I morti sulla strada aumentano. Una riduzione significativa si è verificata dopo l’introduzione della patente a punti. È però opinione comune che l’effetto patente a punti sia finito. Questo perché ovviamente la cosa è stata fatta “all’italiana” e la patente a punti è diventato un business, basta pagare e... licenza di uccidere per tutti.
Oltre ai problemi denunciati dall’Espresso nell’articolo-inchesta pubblicato recentemente (”In 4340 comuni italiani su 8.157 i vigili non hanno mai comunicato al ministero dei Trasporti una sola decurtazione dei punti della patente.”), e oltre al fatto che ditte informatiche hanno costruito un business sull’attività di gestione del problema “patente a punti”, vi è qualcosa di molto grave nel concetto della legge varata dal Ministro Pietro Lunardi.
Lo troviamo in modo preciso sulle regole per “recuperare punti” segnalate nel sito della Polizia di Stato: “Il punteggio perso può essere recuperato frequentando anche appositi corsi (fino a 6 punti e fino a 9 punti per i conducenti titolari di abilitazione professionale correlata alle patenti di categoria B, C, C+E, D, D+E) presso le autoscuole o gli altri soggetti autorizzati dal Ministero dei Trasporti”.
Ecco che così non si arriva neanche alla sospensione, quando si è a "rischio” si compra una frequenza ad un corso e si ricarica la patente.
Poi a questo si è aggiunto il problema dell'identificazione del conducente. Se il conducente non viene identificato, il proprietario può non dire che era alla guida ed evitare così la detrazione dei punti... pagando una multa più salata.
No signori così non va!
Chi ha una guida pericolosa si deve sospendere la patente e se perdura nel guidare male la si ritira, senza possibilità di ricomprare i punti.
Per i “guidatori” non identificati si dovrebbe invece arrivare alla confisca dell’automezzo.
È inutile che il Ministro Bianchi rilevi “ci sono più morti che quelli causati sommando gli incidenti sul lavoro, le morti violente o le vittime per altri tipi di trasporto” se poi , come lui stesso ammette, sono carenti i controlli e praticamente chi viene beccato è solo uno sfigato che è incappato in un improbabile controllo.
Poi non ci si può solo basare sulla repressione, ma è fondamentale l’educazione che deve essere attivata fin dai ragazzini, in bicicletta su marciapiedi, contromano e in senso vietato e anche per i “motorini”.
Infine la smettiamo di omologare auto e moto che hanno una velocità massima superiore ai limiti massimi ammessi sulla rete stradale?
Ridurre i morti e gli invalidi permanenti dovuti a incidenti sulla strada si può e lo si deve fare... basta volerlo e non fare leggi inutili e contraddittorie perché non sostenute dal necessario contorno di rilevazione e inibizione delle trasgressioni.
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