REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno III n° 7 LUGLIO 2007 vol II° IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Ottimo il bio-diesel a patto che lo si produca nei deserti!
Di Giovanni Gelmini


In molti articoli abbiamo già segnalato come l’ottenere energia da prodotti agricolo-forestali non possa essere la soluzione alla nostra fame di energia.
Sicuramente la legna è stata per millenni la fonte principale di energia per l’uomo e si possono ancora ottenere quantitativi interessanti di energia da prodotti vegetali, ma questa quantità non è infinita e essenzialmente non può essere ottenuta disboscando le foreste o sottraendo risorse alla alimentazione umana e degli animali.

Oggi molteplici ed autorevoli fonti riportano il forte rischio connesso al recente orientamento di sostituire i prodotti petroliferi con i biocarburanti.

Helmut Haber della Klagenfurt University ha recentemente svolto uno studio su questo problema e si è basato sullo sfruttamento delle risorse avvenuto nell’anno 2000. Secondo questo studio oggi l’umanità si appropria del 24% delle risorse della terra e questo porta a un rapido impoverimento di minerali, acqua, specie animali e vegetali.
La conseguenza, sempre secondo lo studio effettuato, è che se lo sfruttamento proseguisse con lo stesso ritmo, sarebbe a rischio una gran parte degli esseri viventi, privati del proprio habitat e dei propri mezzi di sostentamento.
Lo studio poi mette in evidenza come i rimedi ideati dall'uomo siano a volte più distruttivi dei mali stessi. I bio-carburanti, che vengono indicati come una soluzione per il problema dell’eccesso di CO2, sono in effetti in grado di distruggere le ultime foreste esistenti nonché migliaia di specie del regno della flora e di quello della fauna. E per il clima questo cambiamento non sarebbe certo indifferente e quindi il problema della CO2 resterebbe irrisolto, con in più la desertificazione galoppante.

Anche l’UE, che ha abbracciato l’idea dei bio-carburanti, incomincia ad avere incertezze su questa scelta.
Nel marzo scorso i 27 Paesi della UE hanno concordato nel portare almeno al 10% la quota di carburante di origine vegetale usato dai veicoli entro il 2020 e al 20% i consumi da fonti energetiche rinnovabili. Il settore dei trasporti è responsabile di quasi un terzo delle emissioni di CO2 perché dipende quasi interamente dal petrolio.

La ricetta, presentata dal commissario UE al commercio Peter Mandelson oggi è basata soprattutto sulla ipotesi di aumentare le importazione da altri paesi. Infatti il commissario sottolinea come i bio carburanti "hanno una performance debole in termini di efficienza energetica".

Anche se Lula afferma che "In Brasile, con l'aumento dei biocarburanti è diminuita la fame" e che ciò non è avvenuto a scapito della grande foresta dell'Amazzonia. L’ONU e la FAO non sono dello stesso parere.

Il rapporto OCSE/FAO Agricultural Outlook 2007-2016 afferma i picchi oggi rilevanti nei costi agricoli sono addebitabili a problemi quali la siccità, ma che una visione a più lungo termine mette in luce dei cambiamenti che potrebbero mantenere relativamente alti i prezzi di molti prodotti per tutto il prossimo decennio.
Secondo la FAO il fattore che porta a questa previsione è l’impiego crescente di cereali, di canna da zucchero, di semi oleosi e di oli vegetali per la produzione di sostituti dei combustibili fossili. La FAO prevede per gli Stati Uniti, Cina e Brasile il raddoppio della produzione di etanolo nel decennio 2006 – 2016 e per l’UE invece si prevede il raddoppio dei semi oleosi per produrre bio-carburanti.
Questi utilizzi stanno già sostenendo i prezzi agricoli e la loro influenza aumenterà con il previsto incremento della domanda e così indirettamente provocherà anche un aumento dei prezzi dei prodotti animali, a causa dei costi più alti del foraggio.

Il rapporto sottolinea come la crescita dei prezzi produrrà problemi per i paesi importatori netti di prodotti alimentari e per i poveri delle fasce urbane. Quindi prezzi più alti delle materie di base causati dall’aumentata produzione di bio-carburante significheranno costi maggiori e redditi più bassi per gli agricoltori che li usano per il bestiame.

In definitiva tutto questo conferma quanto noi avevamo intuito: la soluzione del problema non è passare da petrolio a bio-diesel o etanolo, ma ridurre drasticamente l’uso del motore a combustione interna (essenzialmente il motore a scoppio nelle sue varie fogge).

Usare i prodotti agricoli per produrre energia è sicuramente una via a patto che non si sottraggano alla alimentazione e non si distrugga l’esiguo patrimonio forestale oggi esistente.

Per dirla in modo “fantastico”: ottimo il bio-diesel a patto che lo si produca nei deserti!

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