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Art Déco, cosa è? Pochi sanno identificarla, ma ha cambiato nella sostanza lo stile del ‘900. Fu la creatività di stilisti e designers, ma tutto partì... dalle nuove tecnologie: acciaio ed elettricità: un esempio per i problemi di oggi Di Giovanni Gelmini
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Art Déco, cosa è? È la domanda che mi è stata posta quando è arrivato il comunicato stampa della mostra che si terrà a Rovigo. La conosco bene, perché la mia infanzia è stata circondata da “cose” di questo stile, ma non ho le idee chiare. Ricordo che quando chiedevo a mia madre: “ma che stile è questo?” Lei rispondeva: “...ma non so... noi lo chiamavamo ‘moderno’”. Ho chiesto in giro, ma ho scoperto che la maggior parte delle persone confonde l’ Art Déco con la Art Nouveau, che invece è antecedente, diversa, quasi opposta nelle linee stilistiche, anche se hanno evidentemente in comune una cosa: la rottura decisa con il passato. Allora ho cercato sui libri e ho trovato quasi nulla! Molte cose, che ho letto, si contraddicono fra di loro; quello che riporta l’enciclopedia di internet Wikipedia mi sembra essere il più completo e sicuro. Sintetizzo i punti salienti, tratti dal confronto delle varie fonti:
Leggendo questo schema, ben si comprende come sia difficile identificare in modo preciso i contenuti della definizione “Art Déco”. È infatti evidente che l’evoluzione in tempi molto diversi in luoghi diversi, porta anche a espressioni molto differenti; quindi come Déco possiamo trovare cose che hanno effetti di stile molto diversi e mi sembra alla fine più corretto Argan che,in “L’arte moderna 1770-1970”, identifica il periodo fra le due guerre mondiali come “L’epoca del Funzionalismo”, dizione che identifica proprio come motivo conduttore di tutto i cambiamenti di stile nell’enfasi posta alla funzionalità delle opere.
A questo si affianca un altro nuovo metallo: l’alluminio, prodotto che era, molto noto come allumina, ma praticamente sconosciuto nella sua forma metallica fino al 1889, quando quasi contemporaneamente in Francia Heroult e in America Hall scoprirono un metodo di produzione industriale per via elettrolitica, partendo da allumina fusa. La sua grande disponibilità lo fece diventare un altro pilastro dello sviluppo di oggetti. L’alluminio è infatti molto duttile, buon conduttore di calore ed elettricità, leggero e, a differenza del ferro e dell’acciaio, non si corrode, perché, ossidandosi, forma una sottile pellicola di allumina, che blocca l’ulteriore ossidazione. Ecco che questi due metalli forniscono nuovo oggetti, poco costosi perché producibili facilmente in grande serie; ma non solo, gli attrezzi e i macchinari costruiti proprio con acciaio ed alluminio rendono facile anche la produzione di oggetti in legno, vetro, ceramica, ecc.: la società trova così un nuovo assetto di possibilità di gestire la propria vita. Questa disponibilità si allarga poi con la possibilità di viaggiare: treni e vapori forniscono ormai una rete che porta quasi in ogni angolo del mondo e il telegrafo, a cui si aggiunge più tardi il telefono e la radio, permettone di avere e di scambiarsi notizie in tempo reale superando enormi distanze. La ricchezza si diffonde e anche per le famiglie borghesi viene il momento di poter disporre di una servitù domestica. A questo punto credo che si possa vedere bene il legame tra tecnologia disponibile, cambiamenti sociali e i nuovi stili che vengono creati per soddisfare la moderna esigenza della velocità del movimento. Le linee diventano geometriche, arrotondate e addolcite, per superare il mero “funzionalismo”, ma mai eccessivamente cariche, abbellite magari da riferimenti ricavati dalle culture in cui ora è facile entrare in contatto, specialmente quelle dell’Africa e dell’Asia.
Lo descrive bene Bruno Zevi che, sulla genesi dell’architettura moderna, scrive: “osserrvate come vestiamo oggi e come vestivano i nostri antenati; comprenderete che le notre case devono essere diverse dalle antiche... cioè più comode, più sane più semplici. Chi avrebbe il coraggio di andare in giro in una automobile truccata nelle forme di una carrozza settecentesca? E non vedete che se una poltrona rococò metteva in risalto una dama addobbata nel fastoso costume dell’epoca, oggi la stessa poltrona soffoca esteticamente una signora vestita di un abito moderno? Non capite che ad accentuare la sobria linearità di un dell’abbigliamento contemporaneo val meglio una poltrona moderna svedese o fillandese?” 1 Gli stilisti quindi vanno immediatamente ad incidere sul gusto della società che, con la nuova ricchezza, ridistribuita dal lavoro delle fabbriche, va ad incidere sul “come” dell’oggettistica e dell’arredamento, cose che le produzioni di massa rendono oggi abbordabili ad un ampio numero di persone.
Nel suo periodo iniziale è ispirata dalla Art nouveau, anche se quelle erano ancora produzioni limitate, fatte da grandi artisti, come primo il manifesto artistico-pubblicitario importante, una creazione di Edouard Manet del 1868, intitolata Les Chats, commissionata dal libraio Rothschild per pubblicizzare un libro sul comportamento e la cura dei gatti. È solo con l’Art Déco che si sviluppa la professione di pubblicitario con grafitismi dinamici e la ricerca della strutturazione geometricamente significativa dei campi, il gusto della pubblicità non può che essere quello della gente. Maestro di questo nuovo stile è il francese Cassandre.
Anche la produzione del mobilio risente ovviamente di entrambi i fattori: da una parte i macchinari, potenti, perché mossi da motori elettrici, e gli utensili prodotti con l’acciaio permettono la preparazione di mobili più sofisticati, dall’altra la domanda si espande ed è il desiderio di tutti avere una casa “moderna”, secondo il gusto imperante. Quale stile troviamo nel mobilio? Lineare, addolcito da curve: gli spigoli non sono graditi. I materiali sono ovviamente il legno, spesso impiallacciato con essenze preziose; di moda è la radica, le maniglie sono in acciaio nichelato o cromato o di ottone e vengono rese speciali da inserti fatti con i primi prodotti plastici o con il vetro su questa linee pulite; però spesso il gusto di allora vuole anche delle modanature intagliate, che rendono abbastanza pesante questo stile e poco gradito alla nostra idea di casa. Ma in questo periodo nascono anche linee di arredamento, ideate dalla Bauhaus, che ancora oggi sono attuali o che daranno poi, nel secondo mezzo secolo del ‘900, con l’introduzione di nuovi materiali come le resine poliestere, i poliuretani e il miglioramento delle tecnologie di lavorazione di legno, acciaio e vetro, il design che oggi conosciamo. Voglio ricordare solo i vari modelli di sedie basati su tubi di acciaio, modelli che hanno aperto uno stile tutt’oggi valido.
Alla Bauhaus appartengono artisti famosi come i pittori Wassily Kandisky e Paul Klee, architetti e designers come Le Corbusier, M. Breuer, M. Stam, Ludwig Mies Van de Rohe , Eileen Gray e E.T. Rietveld. Se la Bauhaus venne chiusa in Germania dal Nazismo, i suoi principi, che si erano già diffusi in tutto il mondo, proseguirono nel resto del mondo e costituirono le basi per l'arte e l'architettura dominante per molte decadi. Meno precisa e meno identificabile è la presenza di “Art Déco” nell’architettura, forse per il motivo che l’assorbimento di nuove tendenze in questo campo è più lento che nelle arti e nella moda. Possiamo identificare due forme di espressione dell’architettura nel periodo del Funzionalismo. una più massiccia, con presenza di richiami classici, come colonne e cornici e che si sviluppa immediatamente dopo la prima guerra mondiale; l’altra che si rifà ai principi rigorosi della Bauhaus e che è “funzionale” fino all’eccesso e la cui influenza andrà oltre la seconda guerra mondiale.
Nei paesi retti da un regime si sviluppa il Monumentalismo; in Italia abbiamo il Razionalismo Italiano, caratteristico delle opere del regime fascista, che male è sopportato dagli ambienti culturali di oggi, ma che nelle “Città di fondazione” in Italia e soprattutto nelle colonie, (Dodecaneso, Libia, Eritrea, Etiopia), può non essere così fastidioso, specialmente nelle colonie, dove questo ingloba elementi della tradizione locale. L’Argan identifica sei tipi di razionalismo, in cui confluisicono anche gli artisti che si rifanno alla Bauhaus 3:
Questa mi sembra ancora una volta la giusta via per parlare di questo periodo. Infatti tutto è razionalismo. L’escursus che abbiamo fatto è necessariamente breve e certamente incompleto; sperò però che sia sufficiente a delineare le linee evolutive dello stile e del gusto nel periodo compreso tra le due guerre mondiali.
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