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Il Presidente Napolitano lancia l’allarme Le macro-aree dividono l’Italia Un dualismo diverso dal passato, ma non meno forte e pernicioso: analizziamolo attraverso il rapporto Svimez 2007 Di Marina Minasola
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Il presidente della Repubblica Napolitano, parlando a Bari, ha sollevato nuovamente il problema del divario economico tra regioni povere e regioni sviluppate: “il dualismo nello sviluppo” che oggi ha superato quello che fino ad ora era chiamata “Questione Meridionale” che ha tenuto banco per più di un secolo.
Per capire quanto profonda sia ancora oggi la differenza di sviluppo però oggi abbiamo ancora strumenti che ripercorrono la divisione tra Nord e Sud di Italia. Di questi importante il consueto studio che esce con cadenza annuale ed in modo ampio fa il punto sulla “Questione Meridionale” “Rapporto Svimez 2007 sull’economia del Mezzogiorno”. Proviamo a fare una sintesi di questo documento per capire dove si sta andando: Economia: Nel periodo 2003-2006 il PIL dell’area centro-settentrionale del Paese è cresciuto del 3,7% mentre nel Sud dell’1,4%. Nel 2006 il PIL per abitante al Sud era pari a 16.919 euro mentre al Nord 29.459 euro (il 57,4% in più). Nel Mezzogiorno il livello occupazionale è aumentato dell’1,2% mentre nel Centro-Nord del 1,8%. Nello stesso anno i consumi finali interni sono cresciuti dell’1,4% nel Centro-Nord mentre al Sud per meno della metà: dello 0,6%. Inoltre, mentre le esportazioni del Mezzogiorno sono cresciute del 6,8%, quelle del resto dell’Italia del 9,8% . Agricoltura: Al Sud tra 2005 e 2006 si è realizzata una flessione del 3,2% nella produzione mentre nel Centro-Nord solo del 2,3%. A differenza che al Nord dove si è registrata una sostanziale stabilità, il settore primario nel Mezzogiorno ha ricevuto investimenti nel 2006 per un totale di 3.343 milioni di euro: il 6,6% in meno del 2005. Industria: Nel 2006 le esportazioni manifatturiere sono aumentate del 6,8% nel Meridione e del 9,8% nella macro-area del Centro-Nord, mentre la produttività del lavoro in generale dell’ 1,3% contro lo 0,8% del Mezzogiorno. Le unità di lavoro totali nell’industria del Sud Italia sono incrementate dello 0,7% contro l’1,4% del Centro-Nord. Terziario: l’aumento del Centro-Nord in ambito di commercio è risultato più che doppio rispetto a quello del Mezzogiorno: il 2,5% contro 1,2%. Al Sud gli occupati terziari segnano un aumento dell’1,3% contro circa il 5,7% del Centro-Nord. Popolazione: anche il bilancio demografico va a svantaggio del Sud: nel 2006 si è registrato un calo di circa 12 mila residenti e di questi oltre 50.000 sono migrati nelle regioni centro-settentrionali. La natalità continua a calare ed è ormai vicina ai livelli medi del Paese. Nel Centro-Nord si attesta invece una tendenziale ripresa delle nascite tanto che a differenza che in passato può oggi dirsi che nascono più bambini al Nord che al Sud, anche al netto delle nascite di bambini stranieri. Migranti e pendolari: Nel 2004 oltre 120 mila meridionali hanno trasferito la loro residenza nel Centro-Nord contro i 60 mila che hanno seguito il percorso inverso. Gli spostamenti temporanei si possono stimare invece a circa 150 mila dal Sud verso il Nord. Forza lavoro, occupazione e disoccupazione: Il tasso di occupazione (58,4%) è risultato in crescita in tutta Italia ma ancora nel Mezzogiorno è pari al 46,6% della popolazione. I nuovi occupati sono 320mila al centro-Nord e 105 mila al Sud, dove però si tratta specialmente di lavoratori atipici (ben 75.000), 9 volte superiori ai lavoratori a tempo indeterminato, e di part-time e lavoratori autonomi. Spese in conto capitale (cioè investimenti pubblici): Dal Quadro Finanziario Unico presentato nel Rapporto del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del 2007 si ricava che la quota di spesa pubblica in conto capitale per il Mezzogiorno sul totale nazionale è diminuita dal 40,6% del 2001 al 36,3%. Siamo lontanissimi dunque dall’obiettivo del 45% di cui si parlava nei documenti governativi. Politiche per l'industria: Gli incentivi a favore di ricerca e innovazione in passato privilegiavano in modo consistente le imprese delle regioni centro-settentrionali (nel 2002 ricevevano quasi l’80% delle agevolazioni), ma dopo il 2002 tale quota si è ridotta sino a raggiungere solo il 20% nel 2006. Vantaggiosa per il Sud è stata anche la ripartizione delle agevolazioni per l’accesso al credito e consolidamento bancario (65%) e per la razionalizzazione di settore (100%). Politiche infrastrutturali: Buona la dotazione di strade statali e provinciali del Meridione ma estremamente carente la dotazione di autostrade: 77,7% della media nazionale contro il 115,4% del Centro-Nord. La dotazione di reti ferroviarie nel Mezzogiorno è pari alla metà di quelle del Centro-Nord (n.d.r. e poi parliamo di Ponte sullo stretto!). Politiche del lavoro: Nel 2005, per il secondo anno consecutivo le politiche passive di sostegno al reddito superano quelle attive di promozione dell’occupazione. Si rileva inoltre in entrambi i campi una tendenziale riduzione del tasso di copertura, con evidenti effetti negativi per l’economia nazionale. Lavoro sommerso: Nel 2006 in Italia il 12,1% del totale dei lavoratori sarebbe rappresentato da lavoro irregolare e di questi circa 1,7 milioni sarebbero nel Centro-Nord mentre 1,4 milioni al Sud, con un tasso di irregolarità quindi in quest’ultimo più che doppio. Nell’arco degli anni 2000-2006 l’occupazione irregolare nel Mezzogiorno è cresciuta dell’1,3 mentre nel Centro-Nord si è ridotta del 6,7%. Criminalità: Nel 2005 è incrementato del 6,7% rispetto l’anno precedente ma la crescita è stata molto maggiore nel Centro-Nord: del 7,5 contro il 4,6% del Sud. Il numero di omicidi consumato e/o tentati rapportato al numero di abitanti è maggiore nel Mezzogiorno. Le denunce di violenze sessuali nello stesso anno hanno registrato un aumento del 7,7% rispetto al precedente ma tale incremento è imputabile solo al Centro-Nord, perché al Sud si è avuta addirittura una flessione del -0,3%. Per i furti le denunce sono ammontate a circa un milione e mezzo ma di queste solo un quarto nel Mezzogiorno. Crescono poi i sequestri a scopo estorsivo (specie nel Mezzogiorno), le truffe e frodi informatiche. Le estorsioni rimangono reato tipico della criminalità organizzata: in Italia sono circa 160.000 i commercianti che pagano il pizzo e di questi quasi un terzo sono in Sicilia (70% delle imprese; 80% a Catania e Palermo). Istruzione e rendimento dell’investimento formativo: Dal 1990 al 2006 il tasso di scolarità del Meridione è cresciuto di circa il 30%, contro i 20 del Centro-Nord assestandosi a quota 92,5% a fronte di una media nel Paese del 92,4%. Tuttavia al Sud i giovani laureati in materie scientifiche sono il 7% contro il 13% del Centro Nord. Inoltre nel Mezzogiorno l’abbandono scolastico si attesta su livelli superiori ai valori medi sia nazionali (nel 2006 il 54% degli abbandoni complessivi in Italia si sono avuti al Sud) che europei. L’indagine PISA dell’OCSE del 2003 afferma che i ragazzi del Sud hanno livelli di apprendimento inferiori del 10% rispetto a quelli del Centro-nord tanto che un loro 7 pieno in pagella corrisponderebbe ad un 4 degli altri. I neo-laureati meridionali non riescono a trovare un’occupazione in linea con il titolo di studio prima dei 35 anni (10 anni più tardi della media europea). Eppure l’impegno di spesa pubblica superiore alla media OCSE induce a ritenere inefficiente l’impiego delle risorse finanziarie. Ed i contratti a termine al Sud trasformano sempre più la “flessibilità” in “trappola di precarietà”. Sanità: dati AIES (Associazione Italiana di Economia Sanitaria) confermano il gap in materia tra Centro-Nord e Sud (Lazio compreso). Efficienza di gestione, qualità dei servizi e risultati sono assolutamente deteriori dal Lazio in giù nonostante il livello di spesa sia per lo uguale o superiore. La Toscana sarebbe la regione con la migliore organizzazione sanitaria, seguita da Lombardia, Umbria, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. In fondo alla classifica Puglia, Campania, Sardegna, Calabria e Sicilia. Che dire… questi dati si commentano da soli e sempre più ostico appare trovare una soluzione. Non è mai sembrato più appropriato il proverbio cinese che dice “è meglio insegnare a pescare a qualcuno, che dargli un pesce”: al Sud servono di certo le risorse finanziarie, ma queste non bastano e non basteranno senza uno sviluppo della legalità in tutti i campi, specie nelle amministrazioni. E cosa rispondere a coloro che parlano di una fantomatica “questione settentrionale”? Basta! Era proprio ora di tornare a parlare del “problema dei problemi”. 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