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Forlì può definirsi con orgoglio città “canoviana”

Scritto per: CANOVA L’ideale classico tra scultura e pittura Forlì, Musei San Domenico

Di Fernando Mazzocca


Forlì può definirsi con orgoglio città “canoviana”. Il grande scultore ha infatti eseguito –fatto davvero eccezionale- tre capolavori per personaggi forlivesi. Prima di tutto la nuova versione della Ebe, una delle sue opere più popolari, realizzata tra il 1816 e il 1817 per la contessa Veronica Guarini, arrivata nella prima metà del Novecento, dopo avventurose vicissitudini, nei Musei Civici di Forlì.

Era stata preceduta nel 1814 dalla Danzatrice col dito al mento destinata, per interessamento del piacentino Pietro Giordani, uno dei più grandi amici e certamente il maggiore interprete critico di Canova, al banchiere Domenico Manzoni e andata dispersa dopo la morte del proprietario in un atroce fatto di sangue, il cui mistero rimane ancora insoluto. La vicenda verrà sublimata dallo stesso Canova nella bellissima Stele funeraria di Domenico Manzoni ancora conservata nella chiesa della Santissima Trinità, inserita nella sezione della mostra dedicata allo “scultore filosofo e il tema della morte”.

A partire da queste opere fondamentali la mostra, la più impegnativa e completa a lui dedicata dopo quella di Venezia del 1992, intende ripercorrere, attraverso una serie di capolavori esemplari, la carriera del grande scultore, ponendo per la prima volta a confronto le sue opere, marmi, gessi, bassorilievi, bozzetti, dipinti e disegni, con i modelli antichi cui si è ispirato e con i dipinti contemporanei con i quali si è confrontato.

 

  Antonio Canova: Danzatrice con le mani sui fianchi, The State Hermitage Museum

L’ Ebe viene esposta accanto alle due statue antiche, l’Arianna con la pantera allora agli Uffizi, e la ellenistica Danzatrice di Tivoli, ma anche, in un paragone davvero strepitoso, con il Mercurio di Giambologna con cui Canova si è misurato nel rendere il difficile motivo della figura in volo. Ma il significato dell’Ebe di Forlì viene chiarito confrontandola con la prima rappresentazione del tema, l’Ebe sulla nuvola dell’Ermitage.

Dal prestigioso museo russo vengono altri capolavori, come la Danzatrice con le mani sui fianchi. Questa è la prima di una serie e deve essere considerata come un riferimento per ripercorrere il tema della musica e della danza, tema fondamentale nel percorso dello scultore, come dimostrano anche le straordinarie tempere di Bassano che si potranno finalmente rivedere dopo un decisivo restauro.

Questa rassegna sviluppa, per la prima volta, il rapporto tra la scultura e la pittura, non solo per quanto riguarda i dipinti dello stesso Canova, ma anche gli artisti da lui influenzati, come il caso di Francesco Hayez, le cui danzatrici realizzate per la decorazione di Palazzo Reale a Venezia sono ispirate a quelle canoviane.
Ma anche la sensuale Maddalena del 1825 ripropone uno dei capolavori di Canova, la Maddalena penitente inviata dall’Ermitage. Mentre la presenza di capolavori assoluti come la Venere italica, che doveva sostituire la celebre Venere medicea trasferita a Parigi, o i due Pugilatori vaticani, rappresenta il motivo centrale della gloria di Canova celebrato, per la sua capacità di interpretare il bello ideale classico, come il nuovo Fidia, ma anche il nuovo Raffaello.
L’ Autoritratto canoviano degli Uffizi viene dunque collocato, in un incontro straordinario e emozionante, a fianco di quello del grande urbinate.



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