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Cosa è successo nel Caucaso? Cerciamo di mettere in fila i fatti e dare loro la giusta dimensione Di Giovanni Gelmini
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A noi sembra che la storia venga cambiata dagli eventi, ma invece credo che la storia si modifichi giorno per giorno e in presenza di certi accadimenti ci appare cambiata. Così penso sia stato per l’11 Settembre e così è per l’assurda guerra della Georgia. Nel momento in cui gli eventi bellici avvengono mostrano che il mondo non è più quello che credevamo.
Ci sembra quindi utile capire meglio cosa è successo in e attorno agli eventi della Georgia, per meglio comprendere il nuovo assetto geopolitico del mondo. Un evento: 9 novembre 1989. Cade il muro di Berlino: è un cambiamento radicale nell’assetto geopolitico; termina senza spargimento di sangue l’egemonia dell’impero russo nato dalla rivoluzione di ottobre e consolidatosi con la seconda guerra mondiale. Questo evento però è stato anticipato da tantissimi segnali (lo scrivente li aveva già colti nel settembre ’79 in un congresso ONU tenuto a Varsavia), né il tutto si ferma con la demolizione del muro; si deve procedere per anni per vedere un nuovo assetto in cui la Germania si ricompone e tutti gli stati europei, annessi all’impero russo dopo la seconda guerra mondiale, entrano nella UE. Diversa è la situazione nei Balcani, qui la disgregazione dell’impero di Tito non è pacifica e avviene attraverso guerre civili in cui vengono coinvolte in prima linea le potenze europee per riportare una situazione di pace apparente. Così anche l’11 Settembre 2001 è un momento drammatico di coagulo di cose che erano nell’aria. Il terrorismo, con questo atto, pone una sfida precisa all’egemonia degli USA, ma le guerre che vengono da questo momento erano già in programma, in particolare quella in Iraq, che con l’attentato e con gli attentatori nulla aveva certo da spartire, ma che invece era un punto dolente della famiglia Bush. Se con il crollo dell’impero sovietico gli USA si sono trovati ad essere l’unica potenza di livello mondiale “i padroni del mondo”, dieci anni dopo, all’inizio del XXI° secolo, già non sono più soli: la Cina appare come una potenza mondiale e l’Europa non è più un ammasso di macerie, come lo era alla fine della II° Guerra Mondiale, nelle condizioni di essere spartita dalle due superpotenze a Yalta. La Germania è diventata una “locomotiva economica” e l’UE, malgrado i tanti limiti dovuti ad una non sufficiente coesione tra i paesi, è un punto di riferimento mondiale. L’adozione dell’EURO fa dell’Europa un punto alternativo di riferimento per i mercati finanziari mondiali. All’Europa mancano due elementi fondamentali per diventare una potenza mondiale: una politica estera comune, incisiva e una sufficiente autonomia energetica. Ecco che anche la Guerra della Georgia non è un fatto che modifica la realtà geopolitica, ma ne misura il cambiamento. I fatti sono strani ma semplici: Tiblisi, armata dagli USA, sembra però che abbia agito, contro le indicazioni della Casa Bianca (N.d.R. sarà vero? Questa crisi fa gran comodo ai Repubblicani), attacca le forze Russe presenti, su mandato ONU, nell’Ossezia del sud, ex stato dell’impero russo, abitato da gran parte di “russi”. La Russia ovviamente reagisce e schiaccia il moscerino georgiano senza che la Nato abbia il ben che minimo sussulto. Ma come ha fatto Mikehil Saakashvili, il capo di Stato della Georgia, a cogliere in momento meno adatto ad un simile colpo di testa? Gli Usa sono concentrati sulle elezioni presidenziali e fino ad un avanzato 2009 non saranno in grado di reazioni forti, la maggior parte dei paesi europei è russo dipendente per l’energia e la Cina ha ben altro a cui pensare che scontrarsi con la Russia. Il risultato è che Putin coglie la palla al balzo per mostrare chiaramente a tutti che Mosca è tornata a “comandare”, è ancora il gallo in grado controllare il suo territorio. Quale territorio? Alla disgregazione dell’impero russo è stato accettato che i confini degli Stati che lo componevano non venissero modificati, questo dà a Mosca un notevole vantaggio. Da una parte certi Stati, che non erano coerenti con l’impero, come le repubbliche baltiche, sono stati persi definitivamente, ma quelli caucasici possono essere recuperati attraverso proprio i benefici economici e così garantire la stabilità a quello che risulta il confine più vulnerabile per la Russia. Ma il Caucaso non è solo un problema di sicurezza dello stato russo è anche un problema strategico per la possibilità di Mosca di controllare gli approvvigionamenti energetici dell’Europa. Così Putin è uscito ufficialmente dalla nebbia e ha mostrato che la Russia, seppure ridimensionata rispetto a quella di Stalin, è un paese che è ancora in grado di condizionare il mondo e oggi può permettersi di proporre agli Usa di accettare lo scudo spaziale in Polonia a patto che... Argomenti: #asia , #caucaso , #cina , #georgia , #petrolio , #putin , #russia , #usa Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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