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Parole migranti Un viaggio... con e tra le parole Di Adriana Libretti
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Il mondo è sempre più complesso, tutto cambia con grande rapidità e spesso ci sentiamo smarriti. Cerchiamo le parole senza trovarle, perché il loro significato, ormai sbiadito, ci sfugge. E allora dobbiamo avere il coraggio di attraversare il mare del silenzio, nuotare a pelo d’acqua finché non riusciamo ad acchiappare le parole quasi fossero zattere. “Le parole… non sono nostre, ma ci sono state donate, le abbiamo apprese. Perché non suonino vane è necessario che non se ne perda l’eco profonda…” (Salvatore Natoli, Parole della filosofia, Feltrinelli).
Meravigliarsi di nuovo, vedere le cose come per la prima volta è la condizione essenziale da cui partire per interrogarsi, per cercare di ritrovare quel senso che abbiamo smarrito. Probabilmente non esistono risposte finali, però non arrendiamoci, non smettiamo mai di cercare: la meta è il viaggio. Le parole che usiamo dovrebbero avere valore, peso, spessore. Esiste anche il tempo della chiacchiera, però ormai imperano ovunque parole malate; proviamo a curarle fermandoci ogni tanto; tratteniamole, lasciamole riposare, culliamole nell’incavatura della lingua: la loro antica sapienza avrà poi forse modo di risvegliarsi. Essere turbati, spaesati, curiosi non sempre è negativo, può anche stimolare, dare avvio ad un interminabile processo di consapevolezza. Dai tempi dei tempi ci affanniamo per aggrapparci a una qualche verità, a frasi inconfutabilmente vere; dovremmo ormai avere compreso che la verità assoluta non esiste, che la parola viene considerata veritiera solo se efficace nella prassi quotidiana, se corrispondente all’immagine della realtà che l’epoca storica e la cultura dominante impongono. Ciononostante e anzi direi proprio per questo, resto convinta che ci sia bisogno di parole nutrite, amate, curate, di parole che nascono dal cuore, le uniche che riescono a mantenere la loro potenzialità originaria; le uniche, credo, che ancora possono aprire minuscoli squarci di azzurro nei nostri cieli opachi, invasi, oltreché dalle polveri sottili, dai rumori delle parole inutili e svilite. Qui sotto trovate il pensiero della scrittrice Anna Maria Ortese, espresso a… parole. “Sento che vivere è viaggiare, e viaggiare e crescere. Sento che occorre un mutamento nel paesaggio. Sento che è fondamentale un mutamento nel cuore”. (Da “Corpo celeste”, Adelphi). …Buon viaggio! Argomenti: #cultura , #racconto Leggi tutti gli articoli di Adriana Libretti (n° articoli 29) |
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