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Il prescelto? Walter Veltroni svela i suoi sogni e i suoi... programmi. Parole chiare, semplici e concrete Di Paolo Russu
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Pacato, concreto e deciso, con in aggiunta quel tocco di brillantezza comunicativa che raramente in seno all'Unione si è potuto riscontrare. Sono stati questi i punti di forza del discorso tenuto al Lingotto di Torino da Walter Veltroni, candidato (già vincitore?) alle primarie del nascente Partito Democratico. Ulivista della prim'ora, ha sempre dimostrato di perseguire un progetto che guardava oltre le logiche della coalizione di governo, per pervenire alla creazione di un soggetto unico che potesse convogliare l'animo riformista e gli ideali di stampo kennediano, ma con uno sguardo alle nuove sfide del presente.
Il discorso è stato condotto (è qui la svolta comunicativa) su un binario di semplicità diretta ai cittadini, i veri destinatari delle parole di Veltroni. L'esperienza da sindaco, in aggiunta della capitale, fa sì che il rapporto con i cittadini venga sentito prioritario, e in questo momento avere la possibilità di parlare direttamente al “popolo” è stata una chance che l'attuale coalizione di governo ha sfruttato bene. Tra le righe, com'è normale, i riferimenti al panorama politico, al futuro del PD e al presente dell'Unione. Miscelando abilmente prospettive e progetti, Veltroni ha messo le mani nelle questioni aperte dell'attuale maggioranza: non ci sono stati particolari voli pindarici (dei quali nessuno penso sentisse il bisogno), ma bensì alcune concrete puntualizzazioni che hanno voluto mettere in risalto come il PD debba nascere con un'impostazione ben definita, ad esempio in tema di TAV, di rapporto col mondo dei giovani e del precariato, della sicurezza, e delle tasse. I temi sono di esempio, ma riflettono l'importanza della svolta che l'eventuale guida veltroniana vorrà imprimere al PD, ovvero l'esigenza di un'apertura alle tematiche che “nel presente”si stanno rivelando come terreno spinoso per il governo Prodi, troppo spesso ingarbugliato in pericolosi litigi sui metodi e sui modi, piuttosto che sulla sostanza. Resta nell'aria, come un capitolo rimandato, ma comunque da affrontare, la posizione del candidato alla guida del PD in merito ai rapporti che questo dovrà avere con la sinistra radicale, e soprattutto con quali mezzi far fronte alle numerose tematiche toccate dallo stesso Veltroni. È pur vero che un discorso di candidatura non è un discorso di programma in sé e per sé, ma per quello che ha lasciato intravedere la stesura di un programma unitario sarà il primo vero nodo da sciogliere per la segreteria del partito. Da apprezzare, in tono bypartisan, il richiamo ad alcune regole di condotta politica che ormai sembravano andate perdute tra insanabili scontri maggioranza-opposizione. Tra queste la valutazione dell'operato delle precedenti maggioranze, il concetto di avversario politico e non di nemico, oltre alla speranza di un dialogo che, lungi dallo sfociare nel consociativismo, riporti ad un confronto corretto la quotidiana dialettica politica. Tra tante parole (oltre un'ora di discorso) resta importante l'aspetto legato all'immagine. Un candidato relativamente giovane, che dimostra un'ottima capacità di raggiungere varie fasce di popolazione con le sue parole, e che soprattutto rappresenta un elemento di novità tra gli schieramenti, almeno per quanto riguarda le decennali leadership Berlusconi-Prodi. Questo apre quesiti anche dall'altro lato: si sa che a novità si risponde con novità... o no? Argomenti: #pd , #politica , #programma , #veltroni Leggi tutti gli articoli di Paolo Russu (n° articoli 16) |
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