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Scelte sbagliate


Di Adriana Di Mauro


Lei possedeva il “dono”, come lo aveva avuto la sua bisnonna. Era figlia della Luce e amava la natura , come amava gli uomini e la magia… parlava con i trapassati e rispettava tutte le feste pagane che riuscivano a regalarle quella serenità interiore che sin da bambina aveva cercato isolandosi dal mondo, rifugiata nella sua fantasia popolata di fate e altre creature incantate.

Quando le era stata rivelata la ragione di tutte quelle cose speciali che le accadevano, prima ne aveva riso, poi sorriso e infine aveva sentito che aveva finalmente trovato le sue origini.
Era una strega e ne era orgogliosa come soltanto chi conosceva la vera natura delle streghe poteva essere, non usava magia nera, non faceva del male a nessuno e il suo credo era “Fai quello che vuoi finché non fai male a nessuno”.
Ovviamente era sempre stata vista come una ragazza strana, taciturna e isolata, una ragazza che non possedeva frivolezze e che rispettava la natura, accarezzava gli alberi e baciava ogni mattino il sole.

Poi era diventata una donna, una donna forte che si batteva per quello che riteneva più giusto.
Ciononostante viveva una vita parallela a quella di strega, lavorava, s’innamorava e soffriva come ogni altro essere umano… e aveva fatto scelte che l’avevano portata su una strada che che non sentiva propria. Credeva al destino e all’assegnazione della propria condizione felice o infelice per legge karmica, eppure a trent'anni si trovava in un luogo che non le apparteneva. Sempre più spesso si ritrovava a chiedersi se avesse fatto scelte diverse quale sarebbe stata la sua vita attuale? L’unica risposta che riusciva a darsi era positiva.

...

Rientrò in casa più tardi del solito, lasciò cadere a terra la borsa e accese la luce del soggiorno. Passò accanto a quelli che erano uno strano miscuglio di mobili etnici, economici dell’ikea, qualche oggetto antico e altri semplicemente vecchi. Si rifugiò in cucina, l’unica stanza che amava, con le dispense colme di tutte le sue cose da strega, un bellissimo terrazzo in cui coltivava le piante che riempivano il suo erbario… le belle pentole di rame e il grande calderone che era stato di sua nonna. Bastet, la sua gatta, si arrotolò alle sue gambe miagolando per la fame. Le versò i croccantini e si accovacciò accanto, guardandola mangiare. Si cinse le ginocchia e pensò che fosse molto triste che fosse una gatta nera l’unico essere di cui poteva occuparsi, mentre il suo istinto materno non era mai stato tanto forte.
Purtroppo non aveva mai trovato un uomo a sua misura, uno che accettasse le sue stranezze, il suo credo e che fosse disposto ad indossare le sciarpe fatte con le sue mani. Sorrise di quest'ultima cosa, trovandola molto meno fattibile delle prime due.

Cenò con i cereali, anche quelli una sorta di croccantini per umani e poi si rifugiò nel letto, avvolta nel suo pigiamone e con in mano un libro. Un vecchio candelabro rischiarava la stanza.
Come ogni sera il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi era di come sarebbe stata la sua vita se avesse fatto delle scelte diverse.
Durante la notte sognò, ma non era un sogno come gli altri, nessuna premonizione, solo una preghiera d’aiuto verso gli spiriti che la proteggevano.
Ai piedi del letto apparve sua nonna e le indicò il vecchio baule che aveva ricevuto in eredità.
Appena si svegliò accese la luce dell’abat-jour di spago che aveva fatto con le sue mani, saltò giù dal letto e aprì il vecchio baule di legno. Prese il grimorio della nonna e l’aprì. Non aveva mai osato farlo prima, per rispetto, ma il fatto che lei gliel’avesse indicato significava che dentro c’era qualcosa per lei.

Ritornò sul letto e cominciò a sfogliare le pagine di pergamena, scritte in una calligrafia molto curata e sobria e gli occhi le si riempirono di lacrime d’emozione. Era come se ci fosse lei accanto e che l’aiutasse ad sfogliare ogni pagina, sentiva il suo profumo di lavanda nell’aria e il calore del suo respiro sulla guancia.
Tra le ultime pagine trovò una formula. La formula per il ritorno al momento in cui si sceglie il proprio futuro.

Si mise immediatamente al lavoro, preparò le candele e gli ingredienti per la formula. Quando tutto era pronto, chiuse gli occhi e pronunciò il proprio desiderio con tutto il cuore.

“Che le scelte errate compiute siano a ritroso nel tempo riparate”
“Che le scelte errate compiute siano a ritroso nel tempo riparate”
“Che le scelte errate compiute siano a ritroso nel tempo riparate”

...

La sveglia suonava da qualche minuto. Roberta aprì gli occhi verdi e guardò la luce sul display… era molto strano, non aveva mai comprato una sveglia, tantomeno una così tecnologica!
Si stirò le braccia e accarezzò i propri capelli, sgranò gli occhi tastando il vuoto e gridò.

- I miei capelli!

saltò giù dal letto e corse in bagno…un caschetto nero aveva sostituito i suoi bellissimi riccioli di strega!
Qualcosa le leccava la mano.

- Bastet cosa…

guardò in basso e non c’era più la sua bellissima gatta dagli occhi gialli, ma un piccolo cagnetto dal pelo folto e riccio.
Si guardò intorno con aria circospetta. Quella non era più la strana a accozzaglia di cose e stili che chiamava casa, ma uno splendido appartamento arredato con troppo buon gusto per essere il suo.
Una foto incorniciata stava sul magnifico mobile dell’ingresso. Un uomo e lei abbracciati. Un uomo bello e sorridente.
Ad un tratto venne colta dal terrore che tutto fosse cambiato.
Corse in cucina e non c’era più traccia del suo erbario, delle sue pozioni e delle cose da strega, al loro posto troneggiava un’elegante cucina moderna di lucido acciaio. Tornò in camera e cercò il baule della nonna…ma non c’era.
Si lasciò cadere sul letto… che avrebbe fatto ora che la sua vita era così… ricca?
Ora che era cambiata l'unica cosa che non voleva cambiare?
Ora che non era più una strega?

Argomenti:   #racconto



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