Se ne sta lì dimenticata da tutto e da tutti, nascosta in uno stretto angolo buio della mia libreria, sotto cumuli di libri ingialliti ed inutili volantini che illustrano le svariate offerte dei supermercati e che nessuno, in casa mia, si cura mai di buttar via.
La mia vecchia macchina per scrivere. Quanto tempo sarà che le mie dita non battono più suoi tasti ingrigiti?
Ormai la mia attenzione è tutta presa da questo suo fratellino minore, chiamato computer, che, da diversi anni, ha preso il suo posto nella mia vita di tutti i giorni e a lei non è toccato altro che ritirarsi in un piccolo spazietto polveroso e senza luce, attendendo, che un giorno qualcuno, magari curioso di vedere se funzioni ancora, torni a far danzare i suoi tasti su un foglio bianco dando vita ad una magia che si è ormai perduta, quella di battere i testi a macchina.
Chi di voi l'usa ancora ora che c'è il PC? Chi di voi ama combattere con il nastro dell'inchiostro che si arrotola, si storce, e le mani che si sporcano di rosso e di nero per tentare si raddrizzarlo senza mai riuscirci perfettamente?
E poi se si sbaglia qualcosa nello scrivere, che so... qualche parola o qualche frase, come si fa per correggerla?
Con il PC è tutto più semplice. Se ci accorgiamo di aver sbagliato possiamo cancellare tranquillamente il nostro errore premendo un semplice tastino che lo fa scomparire... cosa che con la macchina da scrivere, invece, non si può mettere in atto.
Al massimo si può rimediare con una spennellata di correttore dove è evidente il nostro sbaglio... ma che noia stare lì aspettare che si asciughi per poter tornare a riscriverci sopra!
Eppure, nonostante ciò, c'è stato un tempo in cui non riuscivo a farne a meno, un po’ come mi sta succedendo con il computer ora.
È stato proprio grazie alla mia macchina per scrivere, che ho scoperto la bellezza, ancora tutta da esplorare, della scrittura creativa.
Sono stati proprio i suoi rumorosi tasti ad aiutarmi a dare vita al mio primo racconto.
Ancora lo conservo in una vecchia cartellina di un quaderno ad anelli, ed ogni tanto torno a rileggerlo sorridendo del modo sgrammaticato che avevo di esprimermi (e che forse mi è rimasto un po’ anche ora).
Mi ricordo i nomi dei protagonisti, Marco e Giulia. e la storia triste e romantica che avevo ideato per loro due... un po' come è sempre stato nelle mie corde... una storia, però, conclusasi felicemente con un matrimonio e l'arrivo di un figlio tanto desiderato.
Anche allora scrivevo per riempire il vuoto della solitudine delle giornate trascorse senza avere amici accanto.
Scrivevo per non pensare a quello stato di depressione, che verso l'età dei 15 anni aveva cominciato ad impossessarsi dei miei stati d'animo.
La scrittura, per me, è sempre stata come una terapia. Un qualcosa che mi permette di tirare fuori le emozioni che non riesco ad esprimere con la voce e che mi dà modo di viaggiare lontano con la mente... di vivere vite e storie, che altrimenti non potrei sperimentare... e non mi importa se non diventerò mai una scrittrice famosa, perché io mi sento cosi dentro... perché scrivo per soddisfare un mio bisogno interiore, che forse non è comunque a tutte le persone.
Lo scrivere è un atto che si compie per raccontarsi, un atto che ci permette di donare agli altri le sensazioni che noi stiamo provando ed aprirgli uno spiraglio del nostro cuore, in modo che possano guadarci attraverso... ma scrivere non significa solo questo.
Scrivere è anche un po’ come volare via ed avere un paio di ali sulla schiena che ti sollevino verso il cielo, che ti facciano dimenticare, per qualche istante, del mondo che ti circonda ed è anche per ciò che ho spesso la testa fra le nuvole...
Scrivere è qualcosa di cui non riesco a fare a meno. Fa parte di me. L'ho sempre fatto, fin da quando ero bambina e forse quando smetterò, quando mi stuferò di questa passione, sarà perché mi sto spegnendo dentro, perché non avrò più emozioni da raccontare, né la voglia per farlo... ma finché questo fuoco mi brucia dentro voglio lasciarlo ardere... ardere come le parole che pervadono questo foglio virtuale sul quale (spero ancora) state posando il vostro sguardo.
La macchina per scrivere, il computer... ed io nel mezzo... io, un piccolo tastino premuto più volte dal volere del destino... l'unico vero scrittore che dà un senso a tutta la mia storia... una storia chiamata VITA...
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