Abbiamo appena finito il dolcino e dopo un profumato caffè, con uno sguardo d’intesa io ed Anna ci alziamo e ci avviamo verso la cucina.
-Noi laviamo i piatti, voi potete restare tutti di là.
Più che un invito è sempre stato un ordine, e poi le quattro mani insaponate che lavorano meccanicamente.
Hanno un ritmo rallentato sulle stoviglie, strisciano scivolose, mentre le parole cercano di seguire il filo dei pensieri.
Intanto i pranzi si confondono e le feste sembrano tutte le stesse, viste da lì stando in cucina; solo nell’altra stanza, attorno al tavolo si notano quei posti vuoti…
-Tu dici che Babbo Natale esiste?
-Certo che esiste, sciocca, e chi li porterebbe allora i regali!
-E l’anima? Pensi che anche l’anima esiste?
-dicono di sì…uffa!
-Non t’arrabbiare, che ci posso fare se non ci credo a tutto quello che mi dicono!
Ogni volta finiscono così i pranzi delle feste: io e Anna, tra schizzi d’acqua e fiotti di parole.
Con gli anni le parole cambiano, non bastano più le bolle a farle galleggiare.
- E l’amore, Anna, dici che resta sempre vero, o diventa un’altra cosa…un’altra illusione?
-Mi hai fatto scivolare un piatto, s’è rotto!
-Fa niente, ogni cosa ha la sua fine.
Mi chiedo perché dopo tanti anni continuiamo a lavarli a mano questi piatti, Anna, lo sai che c’è la lavastoviglie?
-Sì lo so, volevo solo vedere quando ti saresti decisa a crescere e… a non fare più domande!
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