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 Anno III n° 6 GIUGNO 2007    -   FATTI & OPINIONI



Senza verità non ci si muove di un passo.
Ad Unione e Cdl più che inutili risse viene chiesto uno scatto di orgoglio
Di Paolo Russu


La comunicazione politica, perno di ogni campagna elettorale di tutti i paesi europei e in special modo del nostro, riveste un'importanza specifica non solo durante le concitate fasi che vedono i contendenti degli schieramenti dichiarare di tutto e di più per accaparrarsi il voto, ma anche quando, a giochi fatti, il voto dato deve essere ripagato con pensieri, parole, opere (pubbliche) e... di omissioni ve ne son fin troppe, meglio soprassedere.

In quest'ottica, a differenza del momento elettorale, gli schieramenti hanno già le pettorine colorate assegnate e, per quanto qualcuno come sempre cerchi di cambiarla in corsa, i ruoli sono pressoché definiti. Entro questi ruoli, la maggioranza che esprime l'esecutivo ha il compito, insieme all'esecutivo stesso, di propagandare ciò che di buono viene fatto e ciò che ancora è possibile migliorare. Spetta all'opposizione mettere in risalto invece eventuali possibili soluzioni alternative, riconoscendo obiettivamente ciò che di buono viene fatto nell'interesse del paese.

Peccato che in Italia questo meccanismo si sia inceppato da tempo, in special modo da quando il parlamento si è trasformato in un'arena nella quale si gioca a sbranarsi a vicenda, il tutto sotto gli occhi attoniti dei cittadini-elettori.

Ancor più che in parlamento, l'uso della comunicazione politica come mannaia avviene sui media. Soprattutto dal 2001 in poi, ovvero da quando lo scontro si è inasprito in maniera considerevole, la tendenza pare essere quella di sconfessare in tutti i modi l'operato di chi governa. In questo gioco assai poco onorevole, le carte più pesanti vengono solitamente calate dalla Cdl che, più abile nel far risaltare alcune contraddizioni in una maggioranza variegata come quella dell'Unione, riesce a catalizzare ed intercettare in un lasso di tempo molto breve un elettorato impaurito proprio da quella comunicazione mannaia che i media fanno roteare quotidianamente.

La sostanziale differenza con l'Unione (che a suo tempo non ha risparmiato lo stesso trattamento, nell'ormai consolidato gioco delle parti) è data dal fatto che nel centro-destra l'immediatezza del linguaggio (la Lega ne è un esempio), una buona conoscenza del senso pubblicitario (l'esempio è superfluo) e la possibilità di parlare a nome di tutti da parte del leader Berlusconi creano un connubio che, a prescindere dalle proposte messe in campo, ottiene un forte appeal tra gli elettori.

Una strategia a lungo raggio (a volte troppo lungo) ha permesso all'Unione, come una formica, di incamerare il consenso per quando arriva l'inverno elettorale, ma che poi difficilmente riesce a trasformare in comunicazione politica una volta all'opera, e per questo limite marca una distanza tra la parte politica insediata in parlamento e, fenomeno nuovo per la sinistra italiana, la parte attiva dell'elettorato.

Tornando ad un'analisi generale è (lo dice la statistica) impossibile redigere solo leggi sbagliate. Ogni esecutivo insediato ha coniato provvedimenti e opere che nel paese sono state battezzate come buone: l'entrata dell'Italia in Europa, la patente a punti, la legge sul fumo, le liberalizzazioni sulla telefonia etc. Come avviene allora nei giornali che ogni schieramento che in un dato momento si trovi all'opposizione evidenzia solo un “malessere diffuso”? E com'è che giornalisti che dovrebbero obiettivamente valutare la situazione interna al paese si accodano a queste logiche?

La risposta sta solo nella degenerata pratica della ricerca del consenso che dovrebbe preoccupare in egual misura maggioranza e opposizione: la nuova logica prevede infatti che si spostino molti più voti alimentando le possibili sciagure future più che gli eventuali contro-rimedi attuali.

Spetta quindi a chi governa approntare una sorta di “macchina dei risultati” che tenga informati i cittadini sulle loro sorti e li faccia quindi sentire partecipi del processo di costruzione delle decisioni. Spetta all'opposizione non il compito di soffiare su ogni fiammella affinché diventi incendio ma prospettare soluzioni alternative meritevoli di fiducia in una prossima tornata elettorale. Alla base di questo sta un principio cardine che distingue la buona comunicazione dalla cattiva comunicazione: la verità. Purtroppo su questo campo da tempo è piovuto cloroformio.



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