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Un disastro continuo

Il fuoco distrugge, perché?

L’Italia sembra impotente contro i piromani

Di Sara Giostra

Questi ultimi giorni sono stati segnati dal dramma degli incendi che stanno devastando il patrimonio boschivo nazionale. Si tratta di una vera e propria emergenza: 316 i roghi divampati in questi ultimi giorni in tutta la Penisola; il numero più alto di incendi è stato registrato in Calabria, che è stata la regione più colpita dalle fiamme con 160 roghi, seguita dalla Campania con 131, dalla Puglia con 12, dalla Basilicata con 7, dal Lazio con 4, dal Molise e dal Piemonte con 1.

Le province più colpite dalle fiamme sono state Cosenza con 79 incendi, Salerno con 44, Avellino e Catanzaro con 42, Reggio Calabria con 23 e Caserta con 17. Gravi i danni subiti nelle regioni del Sud dove le fiamme hanno portato distruzione, morte e paura: un'estesa area dell’oasi protetta di Torre del Guaceto (Brindisi) è stata inghiottita dalle fiamme, nel Cilento bruciati oltre due ettari di macchia mediterranea, in Sicilia due morti e venti feriti nella strage di Patti.

Mobilitazione permanente delle risorse per contrastare la piaga degli incendi è stato l’appello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La Protezione Civile ha cercato di fronteggiare questa terribile situazione, usando tutti i mezzi a disposizione e il Corpo Forestale dello Stato è intervenuto per spegnere gli incendi e per garantire l’attività di indagine alla ricerca dei colpevoli. Il ministro della difesa Arturo Parisi ha assicurato ulteriore impiego di uomini e mezzi delle forze armate con elicotteri dell’Esercito e della Marina e un battaglione dell’Esercito in Calabria.

Lo sforzo è grande, ma non basta perché l’emergenza incendi è ormai sempre più un’ emergenza criminalità. Chiediamoci infatti le ragioni che stanno dietro ai gesti degli incendiari. Non si tratta di piromani, ma di veri e propri delinquenti che compiono attività criminali nei confronti dell’ambiente. Speculazione è la parola chiave per questi scellerati che appiccano i roghi nei terreni auspicando di usarli per l’edilizia (speculatori edilizi), o si pensi anche ai pastori in cerca di nuovi pascoli e ai forestali precari nel tentativo di allungare il loro lavoro o di ripristinarlo. Allora il dibattito si sposta sulla legislazione che deve essere più efficace: ora la maggior parte dei piromani non riesce ad essere incriminata perché dovrebbe essere presa con le mani nel sacco. Il dolo è evidente. Se dietro gli incendi ci sono gesti criminali bisogna intervenire assicurando l’arresto dei responsabili e interventi legislativi che accolgano chiaramente la fattispecie degli eco-reati, di cui l’ordinamento italiano è carente. (Chi provoca un incendio è punito con la reclusione da 4 a 10 anni. Se l’incendio è cagionato per colpa, la pena è la reclusione da 1 a 5 anni.)
Tuttavia negli anni passati l’esperienza accumulata non è servita a stroncare l’attività degli incendiari. I dati ufficiali dichiarati dal Corpo Forestale dello Stato dicono che dal 2000 al 2005 il Corpo forestale dello Stato ha denunciato all'Autorità Giudiziaria 2.142 persone per il reato di incendio boschivo. Di queste circa il 45% sono state condannate, per il restante 55% c'è stata l'assoluzione o l'archiviazione del caso.

La legge 353 del 2000, per disincentivare i roghi a fini di lucro, proibisce per 10 anni una serie di attività nelle aree percorse dal fuoco: non vi si potrà coltivare, né cacciare, né fabbricare né pascolare e nemmeno effettuare bonifica o rimboschimenti senza autorizzazione. Per rendere efficace questa legge occorre che i Comuni compiano un censimento delle zone devastate dal fuoco e con successiva notifica alla Regione. Purtroppo in questi anni gli enti locali hanno reso vano questo strumento e la legge 353 diviene una legge a metà, perché incompleta nella sua concreta attuazione. Solo il 20% dei Comuni ha assolto l’obbligo di legge di un catasto delle aree. Eppure come sottolinea il Corpo Forestale dello Stato sarebbe uno strumento prezioso. “Un’azione tanto impegnativa quanto strategica per fermare questa piaga, soprattutto per quanto riguarda gli incendi dolosi, che rappresentano oltre il 60% del totale in Italia. La rilevazione a terra delle aree percorse dal fuoco, infatti, può rappresentare un passaggio fondamentale ai fini della successiva realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco da parte delle amministrazioni comunali che ne sono titolari. Sono proprio i comuni che dovrebbero utilizzare appieno la facoltà di eliminare 'a monte' la speculazione sulla gestione delle aree bruciate realizzando e approvando il catasto delle aree percorse dal fuoco. Uno strumento che permette di vincolare tali aree e rendere impossibile qualunque speculazione legata all’edilizia, alla caccia, all’agricoltura, al rimboschimento e alla pastorizia.

È certo che qualcosa di concreto per stroncare il fenomeno gli incendi si deve fare: anche gli enti locali devono assumersi le loro responsabilità. Si incominci col garantire maggiore prevenzione, rigidi controlli, una efficiente organizzazione tra le forze di sicurezza coinvolte, maggiore coordinamento tra le istituzioni e soprattutto l’attuazione severa delle leggi, cosa che in Italia è sempre difficile.


Per approfondimenti: http://www2.corpoforestale.it/web/guest/ilcfs/eventiemanifestazioni/iniziative/2006incendilegalita



Argomenti:   #criminalità ,        #disastro ,        #fuoco ,        #incedio ,        #incidenti ,        #politica



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