Fra le note dell’ormai tradizionale concerto del primo maggio tenutosi a Roma abbiamo ascoltato le parole d’ordine dei tre segretari generali dei tre principali Sindacati italiani che così si possono riassumere:
“in Italia si verificano 1360 morti bianche all’anno”
“la persona e non l’impresa deve essere al centro del mondo del lavoro”
“la maggioranza dei morti sul lavoro sono giovani, ragazzi e ragazze”.
Il tema delle troppe morti per cause di lavoro è stato lanciato come suo cavallo di battaglia dal Presidente della Repubblica Napolitano qualche mese fa e da allora non passa settimana che non ne faccia riferimento in qualche suo discorso o intervento pubblico. Pare questo il tema di questa Presidenza così come era stato il tricolore e l’amor di Patria il fil rouge del Presidente Ciampi.
Nulla di male in questo insistere su temi così importanti: "Non dobbiamo limitarci alla denuncia", ha detto Giorgio Napolitano parlando del grande numero di incidenti sul lavoro. Bisogna trovare dei rimedi, avere una strategia complessiva. Occorrono "vigilanza e repressione", rispetto delle norme vigenti, controlli e normative più adeguate. Ha aggiunto: "é un problema non nuovo ma più che mai scottante, che deve costituire oggetto di costante impegno nel presente e nel futuro", sapendo che non esistono "soluzioni radicali e facili".
Bisogna sentirne "tutto il peso umano e sociale", di fronte a un numero totale degli infortuni "non molto al di sotto del milione all'anno, e quello degli infortuni mortali al di sopra di mille all'anno, cioè praticamente una media di tre al giorno". Il Presidente, per rendere ancor più drammaticamente l'idea, ha detto che a gennaio e febbraio scorsi "sono morti 144 lavoratori" e il 13 aprile in un solo giorno, ne sono morti quattro.
Napolitano ha ricordato di avere cercato di assolvere, con i suoi appelli, il proprio dovere istituzionale di reagire ed ha preso atto delle prime risposte di Governo e Parlamento. In particolare ha parlato del disegno di legge delega presentato al Parlamento per riordinare l'intera normativa e ha dato atto al ministro Damiano del suo personale impegno. Ha anche evidenziato i punti che meritano di essere definiti ed ha sottolineato che ci sono questioni di principio, ideali e politiche, che vanno tenute presenti. In particolare l'ancoraggio forte alle direttive europee e al modello sociale europeo che comporta il fatto che l'obiettivo della produttività e della competitività sia perseguito "senza rinunciare agli standard di socialità e di qualità della condizione umana propri del modello europeo".
Quest’ultima affermazione del Capo dello Stato vorrà forse alludere al fatto che magari emersione del lavoro nero e riordino della normativa relativa ai contratti di lavoro tipici ed atipici è un tema urgente? Speriamo perché come spesso accade nel nostro Paese si finisce di discutere sugli effetti invece di intervenire sulle cause dei problemi.
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