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La “partitica” in Italia è un cancro in metastasi


Di Giovanni Gelmini

Su wikipedia leggiamo:
Il tumore o cancro è una classe di disordini o di disturbi caratterizzati da una sbagliata riproduzione delle cellule e dall'abilità di queste cellule di invadere altri tessuti , questo accade in caso di crescita diretta nei tessuti adiacenti attraverso una invasione o tramite la metastasi. Per metastasi si definisce lo stadio in cui il cancro è distribuito tramite il flusso sanguigno o tramite sistema linfatico. Il cancro può colpire persone di ogni età, ma i rischi accrescono con l'età, per via del danneggiamento del DNA che si fa sempre più forte. È una della maggiori cause di morte nei paesi sviluppati.
http://it.wikipedia.org/wiki/Tumore

Se si legge, anche superficialmente, questa definizione ci si accorge che la Politica Italiana è un cancro in stato di metastasi.
Se Prodi lancia l’accusa, vera, che la Camera non riesce a legiferare, si scatena un putiferio nelle “cellule tumorali”. Ma è vero che non produce e che il nostro “parlamento” è anche costosissimo. Privilegi più o meno giustificati dalla sicurezza, missioni inutili, e troppe persone nelle “stanze della politica”: cellule tumorali cresciute a dismisura senza alcuna utilità per l’organismo che le ospita, anzi che ne impediscono le funzionalità vitali e ne succhiano le risorse.

Ma il cancro è ormai anche in metastasi: gli uomini della politica, cellule tumorali moltiplicatisi a dismisura, occupano gli enti produttivi, e se non ne trovano a sufficienza per foraggiare le loro “cellule”, ne creano ad hoc, inutili e dannosi che impediscono l’ordinato funzionamento.
Nascono così un sacco di consorzi, di società di progettazione e Centri Studi che non studiano altro che il modo di sopravvivere, ma occupano le “cellule tumorali” della politica e così il cancro diventa potente e non debellabile.

Pensiamo solo agli enti elettivi che “amministrano” un territorio: Parlamento (2 camere perché?), Regioni, Province, Comunità Montane, Comuni, Circoscrizioni. Tutti hanno un presidente, un consiglio, molti assessori, tutti pagati ovviamente con privilegi (piccoli o grandi) inutili.

Ma è sempre necessario che tutto abbia strutture da grande società imprenditoriale senza però imprenditorialità? Ad esempio le Comunità Montane svolgono spesso una attività importante sia di rappresentanza che di attività consortile, ma Presidente e Consiglio sono perfettamente inutili: tavolo dei sindaci (senza retribuzione) e un direttore sono sicuramente sufficienti a garantire una elevata funzionalità.
Pure il dibattito su Province e Regioni è un dibattito aperto da anni. Quando sono nate le Regioni mi ero convinto che fosse il caso di abolire le Province, ma poi mi sono dovuto ricredere perché le Province sono gli enti che hanno il contatto diretto col territorio e con le Amministrazioni Comunali; gli enti da riformare pesantemente sono invece le Regioni: costosissime, hanno uno scarso contatto con il territorio, e in genere confini insufficienti per gestire una vera strategia di politica territoriale, infine per la loro operatività stranamente delegano a quegli Enti che poi si dicono inutili, cioè le Province.
Così, a distanza di qualche anno dal suo lancio, ho rivalutato l’idea di Miglio: le Macro Regioni, poche territorialmente, capaci di sviluppare politiche non centrate sulla visone del capoluogo regionale come “motore”, ma diffuse e rispettose delle esigenze territoriali. Così si dovrebbero eliminare spese enormi ed inutili come sono oggi le Regioni e tutte le società loro connesse. Allora si che avremmo un risparmio vero.

Ma è possibile che un cancro improvvisamente motu proprio cambi la sua natura e produca cellule sane? Solo un miracolo lo permetterebbe e qui non vedo santi in grado di intermediare tale miracolo.
Non è certo una “bicamerale”, tanto cara a D’Alema, in grado di risolvere una malattia arrivata a questo punto: ci vuole il chirurgo e le radiazioni che bruciano, chemio che fa cadere i capelli e con loro i “pidocchi” attaccati.

Solo una Assemblea costituente, formata esclusivamente da persone che non siano mai state elette e che non lo saranno mai (attraverso una incompatibilità almeno decennale) può decidere quegli interventi che tutti auspichiamo, ma che nessuno è in grado di approvare perché sarebbe un’auto castrazione. Teniamo conto che l’ultima legge elettorale ha permesso ai poteri delle segreterie di portare a Roma tante persone deboli, non sempre gradite all’elettorato, ma fedeli ai vertici e con scarsa autonomia intellettuale.

Ma la gente è stufa di politici intriganti, fannulloni, che sono solo capaci di scannarsi per le poltrone ed il conseguente potere personale. È stufa di politici che falliscono, ma che restano sempre in piedi fino alla morte. L’esempio francese, in cui in quattro e quattr’otto tutto è cambiato, i ministri dimezzati fa pensare, ispira.
Non sarà un Partito Democratico, fatto di “cellule tumorali”, a cambiare la politica; per cambiare occorre che si presenti una nuova forza politica non compromessa con l’attuale marasma. Se questo non avverrà il potere sarà preso da un “despota” che farà pulizia, con attenta cura ovviamente dei propri interessi, e mandando al diavolo la democrazia, dalla maggioranza dei cittadini ritenuta ormai inutile e dannosa.

Argomenti:   #cancro ,        #crisi ,        #crisi politica ,        #metano ,        #metastasi ,        #opinione ,        #partiti ,        #politica



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