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L’auto che non inquina è ad idrogeno? Ma no! È ad aria compressa Messa a punto in India un'auto veramente ecologica e non pericolosa, senza carburante esplosivo Di Anna Cosseddu
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Addio carissima benzina? Sembra che finalmente siamo sulla strada giusta. Dopo anni di parole, polemiche e prototipi più o meno funzionanti e funzionali, ecco finalmente che l'India dà il via alla produzione di Citycat, l'auto col motore ad aria compressa.
Progettata da Guy Nègre, ingegnere francese, ex progettista di motori per Formula 1, la Citycat promette una rivoluzione in città e nelle nostre tasche: leggerissima e compatta (meno di 900 kg), raggiunge tranquillamente i 50 km/h, la velocità perfetta per la città, senza emissioni inquinanti né batterie da smaltire; con un “pieno d'aria”, circa uno o due euro di spesa per i consumatori, ha un'autonomia prevista di oltre 100 km. Funziona con un motore a due cilindri, all'interno del quale l'aria viene compressa da un pistone dal design molto particolare, che ne aumenta le prestazioni. Le marce, sostituite da un computer, dovrebbero diminuire al minimo anche i costi di manutenzione. La Tata, il gruppo automobilistico indiano che ha in questi giorni presentato il prototipo alla stampa, prevede di produrre in via sperimentale circa 6000 esemplari all'anno, che venderà direttamente in India e che probabilmente esporterà in altri 12 paesi. Il paragone con altre auto, più o meno “ecologiche”, viene subito spontaneo. L'auto coi classici motori a benzina e a diesel, l'auto elettrica, la sponsorizzatissima auto ad idrogeno... L'auto col motore ad aria compressa, viste la modesta velocità che è capace di raggiungere, non può ad esempio certo competere sulle lunghe distanze, per le quali le auto a benzina sono ancora le più funzionali. Ma se si riuscissero ad evitare anche soltanto le pesantissime emissioni che il traffico produce ogni giorno nei circuiti urbani, la macchina ad aria compressa potrebbe già ritenersi vincitrice. Senza considerare il risparmio economico dovuto alle basse richieste energetiche necessarie per comprimere l'aria. Alcuni sostenitori del classico motore a scoppio però non le imputano soltanto la scarsa velocità: per alimentare il motore, l'aria della CityCat deve uscire dal serbatoio ad una pressione molto elevata, circa 300 bar. Questo farebbe sì che la produzione di inquinamento non venga esattamente cancellata, ma più che altro “spostata”: dalle emissioni del combustibile si passa all'inquinamento derivante dalla produzione dell'energia elettrica necessaria a comprimere l'aria. Questo è effettivamente un problema imputabile a tutte le autovetture alimentate con metodi alternativi, ma non si può dimenticare che anche il carburante classico inquina (e non poco) durante i processi di raffinazione: se nel motore ad aria compressa è solo la fase di produzione di energia ad inquinare, per come stanno ora le cose, le automobili inquinano sia durante la produzione del carburante che durante il suo utilizzo. Esistono già progetti di pompe di distribuzione d'aria munite di pale eoliche per la produzione autonoma dell'energia necessaria alla sua compressione; bisogna inoltre dire che ovunque si stanno investendo ingenti risorse con l'obbiettivo di produrre un'energia elettrica sempre più “pulita”, e questo dovrebbe farci guardare con un po' più di fiducia verso i vantaggi della nuova city car. Anche rispetto alle macchine elettriche i vantaggi dell'auto ad aria compressa non sono pochi: non solo il costo delle autovetture, che è nettamente inferiore, ma anche l'assoluta mancanza di batterie da smaltire, il che, sappiamo, e il maggior punto dolente delle macchine alimentate elettricamente. Ma il più forte confronto è quello da farsi con le famosissime automobili ad idrogeno. Anche Jeremy Rifkin, l'economista americano famoso per il suo impegno a favore dell''adozione di politiche governative "responsabili", nel suo saggio Economia all'idrogeno - La prossima grande rivoluzione, dipinge infatti questa tecnologia come la tecnologia del futuro, che ci salverà dalla schiavitù del petrolio. In realtà però gli svantaggi di questa tecnologia non sono pochi... l'idrogeno, se non ricavato petrolio, è ancora molto caro da produrre. Inoltre, perché le automobili abbiano dimensioni accettabili è necessario comprimere l'idrogeno nei serbatoi a pressioni che arrivano anche ai 700 bar, rendendole nella pratica delle bombe ambulanti, al rischio di esplosione al primo tamponamento. Una soluzione utilizzata è stata allora quella di far produrre l'idrogeno direttamente nelle automobili, partendo dal metanolo. Purtroppo però il metanolo è completamente miscibile con l'acqua il che significa, in caso di perdite, un inquinamento potenziale anche superiore a quello del petrolio. La strada per una macchina ad idrogeno minimamente efficiente appare quindi ancora lunga e lontana, mentre l'auto ad aria compressa c'è ora, e sta finalmente per essere prodotta. Che l'auto ad idrogeno la si possa considerare già morta ancor prima di nascere? Anche se Guy Nègre ha dovuto attendere una decina d'anni prima di ottenere l'attenzione dell'industria, ora sembra proprio che ci siamo, un motore che funziona ad aria, e che restituisce aria all'ambiente, è finalmente realtà. Argomenti: #ambiente , #auto , #ecologia , #inquinamento Leggi tutti gli articoli di Anna Cosseddu (n° articoli 34) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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