Eccolo di nuovo: il nucleare ci fa l’occhiolino.
Ma... è circondato da un sacco di palle, sostenute da grandi imprese che hanno investito nello sviluppo dei progetti delle tecnologie e che cercano forse di recuperare i soldi spesi.
Questa mia idea ha trovato una conferma in una frase detta da Chicco Testa (ex ambientalista convertito all’industria energetica): “il nucleare non inquina”. Ma cosa sono le radiazioni che emette? I residui radioattivi, che non si sa dove mettere, sono acqua fresca? Pensate che questi “residui” sono rimasti per più di 20 anni nella centrale di Caorso, dopo che è stata spenta, perché non si sapeva come trattarli e forse ancora adesso non si sa dove metterli, quando torneranno in Italia vetrificati. E dovremmo pensare a produrne di nuovi?
Ci stanno facendo credere che il nucleare sia ineluttabile, ma non è così. La prima fonte energetica poco costosa è il risparmio energetico: noi sprechiamo un sacco di energia inutilmente, nel vero senso della parola: cioè senza produrre nulla.
Poi ci sono le nuove tecnologie che consumano meno; la scienza ce ne offre sempre di migliori: ad esempio la luce prodotta da led, che consuma meno della metà di una lampada a risparmio energetico. Poi abbiamo: isolamento, apparecchiature recenti progettate per consumare poco usando materiali leggeri, e tanto altro; questo può ridurre almeno di un terzo il nostro fabbisogno energetico. Una razionalizzazione dei trasporti e il rilancio del servizio pubblico, integrato con il privato, può dare un’altra mazzata alla bolletta petrolifera.
Poi abbiamo risorse rinnovabili mal sfruttate: l’energia idroelettrica la si può produrre anche in piccole centrali, queste si sposano anche con la necessità di controllo dei flussi d’acqua che si deve fare per l’agricoltura e per evitare le alluvioni; non c’è bisogno di ricorrere a grandi invasi che sono dirompenti per l’ambiente. Anche l’ energia geotermica (Larderello insegna) ha grandissime possibilità in Italia.Tutto questo si può attivare in tempi brevissimi, qualche anno, se c’è la volontà, e così si può ridurre la nostra dipendenza da fonti non rinnovabili fino al 50% e limitare anche la dipendenza dall’estero.
Poi ci sono le nuove tecnologie, solare termico e fotovoltaico, l’eolico, e tante altre.
Ma voglio far passare con voi le bubbole che ci raccontano sul nucleare. La prima, già detta, che non inquina è un’evidente grave falsità.
La seconda è “oggi il nucleare è sicuro”. Per prima cosa “sicuro” non è la stessa cosa di “improbabile”. Una cosa improbabile ha sempre un minino di possibilità che avvenga.. Faccio un esempio: se prendo in mano un sasso, allungo la mano fuori dalla finestra e apro la mano, non è “probabile” che il sasso cada e “improbabile” che non cada: il sasso cade sicuramente e non potrà mai galleggiare nell’aria. Se è improbabile che un incidente nucleare avvenga, vuol dire che può avvenire e se avviene... siamo morti! L’esperienza recentissima del Giappone ci insegna che gli incidenti sono sicuramente possibili, anche se esistono normative di sicurezza estrema.
La terza è “il nucleare è inesauribile”: sembra che le riserve minerarie siano inferiori al petrolio; con il consumo attuale, si calcola che possano coprire solo 53 anni di fabbisogno e ricordiamoci che l’uranio è molto costoso e in possesso di pochi stati.
Poi ci sono altre osservazioni, ma quella che mi sembra conclusiva è che per poter attivare una centrale nucleare ci vogliono circa 10 anni e noi abbiano invece bisogno di soluzioni immediate.
A seguito del nucleare viene la bufala dell’idrogeno: non è vero che non sia inquinante. Non lo è nella combustione o nella cella elettrolitica, ma lo è molto se, come avviene ovviamente in tutte le fasi si stoccaggio e trasferimento, si disperde nell’aria; in questo caso nella stratosfera produce umidità e consuma ozono, quindi è decisamente peggio della CO2. Oltre a questo è pericolosissimo ed esplode con estrema facilità. Ricordo sempre che, se l’incendio nella galleria del Monte Bianco avesse visto coinvolti mezzi alimentati ad idrogeno, si sarebbe fusa la montagna.
Ma perché ricorrere all’idrogeno, che ha un rendimento complessivo non esaltante? Non è che forse per produrlo occorre il nucleare? Si, sembra che sia così: solo il nucleare o il petrolio possono produrre quantità massicce di idrogeno.
Allora si torna al problema iniziale: ci sono solo forti interessi economici e nessun’altra ragione reale.
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