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Kalena, una storia infinita

La millenaria abbazia, oggi in forte degrado, è al centro di un dibattito sul suo riutilizzo, vi sono progetti per il recupero ma anche dubbi sulla destinazione degli spazi. Un po’ di storia passata e attuale

Di Giacomo Nigro

Nell’agro di Peschici, alle pendici del Gargano, c’era una volta un’abbazia di monaci benedettini punto di sosta dei pellegrini che viaggiavano per la purificazione del proprio spirito per la via Francigena e verso la Terra Santa.



La storia ci tramanda il 1058 come l’anno in cui Kàlena, quell’abbazia, divenne una potenza ecclesiastica, destinataria, di regalie e privilegi, da parte di papi ed imperatori, tali da fare invidia ai signorotti del luogo. Si trattava d’una potenza legata alla religiosità ma anche a possedimenti terrieri in tutto il Gargano. I pellegrini erano uomini ed oltre allo spirito dovevano nutrire il corpo ed anche questo era lo scopo di quelle proprietà.

La struttura odierna consta di due chiese, una più antica, probabilmente già eretta nell’anno 872, di architettura autoctona, ed un’altra più nuova, appoggiata alla prima, che presenta un’interessante mescolanza di tecniche scultoree europee ed extraeuropee che, sicuramente, fu apportata dagli antichi pellegrini i quali erano anche scalpellini ed artisti che, durante il viaggio santo, dalla Borgogna approdavano a Kàlena.
Ai giorni nostri l’abbazia di Kàlena è proprietà privata, dopo essere stata alienata nel XVIII secolo dal Regio Demanio.

Nello scorso mese di febbraio, a Foggia si sono riunite molte personalità competenti del mondo politico, culturale e religioso per discutere sul destino di un bene di cui ci siamo già occupati in altri due precedenti articoli.

È di qualche settimana fa l’appello del vice presidente nazionale di Italia Nostra Giovanni Losavio al sottosegretario per i Beni e le Attività culturali Danielle Mazzonis, inoltre il presidente del Centro studi “Martella” di Peschici Teresa Maria Rauzino ha chiesto l’intervento del presidente della giunta regionale Nichi Vendola al quale ha spiegato che la situazione in cui versa l’abbazia di santa Maria di Kalena “è lo specchio del disinteresse della proprietà nei confronti della tutela e della valorizzazione del patrimonio architettonico in suo 'affido', ma anche lo specchio di una colpevole dimenticanza della soprintendenza ai Beni culturali e architettonici della Puglia, Ente preposto alla tutela dell’abbazia stessa”.

Gli eredi della famiglia Martucci, proprietari dell’abbazia di Kàlena, hanno chiesto all’Ufficio tecnico del Comune di Peschici il permesso per eseguire i lavori di manutenzione straordinaria dell’ex complesso monastico. Ciò dovrebbe mettere fine a tutte quelle congetture che, nell’ultimo decennio, hanno tenuto acceso un dibattito sul problema del recupero e salvaguardia dell’antica abbazia benedettina e della sua restituzione alla comunità locale. Eventuali contributi ministeriali, per il momento, non sono stati richiesti.

A proposito della sua destinazione, i Martucci hanno in progetto di far tornare il complesso a quello che era nel 1700 epoca alla quale risalirebbe la proprietà della famiglia: una “villa rustica” che continuerà ad essere abitata da tutti e quattro fratelli con le rispettive famiglie. L’ex abbazia, una volta restaurata, sarà un contenitore culturale aperto al pubblico; inoltre, entrambe le due chiese potranno tornare ad essere luogo di culto.
In sintesi, l’intero complesso sarà restaurato e resterà proprietà degli eredi Martucci i quali, anche in futuro, garantiranno tutti quegli interventi migliorativi necessari ai fini della conservazione e della fruizione del bene. I lavori dovrebbero iniziare appena concluso l’iter burocratico, comunque, i tempi non saranno lunghi.

Il sindaco di Peschici, Francesco Tavaglione, condivide il progetto della famiglia Martucci, e prima di qualsiasi altro passo, egli attende dai Martucci un “chiaro impegno” merito alla fruizione pubblica del bene. Nell’attesa che tutto ciò si traduca in un documentato impegno, il sindaco non interromperà le procedure, avviate da tempo, di esproprio di tutto il complesso, anche perché si tratta di una deliberazione del Consiglio comunale a cui, in assenza di decisioni diverse, deve gioco forza tener fede. Infine, Tavaglione ricorda che “tutti i consiglieri comunali non consentiranno mai che Kalena possa diventare un ostello della gioventù, nonostante che il Piano di fabbricazione lo preveda”.

L’impressione è che i ripensamenti e le annunciate volontà di intervenire a proprie spese, della famiglia Martucci, siano un’originale ed ingegnosa tattica utile a rallentare e far morire sul nascere le procedure di esproprio che d’altra parte il Comune non pare considerare prioritarie. Un abile gioco delle parti.

Nel frattempo si cerca di creare una Fondazione pro-Kàlena, un sistema di energie che provengono da varie parti: Comune, Provincia, Regione, Ministero, Università, Chiesa. Ma finché non saranno compiuti passi concreti le parole resteranno parole.



Argomenti:   #ambiente ,        #kalena ,        #peschici ,        #progetto ,        #puglia



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