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Feste che furono


Di Adriana Libretti

Tutti intorno a un tavolo.
Aragosta, caviale, salmone; frutti di mare, branzino, panettone. Zia Tina esplode e canta; ride cantando, canta ridendo. E fa ridere gli altri di sé. Si parla dell’infanzia e del paese; del fidanzato ritrovato, del tempo perduto.
La ragazza dai riccioli a cavatappi sfotte e propone una smazzata.
Più tardi.
Per adesso è irrotta un’orda di silenzio grasso e intabarrato.
Accorciamo le ore. Tutti intorno a un tavolo.
Carte, otto per ciascuno, bicchieri e spumante.
- … Questo gioco non riesco a capirlo…
- Aspetta un altro paio di mani, vedrai che è semplicissimo.
Les jeux sont fait.
Un ammasso indescrivibile di sogni fa confondere il fante di quadri col re di picche; ecco perduta la strada, il filo del discorso e la partita.
Oplà, nuovo giro.
- Mi spiace ma ho altri programmi: Capodanno io lo passo in macchina e a mezzanotte mi racconto una fiaba.
- … Qualsiasi cosa pur di farti notare!
È il momento di smettere. Chi ha vinto abbozza un sorriso.
- Andiamo a trovare Filippo?… Poverino, è malato!
Adesione di massa. Metrò linea rossa. Attesa, salita, discesa.
Quattro passi nel buio. Un cancello, un cortile di nebbia; quale sarà la scala giusta? Sotto le suole delle scarpe, cemento e brina.
- … Coraggio, apri !
- … Ciao Filippo ammalato per le feste!
E nelle teste scorre l’orrendo spettacolo pomeridiano visto alla TV, l’albero che si accende e si spegne, il dépliant sulle Barbados.
Filippo tiene gli occhi socchiusi, prega di rimanere un altro po’.
Feste che furono.
Tutti a dire più sì.
Aspirina, sciroppo, piramidone; vol au vent, cappelletti, cappone.
Sognammo una ragione.

Argomenti:   #racconto



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