevole: la difficoltà di posizionamento a livello europeo. L’epilogo del dibattito congressuale ha messo in evidenza la necessità di pensare il Partito Democratico come un Nuovo Partito, ossia nuove regole, nuove idee e nuove persone.

Il tema delle Regole non è certamente il più appassionante e in grado di mobilitare i cuori ma è oggettivamente una precondizione fondamentale per favorire la nascita di un Partito Nuovo. Se le Regole costituenti e quelle di funzionamento atteso non consentono il libero dispiegarsi delle idee e del confronto tra persone appartenenti ai partiti e non allora sarà molto difficile creare un nuovo Partito.

Sul piano delle Idee è stato affidato a un gruppo di saggi il compito di redigere il Manifesto del futuro Partito Democratico. La necessità di ricercare acrobatici equilibri ha svuotato il documento da ogni slancio ideale e l’ha trasformato in un elenco di ovvietà. Da quel momento i Saggi e molti Leader si sono precipitati ad affermare che il manifesto costituisce solo un punto di partenza. In effetti non può che essere così ma allora quali saranno le nuove idee del Partito Democratico che lo distingueranno dal costituendo raggruppamento delle sinistre (a proposito ma quante sinistre ci sono in Italia?).

Il Partito Democratico, se desidera aprire spazi di rappresentanza politica, deve forzatamente sviluppare con maggiore attenzione alcuni temi fondamentali del paese quali la competitività delle PMI, le politiche per l’innovazione tecnologica e per la ricerca scientifica, le politiche per l’innovazione organizzativa e manageriale delle imprese, l’etica e la trasparenza dei mercati finanziari, la tutela della concorrenza, le tutela dei risparmiatori e consumatori, l’efficienza della pubblica amministrazione, il miglioramento della politica fiscale, la riduzione dei costi della politica. In una società complessa la capacità delle strutture dei Partiti tradizionali di cogliere le esigenze emergenti nel paese e trasformarle in risposte soddisfacenti è sempre più ridotta.

Il PD deve fare un grande sforzo di elaborazione di una Vision dell’Italia tra 5 anni in grado di restituire slancio ed energia e recuperare voti dalla parte più innovativa e proiettata a livello internazionale della nostra economia e società.

Nuove persone possono emergere soltanto attraverso regole che favoriscono il confronti di nuove idee. Se questo si verificherà, a partire dal processo di selezione dei candidati a far parte della Costituente, allora sarà possibile che nuovi volti e nuove competenze si facciano spazio nel futuro Partito Democratico.
Per favorire questo processo occorre mettere nelle instillare profondamente nel Partito Nuovo quelle energie portate dai cittadini che manifestano un interesse a partecipare alla vita politica ma che fino ad oggi sono stati lasciato ai margini se non nell’imminenza dei momenti elettorali. Ma la società civile non può aspettare di essere coinvolta ma deve a sua volta fare un passo in avanti cominciando a organizzarsi.

Se si vuole contrastare le fredde logiche di un accordo tra partiti è necessario che la società civile maturi una capacità di dialogare “inter pares” con il mondo dei Partiti. Questo significa sviluppare una nuova capacità di elaborare proposte, di costruire il consenso tre le persone all’esterno dei partiti e di comunicare le proprie idee all’esterno.
Solo in questo modo è possibile immaginare un Partito Democratico veramente nuovo nelle regole, nelle idee e nelle persone e in grado di mobilitare nuove energie per troppo tempo soffocate dall’oppressiva azione delle burocrazie di partito


Cesare Saccani è membro del Circolo per il Partito Democratico Milano. Chi fosse interessato all'iniziatva può scrivere a csaccani1@tiscali.it

© Riproduzione vietata, anche parziale, di tutto il materiale pubblicato