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 Anno III n° 6 GIUGNO 2007    -   TERZA PAGINA



Profumi e rumori

Di Cricio


Ecco quello che ci vuole per me: un bel condizionatore che “preleva l’aria dall’esterno, la depura e la porta alla giusta temperatura programmata”. “Non dovrete più aprire la finestra” recita la reclam. Per fortuna che costa, se ce lo regalasse mia suocera di sicuro mia moglie pretenderebbe di installarlo.

Ma che cazzo... e i profumi?
Chi mi vuole togliere i profumi? Perché? Ma i profumi sono la vita.
Ecco perché mi sono rifiutato di vivere a Milano. Là non c’era bisogno di aprire la finestra, la puzza di gasolio bruciato, di gomma triturata dall’asfalto, di aria arroventata senza profumi, ma con effluvi di ogni tipo, passava anche dalle fessure.

Quando apro la finestra qui, invece, sento i veri profumi. A volte è l’erba appena tagliata, a volte i fiori, ma ce ne sono sempre.
Il glicine, quando è fiorito, riempie l’aria con il suo profumo dolce e penetrante, un qualcosa che ti stordisce e ti manda in estasi.
Ma anche altri fiori, la rosa ha un profumo tenue, che senti bene se ti avvicini, ma se lo conosci lo individui anche nell’aria che entra dalla finestra. E la maggiorana ti fa pensare a mondi lontani con un profumo tra la vaniglia e la violetta. Poi viene l’oleandro profumo oleoso e persistente, la lavanda ed il rosmarino che ti creano la voglia di spazi liberi.

Ma non solo fiori: mai sentito all’inizio di una pioggia l’odore dell’acqua che bagna la terra? L’odore del temporale? L‘odore della terra arroventata dal sole? L’odore della notte stellata? Odore che è diverso se è una fredda notte d’inverno o una calda d’agosto.

Ed i suoni? Perché dimenticare i suoni?

Gli uccelli al mattino iniziano a cinguettare e salutano così il sole al risveglio. Primo fra tutti un usignolo canta solitario, poi altri uccelli si associano. I canti si rincorrono fino a quando i raggi del sole non arrivano ad illuminare la terra. Poi il silenzio, tutti i pennuti hanno aperto le ali e sono volati. Ma qua e là senti le voci di chi si appresta ad andare al lavoro.
Più tardi tornano gli uccelli a litigare, a corteggiarsi, su tutti il canto del merlo maschio, i richiami delle tortore e lo gracchio dei corvi. A volte da lontano arriva anche il canto di un gallo. E ogni mezzora ci sono le campane, che segnano il passare del tempo ed a mezzogiorno il suono a distesa. Nel caldo dell’estate le cicale mi tengono compagnia e nella notte i grilli mi accompagnano verso il sonno riposante.

Ora mi volete togliere tutto questo per darmi l’aria pulita, sterilizzata? Ma quale aria, quella delle celle frigorifere dell’obitorio?



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