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 Anno III n° 6 GIUGNO 2007    -   FATTI & OPINIONI



Paul Wolfowitz lascia la Banca Mondiale, ma i veri motivi quali sono?
Sembra che la causa sia lo scandalo legato alla sua amante palestinese, ma vi sono altri motivi che premono sulla decisione
Di Giacomo Nigro


Paul Wolfowitz lascerà la presidenza della Banca Mondiale. L'uscita di scena sarà effettiva dal 30 giugno, le dimissioni sono accettate "con riluttanza" da George W. Bush.

Wolfowitz, 63 anni, newyorchese di origine polacca, è stata una figura decisamente atipica nell'Amministrazione Bush, ed è considerato uno dei teorici della guerra in Iraq. Wolfowitz è un ex democratico che ha abbracciato la fede "neo-con" come la maggior parte degli esponenti vicini all'American Enterprise Insititute (Aei) - tra questi l'ex è convinto che si debbano esportare nel mondo la democrazia ed i valori civili americani, anche con la forza, sperando in un effetto domino in aree come il Medio Oriente

Nato il 22 dicembre 1943 a New York, Wolfowitz, laureato in matematica e in scienze politiche, ha insegnato tra l'altro alla Yale University e alla John Hopkins. La sua carriera pubblica inizia nel 1973. Prima di essere nominato nel 1986 ambasciatore in Indonesia, Wolfowitz ha lavorato come esperto dell'Estremo Oriente al Dipartimento di Stato, dove si è occupato della transizione democratica nelle Filippine. Tra il 1989 e il 1993 è stato al Pentagono come sottosegretario per la pianificazione, per diventarne poi nel 2001, con la prima amministrazione di George W. Bush, numero due alla dipendenze di Donald Rumsfeld.
La causa ufficiale delle dimissioni è una accusa di favoritismo, avendo egli promosso a dirigente la sua amante palestinese Shaha Ali Riza ed essendo intervenuto per l’aumento del di lei stipendio. Al di là della discussione sui meriti della dirigente, da tutti considerata molto valida e competente e della svolta di straordinaria efficienza che “Wolfie” ha risolutamente impresso nella gestione della BM, che eroga impegni per circa 25 miliari di dollari all’anno, quello che stupisce è il classico moralismo puritano che rischia di essere una cortina fumogena dietro la quale si nascondono ben altri motivi.
Questi motivi sono legati alla voglia di alcune organizzazioni neomalthusiane di usare i fondi della BM per diffondere le pratiche abortive nel terzo mondo e al desiderio di bloccare gli sviluppi economici petroliferi dell’Iraq. Alcune notizie di questi giorni lo dimostrano.
All’improvviso la stampa internazionale, imbeccata da quella anglosassone e soprattutto dalle grandi agenzie di stampa, ha preso di mira il presidente della BM ridicolizzandolo. Eppure nel curriculum di Wolfowitz ci sono cose ben più scottanti: la CIA nel 1978 rinvenne documenti che coinvolgevano Wolfie, cittadino americano ed alto funzionario di un ente della difesa statunitense, la “U.S. Arms Control & Disarmament Agency”, in un caso di spionaggio a favore di Israele tramite la American Israel Public Affairs Committee.
In realtà rimuovere Wolfowitz significa bloccare gli investimenti per la ricostruzione dell’Iraq, questo pare essere l’obbiettivo vero delle dimissioni. Il caso Wolfowitz ha anche rubato la scena G8 finanziario. Secondo l'agenda dei lavori, l'ex vice del Pentagono avrebbe dovuto presentare a Potsdam le strategie dell'istituto contro la corruzione (ironia della sorte).

I ministri economici dei Sette Grandi più la Russia si sono infatti riuniti nei pressi di Potsdam, in Germania. Proprio il Governo del Cancelliere Angela Merkel si è speso maggiormente per le dimissioni di Wolfowitz ritenute l’unica soluzione per salvare la credibilità della Banca Mondiale.
Dopo l'ambasciatore all'Onu John Bolton, il presidente George W. Bush perderà, con le dimissioni annunciate del presidente della Banca Mondiale, un secondo 'falco' neo-con in pochi mesi. Si tratta certamente della caduta verticale di consenso, dei falchi del governo Bush, dovuta al disastro della guerra in Iraq.
Ambedue molto vicini all'American Entreprise Institute (Aei), il think tank preferito dai neoconservatori di Washington, Bolton e Wolfowitz appaiono però molto diversi: il primo non ha peli sulla lingua, ama le frasi ad effetto, scoprendo immediatamente il suo gioco, senza giri di parole. I suoi avversari lo hanno sempre riconosciuto: non è difficile sapere quello che Bolton pensa.

Wolfowitz, numero due del Pentagono ai tempi della guerra in Iraq, è un dirigente più discreto, forse più filosofo che uomo di azione, e si muove molto di più tra le quinte, manovrando per piazzare i suoi uomini e le sue idee, che alla Bm sembravano essere non solo le sue, decisamente laiche, ma quelle, più religiose, del presidente americano George W. Bush.
Ambedue avevano come priorità la lotta alla corruzione e la promozione della democrazia nel mondo, togliendo fondi alle dittature. Una scelta contestata da molti, specie gli europei, convinti che così facendo si finisca con l'escludere la stragrande maggioranza dei paesi in via di sviluppo.

Dove Wolfowitz è sembrato sposare l'agenda di Bush è nel frenare il finanziamento di programmi della Bm quando erano legati al controllo delle nascite delle minorenni, anche attraverso l'aborto. Secondo alcuni esperti, sarebbe questa la vera ragione che avrebbe spinto i paesi europei a premere per le sue dimissioni.

Wolfowitz verrà anche ricordato per due immagini devastanti: l'11 Settembre 2001, prima di farsi intervistare nei pressi del Pentagono martoriato, lo si vede bagnare di saliva il pettine prima di sistemarsi i capelli: è una delle scene 'forti' del documentario 'Farhenheit 9/11' di Michael Moore.
Più recentemente, nel gennaio scorso, avevano fatto il giro del mondo le sue immagini, senza scarpe, in una moschea in Turchia: con due vistosi buchi nei calzini ad altezza dell'alluce. Una specie d’elefante in cristalleria.



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