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Il Vaticano annuncia: basta soldi ad Amnesty International, ma questa risponde: mai ricevuto soldi dal Vaticano!

La politica rigida ed intransigente del papato sembra aver fatto una gaffe, ma quello che conta è che appare ancora una volta una forma di mancanza di carità cristiana, che è inaccettabile

Di Giacomo Nigro

La notizia è stupefacente: la Santa Sede rompe i ponti con Amnesty International. La colpa di Amnesty, secondo il Vaticano, sta nella scelta dell’ong di considerare l'aborto fra i diritti fondamentali dell’umanità da tutelare. "Conseguenza inevitabile di tale decisione – ha dichiarato il cardinale Martino alla rivista americana National Catholic Register - sarà la sospensione di ogni finanziamento ad Amnesty da parte delle organizzazioni ed anche dei singoli cattolici".

Tenendo conto che Amnesty dichiara di non aver mai ricevuto fondi dal Vaticano o da organizzazioni legate alla Chiesa e che tali finanziamenti sarebbero incompatibili con il suo statuto che sancisce l'assoluta indipendenza dell'organizzazione da ogni Chiesa e Stato, rimangono da prendere in considerazione le intenzioni o le azioni di donazione dei cattolici. Non si capisce perché una singola persona non possa, rimanendo cattolica, sostenere un’organizzazione che ha nell’arco delle sue attività una gamma umanitaria straordinaria.

Ultimamente l’iperattività delle gerarchie ecclesiastiche sta mettendo a dura prova chi, da cattolico, vuol conservare l’indipendenza del suo libero arbitrio sui temi etici e sociali. Quest’ultima uscita risulta veramente poco digeribile anche se non bisogna dimenticare l'offensiva globale che papa Wojtyla ieri e papa Ratzinger oggi conducono contro "l'aborto legale e sicuro" in tutte le organizzazioni internazionali.

Basti ricordare che cinque anni fa il Vaticano, insieme al governo americano e ai paesi islamici, condusse una lotta durissima per eliminare dal progetto sanitario dell'Unicef sia la piena educazione sessuale dei minori sia la garanzia dell'assistenza all'aborto. Dove il progetto parlava di "servizi medici della riproduzione" (che includevano l'interruzione delle gravidanze non desiderate), il delegato della Santa Sede, sostenuto a spada tratta dal rappresentante dell'amministrazione Bush e dal blocco degli stati musulmani, riuscì a imporre una modifica. Sicché il testo finale sancì unicamente "cure mediche della riproduzione".

Tornando all’attualità, le ragioni del contendere si possono così riassumere: la sovranità illimitata della persona su se stessa è considerata dalla Chiesa illusoria e blasfema, visto che nega la supremazia divina su ogni creatura mentre per Amnesty un corpo non può essere torturato, seviziato, imprigionato secondo l'arbitrio dell'autorità, e nemmeno essere costretto ad abortire o a partorire.

Se si ragiona con calma si evince che le due posizioni sono conciliabili in quanto operano su due fronti non necessariamente sovrapposti. Inoltre l’assenza di radicalismo di Amnesty meriterebbe attenzione da parte della Chiesa proprio in considerazione del fatto che l’ong non intende lanciare una campagna mondiale a favore dell'aborto o della sua legalizzazione generale, ma salvaguardare e garantire il diritto alla salute delle donne vittime di aggressioni sessuali.

Argomenti:   #aborto ,        #amnesty international ,        #vaticano



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