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E' la Romagna, poco da fare... Forlivese Impressioni di chi vi ha vissuto per qualche anno Di Gattaminerva
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Mi sono trasferita a Forlì tre anni fa frequentare l’università. Ricordo ancora il primo giorno, arrivata in stazione, ho preso il bus elettrico per arrivare in Piazza Saffi.
Ed è il contrasto tra palazzi e viuzze con i sampietrini, dove ogni tanto è possibile scorgere una rocca, cosa che ho sempre adorato di Forlì. Mi è piaciuto girare in città soprattutto nei giorni di pioggia, Forlì, diventa quasi un paesaggio surreale, così vuota e viva nello stesso tempo, magari vagando per le vie importanti dello shopping, che sono il Corso della Repubblica, e la Via Garibaldi, luoghi delle cosiddette “vasche” del Sabato pomeriggio.
Per poi restare la maggior parte del tempo tra le volte del chiostro di San Mercuriale, a guardare Piazza Saffi da un'altra prospettiva. Il chiostro è un posto magico, sembra uscito da un romanzo di Tolkien, entrando lì, sembra che il tempo si fermi per un attimo, e ho sempre pensato che questa non fosse solo una sensazione, ma invece che ciò accada veramente. Ma la parte migliore di Forlì è all'alba. Quante mattine passate in giro, ebbra di Sangiovese, o forse di vita, non so. La tappa fissa per quell'orario da meditazione è Piazzetta della Misura, posto splendido cui si accede tramite un varco nel palazzo Comunale dalla piazza principale, con il pub Abbey's chiuso e le panche fuori. Lì trovi tanta gente con lo sguardo stanco o vacuo, extracomunitari, studenti universitari erasmus e non, o solo ragazzini alle prese con la prima sbronza adolescenziale, tutti riuniti sotto la Torre dell'Orologio. I Forlivesi mi hanno incuriosito parecchio in questi anni, sarà la vicinanza con la Riviera e con il Pineta Club che li rende così alla moda, ma sono sempre abbronzatissimi, e il sole a Forlì lo si vede si e no da Aprile in poi, tutti sempre ben vestiti e ben pettinati, mai un attimo di trasandatezza, poche volte visti in tuta. Li vedevo in tenuta ginnica solo nei parchi, di cui Forlì è piena.
Andavo spesso lì a fare jogging, perché, pur essendo in Piazza della Vittoria, e quindi punto cruciale della città, da dentro il parco non sentivi il minimo rumore. Al massimo le voci degli anziani che giocavano a marraffone, un gioco di carte tipico romagnolo, seduti lì sui tavoli da pic-nic, con quel dialetto che a me tutt'ora è incomprensibile. Le giornate di festa come il 25 Aprile, o il Primo Maggio, ci si dirigeva al Parco Urbano “F. Agosto”: un parco enorme, in cui spesso mi sono persa, con il lago e tutta la fauna che ne consegue, dai cigni alle nutrie (a tal proposito io non avevo mai visto una nutria, e pensavo che quell'animale fosse una marmotta, ma non avendo mai visto una marmotta...oppure un castoro, ma poi ho notato che non c'erano dighe...Mah...). Una delle peculiarità del parco urbano è il pub “La collina dei conigli”, il cui nome è giustificato dalla forte presenza di questi simpatici animaletti che girano allegramente tra i tavolini. Magari rincorrono i Mazapegul...Folletti tipici dei boschi romagnoli, molto discoli si insinuano nelle sottane delle donne, e se vengono cacciati via mettono in moto una serie di dispetti.
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