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Ed ora è il tempo di Veltroni

Proviamo a pensare a quale futuro si presenta per gli assetti politici italiani

Di Giovanni Gelmini

Ed ecco Veltroni, uomo di sinistra, ma che piace anche agli elettori di destra. Difficile con lui far paura alle vecchiette dicendo che è un comunista che mangia i bambini.

Superare questa paura, ben costruita dal marketing del Cavaliere, è sicuramente un gran passo per avere la possibilità di un governo riformista che non sia continuamente ricattato né dalla sinistra radicale, né dai partituncoli di un centro incomprensibile, né dai notabili della ex DC.

Sicuramente nell’elettorato è sentita la necessità di poter dare la fiducia ai partiti con “patti chiari e capacità di agire”. La politica spettacolo di Vespa-Berlusconi non piace a molti elettori che hanno votato la CDL, ma non piace neanche il realismo “grigio” con poca capacità di comunicazione di Prodi a molti che hanno votato l’Ulivo. Prodi poi ha l’handicap di una maggioranza che va un poco da una parte e un poco dall’altra; parla, parla, parla, e lascia i cittadini sconcertati e sfiduciati.

Se Veltroni saprà accentrare su di sé gli obbiettivi e i microfoni dei mass media, la fiducia sarà riconquistata e il PD potrà raggiungere i livelli della vecchia DC; così si porrà nello schieramento politico come un partito di centro, ma riformista. Però, anche se raggiungesse il 40%, dei voti non potrà governare da solo.

Proviamo a fare un po’ di “fantapolitica”.
Già si sono delineate due tendenze di non adesione al PD. La prima in modo esplicito nei DS con Mussi e la seconda in modo democristiano con i silenzi e le mezze dichiarazioni nella Margherita.
Tutto come noi avevamo già previsto: il PD perderà gli ex DC a destra e l’ala più a sinistra dei DS. Nel sottobosco dell’uliveto entreranno con diverse forme i Verdi e Di Pietro, mentre è facile che i nostalgici del Bianco Fiore diano vita ad una forza, sempre di centro, che si riconosce “Cristiana” arrivando a inglobare anche Casini, la somma di PD e Bianco Fiore a questo punto potrebbe già superare il fatidico 50% di gradimento dell’elettorato.

Se poi vi sono premi di maggioranza la governabilità diventa garantita, senza quel continuo stillicidio di ordini e contrordini apparenti a cui assistiamo oggi.

Ma la destra starà con le mani in mano?
Alemanno mi sembra aver colto l’essenza del problema, in una intervista a “La Repubblica” afferma: "le prossime elezioni le vincerà chi riuscirà a comunicare il cambiamento in maniera più forte". Successivamente segnala il problema della CDL "La leadership c'è, quello che manca è la formulazione di un programma nuovo. Dalle elezioni a oggi il centrodestra non è riuscito a sedersi intorno a un tavolo, non abbiamo mai prodotto un fatto nuovo da un punto di vista politico-programmatico”.
La nostra impressione è però che la indiscussa leadership di Silvio Berlusconi sia proprio il punto di debolezza di una destra credibile di fronte ad un centro Veltroniano.

Ora per poter pensare a una governabilità e a una riabilitazione dell’Ulivo presso l’elettorato, oltre a governare con coerenza ed con efficacia, si devono risolvere alcuni nodi legislativi: la nuova legge elettorale e il conflitto di interessi.
I signori del PD si ricordino che se non risolvono il conflitto di interessi arriverà sicuramente l’Uomo Forte che li spariglierà, e non credo che sarà Berlusconi.

Argomenti:   #cdl ,        #dc ,        #dissidenti ,        #politica ,        #veltroni



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