REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno IV n° 12 DICEMBRE 2008 - EVENTI Mostra d’arte moderna |
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“Con la nuova direzione, il MARCA si presenta con un disegno ambizioso, di alto profilo, che, nel segno della continuità, va ad integrare il progetto di Intersezioni al parco archeologico di Scolacium, a cura di Alberto Fiz, iniziato nel 2005 e che proseguirà nel 2009, continuando a coinvolgere alcuni dei più celebri protagonisti della scultura, com’è avvenuto nelle edizioni precedenti con Tony Cragg, Jan Fabre, Mimmo Paladino, Antony Gormley, Stephan Balkenhol, Marc Quinn e Wim Delvoye”, afferma Wanda Ferro, Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Catanzaro. “La città che ha dato i natali a Mimmo Rotella, a cui il MARCA, in occasione dell’apertura, ha dedicato, con la collaborazione della Fondazione Mimmo Rotella, un grande omaggio con la prima mostra sulle lamiere, continua il percorso indicato dal maestro del décollage in una logica di confronto culturale e artistico che permette di approfondire l’indagine dei grandi maestri del dopoguerra e, nello stesso tempo, si pone come laboratorio d’indagine sulla contemporaneità”. Emiliano Perino e Luca Vele sviluppano la componente paradossale dell’esperienza plastica, ponendosi in relazione con una monumentalità apparente che passa attraverso materiali leggerissimi di provenienza effimera, come la carta triturata dei giornali colorati (Il Mattino, La Gazzetta dello Sport, Il Sole 24 Ore, Italia Oggi) che non vogliono simulare il bronzo o il marmo ma li sostituiscono in un ribaltamento linguistico che sottopone l’oggetto ad una sua verifica permanente.
Il vasto repertorio di oggetti e forme del quotidiano, nelle diverse sfaccettature, crea un universo parallelo e contaminato fatto di allusioni enigmatiche, dove la forma assume una sua autonomia rispetto alla sfera della rappresentazione. Basti pensare alla grande installazione esposta al MARCA con: Giovanni, Mimmo, Ciro, Francesco, Alessandro, Nicola, Giuseppe, Paolo, Mario (2006), dove le coperte in cartapesta, con le scritte che riportano i nomi dei personaggi, sviluppano una capacità metamorfica. Ma la mostra consente una riflessione sull’ambiguità visiva, che attraversa tutta la ricerca degli artisti di fronte ad una dimensione impalpabile e sfuggente. Nelle opere degli ultimi anni, poi, è evidente l’effetto di forte contrasto tra la parvenza delle forme morbide e la durezza rigida del ferro zincato in composizioni che rielaborano le regole dell’arte concettuale. In questo senso è emblematico Big Archives del 2002 con 25 cassette in ferro zincato e cartapesta proveniente dalla collezione del Mart di Trento e Rovereto. In altre circostanze è il ferro zincato a prendere il sopravvento, come nel caso di Senza titolo del 2007, dove all’interno del MARCA viene collocata una vera e propria struttura architettonica che rammenta un’edicola di giornali con la serranda abbassata evocando, guarda caso, quei giornali che i due artisti sminuzzano e triturano per realizzare le loro sculture.
Non manca, poi, una riflessione di carattere sociale e politico, come si evidenzia da Porton Down (2005), l’installazione che fa riferimento al maggiore centro di ricerca militare del Regno Unito dove, nel 1949, venne costruita una speciale fattoria per allevare animali destinati ad atroci sperimentazioni. L’apparente levità dell’opera, con la pelle dell’asino collocata accanto ad una stufa, contiene una carica di forte drammaticità in un’elaborazione che altera l’assunto giocoso e ironico di partenza.
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