I. Borinage, Bruxelles, Etten
Nel 1880 Van Gogh decide di intraprendere la carriera artistica e si impone subito un severo programma di studio. In quel periodo si trovava nella regione mineraria del Borinage, in Belgio, dove si era recato inizialmente come predicatore. Qui, malgrado le perplessità e i dubbi, inizia il suo apprendistato, studiando i manuali di Cassagne sulla prospettiva e sull’anatomia e ricopiando instancabilmente modelli e opere dei Maestri dai manuali didattici di Bargue, i famosi Exercices au fusain e il Cours de dessin. Theo gli invia inoltre stampe tratte da opere di Jean-Francois Millet, autore molto amato da Van Gogh.
Nell’ottobre del 1880 si trasferisce a Bruxelles, ambiente culturalmente più stimolante, dove conosce diversi artisti fra i quali Anthon Van Rappard con il quale stringerà un’amicizia preziosa. Nell’aprile del 1881 si trasferisce dai genitori, a Etten. Qui, oltre ad esercitarsi sui modelli, inizia a rivolgersi direttamente ai motivi ripresi dalla realtà circostante ed emerge già la sua sensibilità per la realtà sociale, come testimoniano molti disegni incentrati sulla vita e sulle attività dei ceti più umili. A Etten Van Gogh ha la fortuna di trovare molti modelli e può eseguire numerosi studi, che rivelano i suoi progressi ma anche le sue difficoltà a creare scorci convincenti. Ecco perché di solito preferisce ritrarre le sue figure di profilo, pur non rinunciando a misurarsi con atteggiamenti più elaborati dei modelli, come ad esempio nel disegno Vecchio accanto al fuoco. In questo caso, il suo modello preferito, Cornelis Schuitemaker, viene raffigurato di fronte ma un po’ dall’alto; qui Van Gogh ha rispettato le proporzioni della figura ed è riuscito a conferirle sobrietà e semplicità.
II. L’Aia
Alla fine del 1881, Van Gogh si reca all’Aia, dove decide di concentrarsi soprattutto sul disegno da modello, ma in realtà realizza molte vedute di città, commissionategli dallo zio, il mercante d’arte Cornelis Marinus van Gogh, e paesaggi. Cio nonostante il suo interesse principale è il disegno da modello; grazie a Sien Hoornik, una donna che, insieme al suo bambino, convive con lui per un periodo, Van Gogh avrà una modella a sua disposizione che poserà in numerosi disegni.
Sino alla fine dell’estate del 1882, accanto alle tematiche contadine, dominano come soggetti le vedute di città e di villaggi, temi per i quali Van Gogh, anche su consiglio di Theo e di Tersteeg, suo direttore quando lavorava nella succursale della Galerie Goupil, inizia a cimentarsi con il colore. Le vedute di città sono innanzitutto per Van Gogh studi di prospettiva per risolvere problemi di natura tecnica.
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Vincent van Gogh, Vecchio che soffre, 1882. Matita, pastello nero e acquerello bianco opaco su carta acquerellata. Kröller Müller Museum, Otterlo
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In quasi tutti i disegni dell’Aia si servirà infatti della cornice prospettica, uno strumento scoperto nei manuali da lui consultati, quali ad esempio il Cassagne, che gli consentirà una maggiore precisione quando, disegnando motivi e soggetti presi dalla natura, deve valutare la profondità e le proporzioni. Le vedute di città realizzate nel marzo 1882 sono tra i primi lavori eseguiti con questo procedimento, che sarà molto utile per Van Gogh, soprattutto nella resa di edifici o di filari di alberi, ma evidenzierà ancora la sua incertezza, quando si tratta di inserire le figure.
Dopo l’esperienza con il colore, negli ultimi mesi del 1882 riprende lo studio di figura in bianco e nero; una scelta giustificata in parte dalla sua passione per le incisioni, pubblicate su riviste inglesi e francesi, ma soprattutto dalla ricchezza espressiva che gli consentiva l’uso del pastello litografico nero, mescolato a matita, penna e inchiostro; una tecnica nuova che gli permette di variare le tonalità, creando infinite sfumature di neri e grigi, come ad esempio nel disegno Donna che piange seduta su una cesta.
All’amico Van Rappard scrisse infatti: «In molti casi il bianco e nero è un metodo necessario per poter mettere sulla carta in un tempo relativamente breve, degli effetti che, in qualsiasi altro modo, perderebbero qualcosa di quella che io chiamo spontané. Penso che alcuni schizzi di Londra di Fildes sarebbero stati meno toccanti e pieni di significato se fossero stati dipinti invece che realizzati in bianco e nero. C’è qualcosa di virile, di violento nel bianco e nero che mi attrae moltissimo».
III. Drenthe
Alla fine dell’estate del 1883 Van Gogh lascia l’Aia e si reca nella regione del Drenthe, incuriosito dal paesaggio e invogliato dal fatto che lì la vita era meno cara e dunque avrebbe potuto trovare modelli a minor costo. Si stabilisce prima a Hoogeveen ma poco dopo, seguendo il consiglio dell’amico Van Rappard, che aveva lavorato l’anno precedente in quegli stessi luoghi, si sposta nella regione sudorientale, a Nieuw Amsterdam e a Zweeloo. All’inizio è entusiasta del paesaggio che ritrae in disegni e acquerelli, ma questo soggiorno si rivela presto abbastanza deludente.
La regione gli pare nel complesso inospitale e la gente restia a posare per lui. I disegni migliori che realizza in questo periodo sono i paesaggi resi in un’atmosfera crepuscolare, quando «questo vasto lembo di crosta terrestre, bruciata dal sole, contrasta cupamente con le sottili sfumature lilla del cielo serale e l’ultima traccia di un azzurro cupo separa il cielo e la terra lungo l’orizzonte.» Dopo soli tre mesi Van Gogh partirà per Nuenen, dove il padre è stato nominato pastore.
IV. Nuenen
A Nuenen, nella regione del Brabante, Van Gogh trova modelli e spunti che realizza in disegni a penna, raffiguranti paesaggi invernali punteggiati da soggetti che diverranno ricorrenti, come la vecchia torre in mezzo ai campi, il giardino dietro la canonica. Qui riprende un soggetto a lui caro, i tessitori al lavoro, al quale dedica ben sedici disegni di formato abbastanza grande e tecnicamente elaborati.
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Vincent van Gogh, Contadino con zappa, 1885, gessetto nero su carta velina, cm 43,6 x 32,8.Kröller Müller Museum, Otterlo |
Nell’aprile del 1884 ritorna al paesaggio, con dei disegni che testimoniano la sua visione poetica della regione e che possiedono inventiva ed espressività nel tratto. Solo nel dicembre del 1884 si dedica nuovamente alla figura e inizia una delle serie più celebri, gli studi di teste, disegnate e dipinte, sull’esempio di “Heads of the people”, pubblicate nella rivista inglese «The Graphic», lavori che confluiranno nel suo primo capolavoro Mangiatori di patate del 1885. Ma le sue figure non convincevano né il fratello né Van Rappard, che ne criticavano soprattutto l’eccessiva grossezza e fiacchezza. Van Gogh, malgrado tutto, era convinto dei suoi procedimenti; come spesso faceva in questi casi, cercava consiglio nei “grandi maestri”.
In questo caso era stata la lettura di Causeries sur les artistes de mon temps (Conversazioni sugli artisti del mio tempo) di Jean Gigoux, a fornirgli importanti spunti di riflessione, in particolare un’osservazione di Delacroix riportata nel libro, secondo la quale nel ritrarre una figura non si dovrebbe partire dalle linee e dai contorni, ma, come insegnano gli antichi, «dal centro, dalle masse, dai nuclei.»
Ed era proprio questo che Van Gogh si stava impegnando a fare. Nell’estate del 1885, realizza una gran quantità di figure dalle forme tondeggianti, che sembrano proprio indicare come il punto di partenza non siano più i contorni, che spesso sono poco marcati e interrotti, ma i volumi e le masse. Si tratta soprattutto di contadini intenti nelle più diverse attività nei campi, zappatori, raccoglitori di patate, spigolatrici.
V. Francia
A Parigi, dove raggiunge il fratello nel marzo del 1886, Van Gogh scopre il colore e nel corso del 1887 realizza numerose vedute della città ad acquerello. Quando nel febbraio del 1888 raggiunge Arles, i disegni divengono spesso studi per dei dipinti (nelle serie dedicate a Montmajour, Saintes-Maries-de-la-Mer). Nei primi mesi del suo ricovero volontario nell’ospedale Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy, Van Gogh trova un soggetto che sarà fonte d’ispirazione per molti disegni e quadri: il grande giardino della clinica e si dedica a studiarne la ricca vegetazione concentrandosi sul ritmo della composizione, affidato alle linee, ai tratteggi e ai tocchi di pennello, che conferisce a questi suoi lavori una qualità quasi astratta.
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Vincent van Gogh, Roseto in fiore nel giardino dell'ospedale, 1889, olio diluito e inchiostro su carta vergata, cm 61,4 x 46,7. Kröller Müller Museum, Otterlo
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L’altro soggetto, altrettanto famoso, di questo periodo è il campo di grano circondato da mura, una scena che vedeva dalla finestra della sua stanza e che seguiva con il ciclo delle stagioni e dunque con il mutare delle attività agricole che in esso si svolgevano. All’inizio del maggio 1889, quando finalmente gli viene inviato nuovo materiale, Van Gogh si dedica soprattutto alla pittura. La sua salute migliora e gli viene permesso di lavorare fuori dall’ospedale.
Esplora così i dintorni di Saint-Rémy, ai piedi della catena montuosa delle Alpilles e scopre un nuovo paesaggio, più mosso e vario, con i campi, gli ulivi e intorno i cipressi. E soprattutto ai cipressi dedicherà quadri e disegni tra i più intensi. Quando, nel maggio del 1890, si trasferisce a Auvers-sur-Oise è la pittura ad assorbirlo completamente, anche se, come ha sempre ripetuto nelle lettere, pittura e disegno procedono insieme.
VI. La collezione Kröller-Müller Museum
Un’apposita sezione della mostra è dedicata ad alcune bellissime opere della collezione Kröller-Müller, una delle collezioni di pittura e scultura più prestigiose d’Europa, donata allo Stato olandese nel 1935. La storia della collezione attraversa la storia del Novecento europeo: è il 1907, quando Helene Kröller-Müller, appassionata d’arte, acquista il suo primo quadro: Treno nel paesaggio di Paul Gabriel. Da allora al 1939, anno della sua morte, raccoglierà circa 11.500 opere. Grazie ai consigli del suo consulente H. P. Bremmer acquisterà moltissimi capolavori della pittura ottocentesca europea e una splendida “collezione nella collezione”: 91 quadri e 175 disegni del suo pittore preferito, Vincent van Gogh. Il 13 aprile 1912, in occasione dell’acquisto di cinque opere di Van Gogh, tra le quali Uliveto, scriverà al suo giovane confidente Sam van Deventer a proposito di questo quadro: «Ma il più bello è un uliveto, un grande quadro completo, delicato e profondo. Non posso descriverlo ma per molti è il più bello di tutti, perché non c’è niente in esso che crei il minimo disturbo.» Purtroppo la Wm. H. Müller & Co., l’azienda dei coniugi Kröller, viene duramente colpita dalla recessione economica e per evitare il rischio di dover vendere pezzi della collezione, Helene Kröller-Müller la offre allo Stato olandese nel 1935, a condizione che facesse costruire un museo appropriato per ospitarla. Il museo sarà progettato dal grande architetto Henry van der Velde e subirà, negli anni, numerosi interventi di ampliamento. Questa sezione della mostra raccoglie alcune delle opere più significative dei vari passaggi della pittura dell’Ottocento: un grande paesaggio di Corot introduce splendidamente le opere impressioniste di Pissarro e Fantin-Latour; quindi il post-impressionismo di Seurat e Signac; il simbolismo di Rops e Redon. Ma della collezione Kröller-Müller sono presenti anche opere delle avanguardie, con quadri da Gris a Mondrian, e alcuni degli esempi più illustri di pittura olandese, da Toorop a van de Velde.