REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno V n° 1 GENNAIO 2009 - PRIMA PAGINA |
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Forse non ci rediamo pienamente conto di cosa voglia dire energia elettrica nella nostra vita. Qualcuno potrebbe essere spinto a dire: “vabbé se non c’è l’elettricità usiamo le candele!” Non è così semplice. È evidente che per far da mangiare si possono creare rapidamente grigliate condominiali, ma cosa mettere sulla griglia? Frigoriferi e surgelatori non sarebbero più freddi e il cibo non durerebbe, inutile andare dal macellaio per trovare carne buona, anche lui avrebbe lo stesso problema e la carne delle sue celle si sarebbe rovinata. Restano solo i cibi in scatola e quelli di antica tecnologia di conservazione, di quando non c’era il “freddo” a disposizione: gli essiccati, gli insaccati, i prodotti sotto olio o sotto sale, ecc. Il nostro amico pensa subito: “Bene useremo quelli, preparo un bel minestrone con i legumi secchi!” E bravo lui, ma con che acqua? L’acqua per raggiungere il rubinetto di casa nostra ha bisogno di pompe, mosse da energia elettrica, per dare all’acqua la pressione sufficiente. Per lo stesso motivo non potrebbero funzionare gli impianti di riscaldamento, anche quelli a olio combustibile o carbone, perché necessitano di elettricità per far funzionare le pompe che inviano l’acqua o l’aria calda. Senza energia elettrica si ferma tutto: dai treni, alle telecomunicazioni, dal benessere in casa alla sanità. È certamente improbabile che avvenga un black out totale per un lungo periodo di giorni, ma il passato ci dice che è possibile. È evidente che dobbiamo essere molto, ma molto prudenti nelle scelte strategiche, cosa che invece la nostra classe dirigente non sembra avere capacità di fare. L’unica cosa che ho sentito dire è “Ecco! Abbiamo bisogno del nucleare” già proprio quello. Senza voler entrare nel dibattito di tutela dell’ambiente e dei costi reali, proviamo pure ad ammettere che tutto quello che gli ambientalisti dicono siano balle, c’è una cosa certa: il nucleare, anche se partisse subito, non potrebbe fornire energia prima di 10-15 anni ad essere ottimisti; nel frattempo Putin o Gheddafi ci possono rivoltare come vogliono e poi non si può tacere che il nucleare è un mercato ancora più monopolistico, in mano a pochi. La via giusta è quella indicata dalla UE, del “20-20-20”, che significa: risparmio energetico e energie rinnovabili. Ma la prima via del risparmio è il non trasferire l’energia elettrica a lunga distanza, perché questo consuma. È inutile avere centrali in Sicilia e consumi in Lombardia. Si deve invertire al tendenza basata megacentrali, puntando a tante piccole distribuite vicine a dove c’è il consumo. Al Nord, dove c’è il massimo consumo di energia, esistono tanti salti d’acqua che una volta erano usati per la molitura, i magli o anche per produrre energia elettrica negli opifici del primo novecento; perché non riutilizzarli? Poi c’è ancora una gran quantità di case quasi senza isolamento termico: d’inverno la caldaia funziona per scaldare l’aria esterna e d’estate il condizionatore raffredda l’aria della strada. Poi ci si lamenta del consumo! Addirittura, in una casa ben isolata, per molte giornate il condizionatore può restare spento. Il solo risparmio può ridurre i consumi energetici in modo tale da non avere bisogno del gas russo e anche di qualche altra fornitura, perché si valuta che posa ridurre i consumi energetici di più del 30%, ma il nostro Governo fa poco o nulla per incentivare gli investimenti per il risparmio energetico. Nella finanziaria aveva addirittura cancellato il “bonus” fiscale del 55% su questi investimenti, anche se in questi giorni lo ha ripristinato, ma con tempi di ammortamento più lunghi. Invece si dovrebbero prevedere interventi per il finanziamento a tasso agevolato in modo che l’utenza possa trarne immediatamente guadagno, senza attendere l’ammortamento dell’investimento. Così noi procediamo a tentoni, aspettando che qualcuno ci illumini... magari come è successo per Alitalia!
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