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Lo sbuffo

Mani pulite non finisce mai!

Riformare la giustizia o ripulire la politica?

Di Giovanni Gelmini


Ennesimo scandalo a Napoli. Che sorpresa! È una scandalo “bipartisan”, due parlamentari coinvolti uno del PD e l’altro del PDL. Questo si aggiunge ad una serie di scandali, che in modo continuo stanno colpendo personaggi importanti o meno importanti, ma pur sempre politici di vari partiti, a volte di centro destra a volte di centro sinistra.

Su questa torta di tangenti e corruzioni, concussioni, svetta il caso De Magistris. La “lotta armata”, a colpi di carte da bollo, delle due procure: Salerno e Catanzaro, ha fatto scattare la richiesta da parte del PDL di procedere urgentemente alla riforma della giustizia, e già avevamo visto sul “lodo Alfano” che nel PD c’è ascolto a questa esigenza: tutti i politici sperano nell’immunità e dopo questi scandali ben si capisce il perché. Non si tratta evidentemente di immunità dai reati “politici” di opinione, ma di reati pecuniari, che in genere comportano la frode allo Stato e perdite economiche anche rilevanti.

Voglio solo ricordare che la corruzione nella politica è sempre esistita; sembra essere un male difficilmente arginabile, prendere un 5% su i soldi che girano per un’opera utile e necessaria è sicuramente un fatto grave, ma finanziare opere poco utili, per prendersi il 5% è sicuramente un fatto indecente, un danno enorme per lo Stato e questo è stato il sistema degli anni ’70 e ‘80, che ha visto la costruzione di tante “cattedrali nel deserto”, come i tanti poli petrolchimici o altri impianti, inquinanti e che spesso non sono neanche arrivati a produrre come quello della Liquichimica in Calabria o l’acciaieria di Gioia Tauro.

Tutti sapevano che il sistema svelato dal pull di “Mani pulite” all’inizio degli anni ’90 non si era arrestato, tutti lo sapevano, ma... le prove? Ecco le prove, sono necessarie per i processi e dall’esigenza di evitare che possano esserci “prove” nascono i molti tentativi attuali di mettere le pastoie alla Giustizia, in particolare togliere alla magistratura inquirente l’arma più pericolosa: le intercettazioni telefoniche.

Ormai siamo abituati alle esternazioni di Berlusconi contro la presunta politicizzazione della magistratura: le “toghe rosse” e adesso che è coinvolto il PD le toghe cosa diventano “azzurre”?

La giustizia ha sicuramente bisogno di riforme, ma non nel senso desiderato dai politici. Occorre più efficienza, meno burocrazia, più informatica, meno carte; in definitiva tempi ragionevoli per arrivare alla sentenza definitiva, forse i tre livelli del processo possono essere eccessivi, visto l’abuso che ne viene fatto per far cadere in prescrizione i reati.
Comunque da tempo i giudici hanno messo nero su bianco le esigenze che hanno rilevato, forse ce ne possono essere altre, forse hanno bisogno di una diversa scala di importanza, ma quella è la traccia da seguire. Invece questo non sembra essere l’indirizzo che il Governo si propone e pensa di dividere le carriere, ma a quale scopo? Non ci sarà per “caso” l’idea di controllare la magistratura inquirente?

Certo che oggi anche i politici all’opposizione possono essere più propensi a questo. Sta succedendo qualcosa, come è successo qualche anno fa con l’inquinamento dei pozzi degli acquedotti con l’atrazina, un diserbante abusato allora in agricoltura; il problema era: come far tornare potabile l’acqua inquinata? La soluzione adottata è stata semplice, immediata e poco costosa: è stato sufficiente cambiare i limiti di “potabilità” dell’acqua, innalzando i contenuti ammessi di atrazina. Ecco che è possibile che oggi, per risolvere la questione morale della politica, si eliminino le indagini sui politici: occhio non vede cuore non duole.

Solo Di Pietro propone la riforma della politica e questo in un modo semplice: ineleggibilità dei condannati per i reati contro lo Stato e inibizione alle cariche politiche per le persone indagate per gli stessi reati. Semplice, ma improbabile che questi politici abbiano il coraggio di fare una cosa sentita dalla gente, ma dannosa per loro.

Possiamo leggere bene i risultati di questo modo di agire nei risultati delle elezioni in Abruzzo: ha vinto il partito degli astensionisti e Di Pietro; inutile chiedersi cosa questovuol dire: è chiaro che il PD non convince, non è solo Veltroni, è tutta la compagine che è strabica, guarda a destra, a sinistra al centro contemporaneamente e nessuno sa dove voglia andare; chi può fidarsi? Tutti quelli che avevano fatto barriera contro Berlusconi e dato fiducia al nuovo partito probabilmente si sono ricreduti ed hanno dato il loro voto a Di Pietro o non hanno votato. Questa è la realtà.

Solo con una profonda pulizia si può pensare di avere un vero Partito Democratico. L’azione passa dall’eliminazione di tutti quelli che si sono in questi anni compromessi, non solo con la magistratura, ma anche con “inciuci” con altre forze politiche; poi, se si vuole veramente aver un partito che rappresenti la gente, la gente va cercata nelle piazze e non nelle segrete stanze, le cariche devono essere assegnate attraverso assemblee vere e schiette, non con i pacchetti di tessere comprate, le liste devo rappresentare l’elettorato, non gli interessi di segreteria.

Credo però che sia praticamente impossibile che la politica si riformi da sola, purtroppo penso che dovremo subirci un nuovo regime e forse arriveranno ancora gli “americani”(n.d.r. oppure i cinesi) a liberarci, perché evidentemente il popolo italiano non sa lottare per la libertà.

Argomenti:   #attualità ,        #corruzione ,        #critica politica ,        #elezioni ,        #giustizia ,        #opinione ,        #partiti ,        #politica



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