L'ultima picconata alla credibilità dello sport è stata data dal Governo al Ministero dello Sport e delle politiche giovanili. In effetti la dicitura roboante farebbe intendere un ministero che si occupi quasi esclusivamente di sport giovanile come si verifica in Francia. O per lo meno di sport sociale che comprenda anche la terza e la quarta età. Invece il ministro Melandri, nonostante la presenza del consulente Yuri Chechi, in questi anni ha fatto gran poco per lo sport giovanile che continua ad essere in mano alle società private che l'hanno trasformato in un autentico business.
Del resto non sono certo io a scoprire la valenza sociale dello sport, se non altro per contribuire a costruire uno stile di vita sano durante la fase evolutiva e per diminuire l'incidenza di fumo, alcol e droghe. Per non parlare della formazione di una mentalità che veda nello sport un'attività atta a sviluppare il fair play. Fin che lo sport giovanile sarà in mano alle società sarà difficile avere militanti che applichino sul campo il principio basilare di qualunque disciplina sportiva: rispetto dell'avversario e sviluppo della lealtà. E, in questo campo, sono proprio i professionisti a dare il cattivo esempio. Figuriamoci, poi, quella enorme massa di ignoranti che stanno sugli spalti!
È proprio di questi giorni l'assalto ad una donna arbitro, da parte di un tifoso non individuato, durante una partita di serie A femminile di Basket. A testimonianza che i beceri stanno contaminando anche gli altri sport.
Il Governo Prodi ha realizzato il dimagrimento dei dicasteri portandoli dagli attuali 37 a 12. Chissà se questo resterà con la prossima legislatura, ma secondo questo schema per il ministero dello sport non ci sarà più posto. Se questo proposito venisse mantenuto dal prossimo governo potrebbe essere che il sogno di potenziare lo sport nella scuola resti soltanto un sogno. A meno che tale incarico non venga assegnato al ministro della Pubblica Istruzione. Questo permetterebbe di fronteggiare lo strapotere dei sodalizi sportivi che stanno trasformando lo sport a loro piacimento per creare un mondo a parte dove il denaro muove le pedine e non è sempre il migliore a vincere.
A proposito di soldi, allo "sport di stato" mancano ancora 75 milioni di euro per l'anno sportivo in corso e, tra l'altro, il CDA della Coni Servizi scade a giugno. Si prospettano tempi cupi, soprattutto per la trasferta cinese.
Se poi andiamo a scoperchiare il mondo del doping, il taroccamento dello sport appare ancora più evidente, in quanto ancor più influenzato dal "dio-denaro". Al giorno d'oggi, per scoprire i dopati, si è costretti a colpirli a sorpresa durante gli allenamenti, in modo che non possano mettere in pratica tutte quelle forme di mascheramento delle sostanze dopanti durante il periodo agonistico. E per ottenere meglio l'effetto sorpresa, la procura antidoping è costretta ad inviare i propri emissari dalla mezzanotte in poi, come si è verificato due giorni fa in Toscana per controllare il ciclista Cuneo.
Per ciò che concerne il Calcio, una delle priorità del neo presidente Abete (FGC) era quella di riportare agli stadi la gente per bene, le famiglie. In considerazione del ripetersi ogni domenica di episodi incivili o, peggio, di accoltellamenti, credo proprio che l'obiettivo sia ben lungi da essere raggiunto. Oltretutto gli scandali che hanno colpito il nostro calcio e la mancanza di sportività diffusa in campo e sugli spalti hanno contribuito non poco nella scelta per l'assegnazione degli Europei del 2012: scelta che è caduta sul binomio Polonia- Ucraina, nonostante manchino salde garanzie economiche, anziché sull'Italia.
Se nel mondo del Rugby il famoso terzo tempo, fatto di festeggiamenti tra fiumi di birra, è una tradizione radicata, lo si deve anche allo spiccato senso di fair play che caratterizza i giocatori e tutto l'ambiente. Nel calcio ci hanno provato, ma con scarso successo, anche perché qualche società si è opposta all'obbligo decretato dalla federazione. Del resto il nostro sport nazionale non è che lo specchio di una società "malata" di violenza, al punto che anche deputati e senatori preferiscono le risse agli accordi politici! Per non parlare dei tifosi che si permettono di contestare i dirigenti della propria squadra e, in alcuni casi, arrivano persino a minacciarli, inviando buste contenenti proiettili. Galliani, non nuovo a questo tipo di minacce, è costretto a girare con la scorta da ben otto mesi.
Per diminuire le contestazioni contro gli arbitri, divenute ormai lo sport più diffuso tra gli italiani, qualcuno ha proposto di chiamare direttori di gara dall'estero. Secondo voi chi se la sentirebbe di venire ad arbitrare da noi? Per farsi insultare ogni domenica in campo e dagli spalti? Per tacere gli episodi di violenza fisica e gli assalti agli spogliatoi degli arbitri. E che dire dei numerosi episodi di simulazione per cui siamo odiati all'estero o delle moviole che analizzano ogni errore degli arbitri, ampliandone l'effetto?
È vero che una recente indagine ha evidenziato errori tali da falsare il risultato di 157 partite, cioè il 41% di quelle disputate sino ad oggi. Ma una simile statistica non ha senso perché dobbiamo considerare che tutto lo sport si basa su tentativi, ripetizioni e correzioni e che se andassimo a fare la statistica degli errori dei giocatori, il risultato sarebbe ben più raccapricciante. Per non parlare della casualità che incide maggiormente negli sport di squadra con basse realizzazioni. Non capisco perché si tende a perdonare il giocatore e ad essere intransigenti nei confronti dell'arbitro! Non sono essere umani pure loro e, quindi, fallibili per definizione?
Semmai il mondo del calcio dovrebbe decidersi a modificare il regolamento per renderlo meno "aggirabile" dai furbi. Innanzitutto è indispensabile l'introduzione del tempo effettivo, visibile a tutti. Poi dovrebbe aumentare il numero di direttori di gara o di assistenti. Perché sulla medesima superficie il football americano ne prevede sei, oltre all'addetto alla moviola? Perché gli sport di palestra che dispongono di una superficie ridottissima ne hanno di più?
Sono anni che si parla di moviola in campo, ma gli alti dirigenti del calcio mondiale si oppongono. E chi se ne frega! Se le società italiane fossero convinte della sua utilità potrebbero decidere autonomamente, tanto più che la Lega ha maggior voce in capitolo rispetto alla federazione. Mi ricordo che anni addietro la federazione svizzera rifiutò l'introduzione del tiro da tre punti nel basket, quando questo venne adottato a livello internazionale, e proseguì per un anno con le vecchie regole. In casa nostra possiamo fare ciò che vogliamo. Il fatto è che sono proprio le società maggiori a non volere la moviola perché potrebbe evidenziare ancor più le eventuali sudditanze psicologiche degli arbitri.
Oltre tutto abbiamo sotto gli occhi un esempio sin troppo evidente dello sport professionistico statunitense che ha sempre adottato regole diverse da quelle del resto del mondo. Eppure da loro lo sport è più spettacolare e, soprattutto... più sportivo! Non sarebbe ora di copiare anche per noi?
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