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Copiatori tremate! “Atributor” scova le repliche illegali in internet La diffusione di internet ha reso difficile la protezione dei diritti intellettuali, anche perché pochi sanno cosa siano. Vediamo questo software cosa fa e quali sono le leggi che impediscono il libero scopiazzamento di opere di ingegno Di Anna Cosseddu
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Il nome forse non sarà molto accattivante, ma sicuramente è indicativo: come in un film di fantascienza ecco che, in nome della giustizia, arriva Attributor.
Non si tratta di un robot dotato di fucili laser e pistole giganti, né di un umanoide spinto all'avventura dalla sete di vendetta, ma più semplicemente di un software; un ennesimo, banale software, potremmo dire. Ma Attributor promette davvero giustizia, per lo meno nel campo dei diritti d'autore, così facili da violare su internet. Basta un “copia e incolla” perché i contenuti dei siti, dei blog, dei portali e dei giornali online si moltiplichino tali e quali, spesso senza che neanche venga citata la fonte. E il “furto” nei confronti degli autori non è solo morale, ma anche economico: non è raro infatti che chi copia e ripubblica testi, video e immagini percepisca introiti pubblicitari dal proprio sito internet. Le leggi che regolamentano la proprietà intellettuale, nate già ai tempi dalla Repubblica di Venezia, sono oggi regolamentate da trattati internazionali, che sostanzialmente indicano garanzie simili in tutti i paesi del mondo. Vediamo alcuni passi della legge italiana (Legge 22 aprile 1941, n. 633) che, contrariamente a quanto pensano in molti, vale anche per internet. In sintesi quindi, chiunque scriva, registri o filmi qualcosa, indipendentemente dal deposito o meno dell’opera alla SIAE, ha il diritto di paternità su quell'opera. Occorre che le citazioni siano autorizzate e che compaiano tutti i riferimenti all'autore. Nel caso di opere depositate alla SIAE o pubblicate su periodici registrati al Tribunale - come ad esempio il nostro “Magazine” - occorre poi condividere anche i guadagni derivanti dalla riproduzione dell'opera, pagando i "diritti d'autore". E Attributor è nato proprio con l'obiettivo di garantire agli autori di opere pubblicate su Internet il proprio diritto alla paternità. Il funzionamento è semplice: il programma etichetta i prodotti originali con dei codici invisibili, unici e per questo rintracciabili come le impronte digitali. L'autore può scegliere che limiti dare alla riproducibilità della propria opera, settando il programma perché dia il via libera solo ad un numero di copie predefinito, o alla citazione di una percentuale massima del proprio testo, o ancora alla copia anche libera, purché accompagnata dal link della pubblicazione originale. Quando, attraverso il suo scandagliamento costante della rete, Attributor individua del materiale ripubblicato illegalmente, invia un messaggio automatico agli amministratori del sito perché provvedano ad aggiungere i riferimenti e/o a condividere le entrate pubblicitarie. Per ora i maggiori clienti degli sviluppatori del software sono la Reuters e l'Associated Press, che si dichiarano soddisfatte. Nonostante le effettive potenzialità del programma siano ancora lontane dall'essere sviluppate e testate, la promessa di maggior ordine nelle ri-pubblicazioni e di maggior rispetto per il lavoro altrui sembra vicina all'essere mantenuta. Argomenti: #attualità , #copyright , #internet , #proteggere Leggi tutti gli articoli di Anna Cosseddu (n° articoli 34) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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