REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno IV n° 6 GIUGNO 2008 - IL MONDO - cronaca dei nostri tempi |
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L’equilibrio nell’Asia è solo apparente. In particolare è delicata la posizione di Taiwan che, per la sua collocazione geografica, ha riflessi sull’intera strategia dell’area del Pacifico asiatico e si lega anche al controllo dell’isola di Diaoyu ( vicina a Okinawa), nel bacino compreso tra Cina, Giappone e Taiwan. Gli equilibri nell’est asiatico sono praticamente rimasti congelati dalla fine della belligeranza al 38° parallelo (guerra di Corea) e riflettono ancora le posizioni stabilite da Jalta. Non hanno risentito del crollo dell’impero sovietico, perché in quell’area la potenza dominante era la Cina, che allora era chiusa e relativamente statica, concentrata sui problemi interni; ma oggi Pechino si muove. Se la caduta del muro di Berlino è stato un fatto principalmente europeo, con effetti liberatori, ma che ha generato tutta una serie di problemi legati alla necessità di riequilibrio tra aree contigue e simili, la stessa cosa sta avvenendo nel sud-est asiatico. Il fallimento del sistema totalitario comunista è ancor meglio dimostrato dalla Cina che ha intrapreso una via intermedia, smantellando l’ideologia centralista in economia, ma non nella gestione sociale e politica. Questo porta ad una serie di squilibri interni, che potranno essere controllati fino a quando la crescita del reddito permetterà di mantenere realizzabili le speranze di chi ancora “non ha”, poi ci sono i problemi ambientali e dell’inquinamento. I paesi che sono rimasti indietro, come la Corea del Nord, sono però spinti a seguire l’esempio di Pechino, per evitare di essere travolti Se la riunificazione tre le due Coree non può viaggiare a gran velocità, perché i rapporti tra i due paesi sono limitati, non è così per le due Cine. Gi scambi economici, industriali e di turismo sono già intensi al punto che è fortemente sentita l’esigenza di voli diretti tra Taipei e le principali città cinesi. Segni di distensione tra Pechino e Taipei . Un’integrazione con Pechino porterebbe all’economia tawianese un enorme mercato per svilupparsi e sappiamo che l’interesse economico è sempre una potente molla per i cambiamenti. D’altra parte avere il controllo della posizione geografica di Tawan è fondamentale per lo sviluppo navale della Cina e chiuderebbe le mire giapponesi a sud e renderebbe più sicuro tutto il Mar Cinese Meridionale. Cosi se cadono le preclusioni ideologiche e le paure è possibile che in tempi abbastanza veloci Taipei entri nella sfera di influenza di Pechino, anche se è possibile che mantenga una posizione di privilegiata autonomia. Ma questo andrebbe evidentemente a modificare tutto l’equilibrio geopolitico dell’ Asia dell’Est: un equilibrio instabile, estremamente delicato che è anche uno degli ultimi residui di Jalta. Per evitare contraccolpi è quindi necessario trovare soluzioni pacifiche prima che possa nuovamente far iniziare un surriscaldamento dell’area verso un conflitto armato: cosa improbabile per ora, ma sempre possibile.
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