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Presentazione critica alla mostra Mauro Capelli - Risveglio A Clusone alla galleria FRANCA PEZZOLI arte contemporanea dal 9 Febbraio - 9 Marzo 2008 Di Fernando Noris
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Dal suo luogo privilegiato di vita e di lavoro, sul crinale del castello di Clanezzo, Mauro Capelli ha la felice sorte di affacciarsi quotidianamente sulle luci che scendono dure dalla valle e si aprono rigogliose alle modularità degli spazi di pianura. A partire dalla plaga romanica di Almenno fino al profilo degli Appennini.
Le accensioni calde e materiche della sua pittura hanno questa primitiva genesi ambientale, tutta fiorita e tutta esteriore. L’impianto plastico, che dà corpo e volume ai suoi colori, si imbeve di questa sostanza luministico-cromatica fin dagli esordi. Da quando l’attrazione nei confronti del paesaggio ha guidato le prime prove della sua formazione. Mediante una tecnica che negli anni si è sempre più raffinata in una sorta di mimetica pittura murale come da affresco moderno, Capelli ha progressivamente strutturato le sue vedute in visioni, rarefacendo e quasi distillando quanto imprime sulle sue tele. Il processo creativo delle sue composizioni si è infatti via via interiorizzato in percorsi mentali di trasfigurazione del dato naturale, per approdare a costrutti di solenne e lirica evocazione. Con una materia così densa e consistente, il pittore ha lasciato che i piani delle sue realizzazioni fossero scanditi da campiture larghe, a incroci verticali e orizzontali: dalle soglie dei suoi cieli, agli orizzonti, agli sfondi, sui quali innestare la trasparenza colorata delle sue figure o dei profili di città. E ha consentito che il segno del suo incidere risultasse simile ai graffi disegnativi di minimi interventi costruttivi, segno di una percezione acuta e di una intensa volontà di coscienza. Lasciati decantare i ricordi che avevano sollecitato le sue prime impressioni naturalistiche, ne ha derivato la consapevolezza, con la propria ricerca artistica, di viaggiare e di collocarsi all’interno di una sospensione narrativa dal sapiente gusto scenografico e teatrale. Un racconto, dunque, come cammino della memoria e non soltanto come l’esibizione di un puro vedere naturale. Dai muri delle sue facciate, presentate a Verona nel 2001, è scaturita la forza di una tavolozza, immota nel tempo, che si è rivelata in grado di reggere le sorti di una totale autonomia della pittura rispetto a qualunque variazione di soggetto. I suoi paesaggi, le sue figure, le sue rare nature morte, le vedute di città hanno in comune il senso profondo di una ambientazione nello spazio sospeso di un’aria colorata. Sono, anzi, gli stessi temi trattati, che abitano e definiscono la consistenza e la poesia di un spazio percorso dalla contemplazione. I pendii delle colline, ad esempio, parlano di una suggestiva profondità prospettica, in dialogo, per piani sovrapposti, tra le lontananze dei fondali scenici e i primi piani di una vicinanza tangibile e quasi afferrabile, ma dentro il sogno del rinvio ad atmosfere sottilmente interiori. Così come le figure, nella loro classica nudità, appaiono definite mediante la filigrana del controluce con sopravviventi segni leggerissimi, propri delle situazioni immaginate e intraviste, più che percepite con i sensi. Gli sfondi, che le ospitano, vivono sulla immaterialità di folgorazioni incandescenti: tonalità calde nei rossi, negli ocra negli amaranto, o annegate, al bisogno, nei verdi e nei blu, che costringono i contorni delle anatomie a confondersi con il tessuto dell’insieme o a sopravvivere come tracciati di icone filiformi e sublimate. Il risultato di questo procedere, per pura forza di pittura, conferisce alla immagini di Mauro Capelli la immediatezza di un equilibrio risolto: la predominanza dell’espandersi vivo del linguaggio pittorico, rispetto alle possibili costrizioni e ai condizionamenti dei soggetti. Approdato al professionismo artistico a seguito di precedenti esperienze umane e culturali, il pittore vive l’intransigente dovere dell’arte con l’intensità di chi ne ha scoperto l’assoluta necessità interpretativa. Con la sua riflessione pittorica, l’artista non lascia mai nulla alla gratificazione emotiva di un semplice soggetto piacevole, entrando invece, come fa sempre, a fondo e con convinzione, nella pienezza dell’essere delle cose e delle situazioni. In ciò, Capelli si sente evidentemente erede di una tradizione lombarda, che dall’Ottocento a Arturo Tosi, ai maestri del Novecento bergamasco fino ai contemporanei della figurazione visionaria, ha sempre individuato nel dato naturale il punto di partenza per una vitalizzazione anche del più piccolo frammento di realtà, nel segno di una costante e amorosa riscoperta dell’anima del creato. È in questa sincerità di racconto che le sue invenzioni artistiche contribuiscono ad aggiornare e a dilatare gli ambiti della pittura moderna, restituendo e confermando al “fare pittura” quel senso di interiore meditazione sul presente e sul divenire di quanto ci circonda. La cura con cui Mauro Capelli documenta questo suo lavoro artistico, con accurate pubblicazioni e con testi critici di impegnato pensiero, rivela quanto già sia esteso il suo cammino e quanto ne siano apprezzati i risultati: dalle prime personali degli anni novanta, al decennio successivo con presenze a Rho, Verona, Taormina, Taranto, Montecatini, Bologna, Bergamo, Clusone, Udine e in importanti gallerie in Svezia, Francia (Annecy, Besançon, Saint Remy de Provence, Pau) e la partecipazioni a selezionate edizioni di mostre di Arte Fiera (Montechiari, Bari, Padova, Francoforte). Dal dettaglio e dall’insieme di questa ricca ed emblematica produzione deriva il convincimento che il mondo dei colori, evocato dall’artista, attiri tanto consenso non perché tenda a diligentemente rispecchiare le cose, ma perché, grazie all’intervento dell’artista, esso riesce a ricreare, di ciascuna di esse, la misteriosa vitalità evolutiva: una costante creazione, stupefatta di fronte alla bellezza intrinseca di se medesima. In questo senso, anche dal suo piccolo angolo di lavoro, all’imbocco della Valle Brembana, Mauro Capelli rivela la profondissima capacità di dilatare le sue visioni fino ai confini di una aperta e riconoscibile universalità del linguaggio artistico della pittura. Del resto che cosa c’è di più astraente, e insieme di più immanente e vero, della eterna bellezza del puro colore? Mauro Capelli - Risveglio
A Clusone dal 9 Febbraio - 9 Marzo 2008 Argomenti: #arte , #arte contemporanea , #capelli , #clusone , #mostra Leggi tutti gli articoli di Fernando Noris (n° articoli 1) |
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