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La fame mondiale di energia, fa vedere limiti della politica USA

L’embargo degli Stati Uniti all’Iran, fatto con l’interdizione dei mercati nazionali alle compagnie che tengono rapporti con imprese iraniane, sembra non fare paura agli operatori di prodotti energetici

Di Anna Cosseddu


Una delle chiavi della politica americana del medio oriente è l’Iran, accusato dagli Stati Uniti di volere la bomba atomica e di ispirare il terrorismo, ora che l’Iraq è fuori gioco. L’amministrazione Bush, forse a ragione, ha pura dell’Iran e purtroppo l’assurda guerra all’Iraq, ha rafforzato il potere del governo integralista e militarista di Ahmadi Nejad, ma non solo, la crisi delle materie prime pone l’Iran come un interlocutore imprescindibile per le economie sviluppate.

Gli USA hanno cercato invano l’isolamento di Teheran, ma i risultati mostrano che non ci sono riusciti. Le trattative economiche in corso con vari paesi smentiscono questo isolamento.

I collegamenti con la Russia si sono fatti più intensi. Gazprom sta trattando per lo sviluppo della fase 3 del giacimento di South Pars nel Golfo Persico e sono inoltre tra i promotori più convinti, con Algeria, Qatar e Venezuela, di una organizzazione simile all’ Opec per il gas.

Il rapporto dell’Iran con la Cina è ormai di fatto consolidato e reso possibile dalla politica di “disinteresse” di Pechino per i fatti interni dei suoi partner economici. La Cina fornisce all’Iran esafloruro di uranio per il programma nucleare e una interessante quantità di suoi prodotti di beni di consumo. L’Iran in compenso è uno dei più importanti fornitori di petrolio per la Repubblica Cinese. Inoltre recentemente ha sottoscritto un contratto da 2 miliardi di dollari per lo sviluppo del giacimento petrolifero iraniano di Yadavaran.

Più delicati appaiono i rapporti con l’India. Questo paese ha utilizzato, a suo tempo, le tecnologie nucleari fornirtele per scopi pacifici per produrre testate nucleari per scopi bellici. Questa tecnologia di cui è diventata proprietaria però non può “venderla” per il trattato di non proliferazione. Ma USA e India stanno studiando un Accordo di Cooperazione Nucleare. Anche se attualmente le trattative sono sospese, l’accordo non è stato accantonato e l’India ci tiene a giungere alla sottoscrizione che la libererebbe dai vincoli del trattato di non proliferazione delle armi nucleari.
Malgrado questo le società indiane Ovl, Oil India e Indian Oil Corporation (IOC) sono titolari di una modesta quota del giacimento di Farsi ed inoltre è fermo, ufficialmente per problemi di costi di transito, un importante gasdotto per collegare Iran, Pakistan e India (Ipi).

L’Iran ha anche siglato importanti accordi con altri paesi come la Malesia e ha stretti legami con il Sud Africa per la cooperazione in campo energetico.

Anche una impresa italiana ha siglato un accordo con l’Iran.
Il 9 gennaio 2008 la Edison ha firmato infatti un contratto per la ricerca di idrocarburi in Iran, aggiudicandosi la gara indetta dalla compagnia di Stato National Iranian Oil Company. L’investimento iniziale sarà di 30 milioni di euro, anche se fonti iraniane stimano l’accordo per 107 milioni di dollari.

Questi avvenimenti mostrano che le minacce USA di interdire i mercati nazionali alle imprese che firmano contratti superiori ai 20 milioni di dollari con l’Iran, non ha messo paura agli operatori. Ora le “potenze economiche sono troppe per poter imporre unilateralmente dei provvedimenti e la carenza di prodotti energetici in concomitanza con la crisi economica Usa indicano come gli americani non sono più in grado di decidere per tutto il mondo.

Argomenti:   #cina ,        #energia ,        #gazprom ,        #india ,        #iran ,        #italia ,        #mondo ,        #petrolio ,        #russia ,        #usa



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