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Mostra d'arte a Perugia DA COROT A PICASSO e DA FATTORI A DE PISIS. La Phillips Collection di Washington e la Collezione Ricci Oddi di Piacenza Perugia, Palazzo Baldeschi al Corso Dal 15 settembre 2008 al 18 gennaio 2009 |
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La Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia propone, nella propria sede espositiva di Palazzo Baldeschi al Corso, un affascinante confronto tra due “gusti collezionistici”, l’uno quello degli americani Duncan e Elisa Phillips, l’altro del nobile piacentino Giuseppe Ricci Oddi.
Il doppio titolo dell’esposizione perugina: “Da Corot a Picasso” e “Da Fattori a de Pisis” richiama, appunto, i due ambiti principali che improntano le due celebri raccolte.
Dagli Stati Uniti arriverà, infatti, una selezione di opere dei maggiori maestri dell’impressionismo e delle avanguardie europee del Novecento, tra cui Corot, Courbet, Manet, Degas, Monet, Bonnard, Van Gogh, Cezanne, Modigliani, Kandinsky, Braque, Picasso.
I capolavori dalla Phillips Collection di Washington La sezione della mostra dedicata alla Phillips Collection ( www.phillipscollection.org ) costituisce uno splendido incontro con una delle più prestigiose collezioni di arte americana ed europea, che comprende opere di Renoir, Van Gogh, Bonnard, Cézanne, Picasso, Monet, Daumier, Braque, Corot, Courbet, Kandinsky, Kokoschka, Modigliani, Manet, Odilon Redon, Sisley, Utrillo, Rousseau.
Duncan Phillips (1886 -1966) ha avuto un ruolo centrale nel far conoscere l’arte in America. Nato a Pittsburgh - nipote di James Laughlin, banchiere e fondatore della Jones e Laughlin Steel Company – si trasferì con la sua famiglia a Washington, D.C. nel 1895. Dopo la morte improvvisa e precoce del padre e del fratello, fondò con sua madre, Eliza Laughlin Phillips, la Phillips Memorial Gallery.
Duncan Phillips conosce l’artista Marjorie Acker nel 1920 e la sposa alla fine del 1921. La coppia collezionerà più di 2000 opere d’arte, con scelte spesso rivoluzionarie per il loro tempo, quando l’America era largamente critica del modernismo. Contribuirono così ad accrescere la consapevolezza e l’apprezzamento per i loro artisti e per le loro opere. Phillips collezionò alcuni maestri del passato come El Greco perchè era il “primo espressionista appassionato”, altri come Jean Simeon Charadin perchè “in questo modo tutti i pittori conoscano il primo pittore moderno” e Edouard Manet perchè lo considerava un “legame significativo di una linea che inizia con Goya e porta a Gaugin e Matisse.” Nel 1923 Phillips acquistò Il Pranzo dei Canottieri (1880-1881) di Renoir, un’icona dell’impressionismo che oggi è considerata l’opera più famosa del museo. La Collezione di Giuseppe Ricci Oddi Difficile dire cosa abbia spinto al collezionismo il nobile piacentino Giuseppe Ricci Oddi (1868-1937).
Egli infatti impiegò le sue cospicue sostanze (derivate da rendite agrarie e da investimenti industriali) per mettere assieme un'imponente raccolta, sulla base di criteri rigorosi. Esclusa l'arte antica, Ricci Oddi collezionò dipinti, sculture e opere grafiche dall'Ottocento romantico ai suoi tempi, che divennero infine gli anni Trenta del Novecento. Il suo sguardo era singolarmente allargato, anzi travalicava del tutto l'ambito locale, che veniva trascurato: gli acquisti avvenivano alla Biennale di Venezia e nelle principali città italiane, con l'aiuto di una rete di consulenti (amici appassionati d'arte, storici dell'arte, galleristi e mercanti, gli stessi artisti). L'obiettivo dichiarato era quello di documentare lo sviluppo delle arti in Italia (cui si aggiungevano significativi esempi stranieri) nel secolo XIX e all'inizio del successivo. I criteri delle scelte erano poi ispirati a un moderato conservatorismo, per cui solo il figurativo veniva accolto e le avanguardie estreme erano del tutto escluse. Entrarono così nella collezione di Giuseppe Ricci Oddi i protagonisti del romanticismo italiano, Francesco Hayez e Giovanni Carnovali detto il Piccio, come tutti i maggiori macchiaioli, da Giovanni Fattori a Silvestro Lega a Telemaco Signorini.
La stagione del simbolismo era molto ben rappresentata e così pure quella divisionista (due capolavori i dipinti di Angelo Morbelli e Giuseppe Pellizza da Volpedo). La ricerca dell'opera di assoluta qualità era lenta, faticosa; in più casi il collezionista intrattenne rapporti amichevoli con gli artisti, come accadde con lo scultore Merdardo Rosso, reduce da Parigi, di cui acquisì l'Ecce puer.
Tra gli stranieri lo svedese Carl Larsson, l'austriaco Albin Egger-Lienz, il francese Auguste Ravier, l'americano Augustus Koopman. Anno 1924. L'imponente raccolta viene donata alla città di Piacenza e Ricci Oddi fa costruire, a sue spese, l'edificio per ospitarla: una strutttura museale avveniristica, modernissima nelle sue impostazioni e tra i pochi esempi italiani di museo progettato per essere tale, senza riutilizzare un edificio preesistente. Nel 1931 la Galleria veniva inaugurata, alla presenza del principe Umberto, erede al trono (sarebbe diventato re Umberto II) , ma in assenza del donatore, troppo schivo per partecipare alla cerimonia. Da allora la Galleria Ricci Oddi ha cominciato la sua vita, connotata da continue acquisizioni, da un'intensa attività espositiva e da un continuo lavoro di studio sull'Ottocento italiano ed europeo. Da Corot a Picasso, da Fattori a De Pisis 15 settembre 2008 – 18 gennaio 2009 Perugia,Palazzo Baldeschi al Corso (corso Vannucci, 66) Orario: 10 – 18 ingresso: interi euro 8, ridotti euro 6, scuole euro Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Organizzazione Civita. A cura di Vittorio Sgarbi. Catalogo Silvana Editoriale Informazioni e prenotazioni: 199 199 111 www.fondazionecrpg.it servizi@civita.it Argomenti: #arte , #arte moderna , #mostra , #piacenza |
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