REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno V n° 2 FEBBRAIO 2009 - EVENTI Parliamo della mostra |
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Scorci e decorazioni di questi edifici saranno proiettati sulle pareti delle sale adiacenti al salone d'ingresso, sul cui soffitto sarà invece proiettato una sorta di rotolo magico random, realizzato a partire dalle combinazioni degli elementi iconografici di quelli esposti in mostra. Nella sala di collegamento al piano superiore una processione circonda vetrine con croci astili (cifra di collegamento dell'intera esposizione) e invita lo spettatore a salire al secondo salone, dove lo attende il Mappamondo di Fra Mauro, capolavoro cartografico della Biblioteca Marciana. Questo secondo salone è tutto giocato sul denso simbolo del libro: codici miniati e rotoli magici, giustapposti alle prime testimonianze dei viaggiatori europei in Etiopia. Quattro sale contigue allineano parecchie decine di preziose icone, totalmente inedite, dal XV al XIX sec., mentre una si incentra sulla figura di Nikolaus Brancaleon, il pittore veneziano inviato dal doge in Etiopia nell'ultimo scorcio del '400, mostrando alcune sue opere e i preziosi libri di modelli che scaturiscono dal suo arrivo in terra d'Africa. In mostra, del tutto eccezionalmente, esposto anche il Mappamondo di Fra Mauro. Tra le moltissime, preziose testimonianze proposte dalla Mostra, vene è una che non giunge da lontano ma dalla stessa città di Venezia. Nondimeno si tratta di un prestito assolutamente d’eccezione, un concreto riconoscimento dell’interesse e del valore anche simbolico della mostra. Si tratta del Mappamondo di Fra Mauro, conservato presso la Biblioteca Nazionale Marciana, eccezionalmente prestato alla mostra di Ca' Foscari. E’ tra i massimi monumenti cartografici fra medioevo e rinascimento: grosso modo circolare (cm 196 x 193), è inscritto in un quadrato di circa cm 223 di lato. Il disegno è realizzato con colori e oro; l’orientamento non è a est, come voleva la tradizione cartografica cristiana, ma a sud, secondo una tipologia iranica: rispetto alle moderne carte, il Mappamondo presenta cioè nord e sud invertiti; a motivo della crescente importanza dell’Asia, Gerusalemme non è più al centro della proiezione, come invece esigeva la tradizione cristiana. Come avverte una scritta sul retro, fu ultimato il 26 agosto 1460, qualche mese dopo la morte di Fra Mauro, ma è probabile che la stesura originaria sia anteriore al 1450, in particolare per la didascalia su Costantinopoli, che fa ancora della città, conquistata dai Turchi nel 1453, la sede dell'impero Bizantino. L’autore è un monaco camaldolese di San Michele di Murano, dove vivevano altri suoi collaboratori, tra cui Andrea Bianco, noto per le sue carte nautiche. Il Mappamondo rappresenta le terre note, circondate dall'Oceano. Secondo lo schema medievale, vi appaiono i tre continenti: l’Europa, la cui fisionomia è presa dalle carte nautiche; l’Africa, completa dell'isola di Diab (il Madagascar); e l’Asia che occupa più di metà del Mappamondo ed è circondata da una corona di isole. Colpisce la fitta annotazione con iscrizioni in volgare veneziano (e non in latino): circa 4000 “didascalie” con informazioni e notizie sui vari luoghi del mondo per come esso era concepito prima della scoperta delle Americhe, in cui sono utilizzate fonti di ogni tipo, dalla Geographia di Tolomeo (il testo base delle antiche conoscenze) ai dati dei primi viaggi di scoperta, come quelli dei Portoghesi intorno all’Africa, che vi è difatti circondata dal mare. Il Corno d’Africa ha un rilievo tutto speciale: l’Etiopia vi è rappresentata con estrema dovizia di dettagli, non sempre noti da altre fonti. Questa ricchezza si spiega non solo con il prestigio goduto dal Paese nei secoli XIV e XV, ma anche perché Fra Mauro, in una didascalia, dice esplicitamente che si era giovato della testimonianza di religiosi etiopi di passaggio a Venezia, forse reduci dal Concilio di Firenze del 1439, che, dietro sua richiesta, avevano disegnato per lui “tute queste prouincie e citade e fiumi e monti cum li suo nom”». Una mostra interattiva. iPod Touch per capire e appronfondire. La mostra è anche l'occasione per verificare l'efficacia di una ricerca in corso a Ca' Foscari, realizzata congiuntamente dai Dipartimenti di Storia dell'arte (prof. Giuseppe Barbieri) e di Informatica (prof. Augusto Celentano). Si tratta di una audio-video guida su dispositivi Apple iPod Touch, palmari di elevate prestazioni, in grado di operare secondo modalità evolute, ma naturali, basate sullo sfioramento dello schermo e su una semplice gestualità delle dita. Tali computer riproducono con elevata qualità testo, audio e video su uno schermo di 3,5 pollici orientabile sia verticalmente che orizzontalmente. Possono eseguire programmi multimediali interattivi e sono dotati di sistemi di comunicazione wireless che ne consentono l’utilizzo in rete (per esempio in connessione con le informazioni presenti nel sito della mostra).
A Cà Foscari la Mostra come laboratorio universitario Ca' Foscari è tra i pochissimi atenei italiani a disporre per le attività espositive di spazi autonomi di tale importanza: quasi mille mq affacciati su uno dei punti più prestigiosi del Canal Grande, che costituivano un tempo la residenza quattrocentesca di Ca' Giustinian dei Vescovi. L'impianto di Ca' Foscari Esposizioni, i calendari, i criteri di verifica delle proposte entrano a pieno titolo in un progetto formativo che ha come obiettivo quello di aggiornare le funzioni di progettazione, realizzazione e gestione di eventi culturali, sulla base di scenari multimediali che si impongono ormai come non più differibili. Ogni mostra che si svolge coinvolge quindi docenti, dottorandi, specializzandi dell'ateneo: specie questi ultimi imparano così ad affrontare la progettazione di un allestimento, a ricevere e a restituire un'opera d'arte verificandone le condizioni, a studiare l'organizzazione di un book-shop, ma anche e soprattutto a impiegare dispositivi, strumenti e archivi di materiali multimediali, costruendone a loro volta di nuovi mediante le riprese dei back-stage, le interviste ad artisti, specialisti e a semplici utenti, la realizzazione di particolari inquadrature delle opere d'arte esposte o la proposta di accostamenti musicali. Venezia diviene così, oltre che uno dei più densi contenitori di segni artistici del mondo, anche un laboratorio in cui sperimentare nuove tecniche di fruizione dell'arte. In questa prospettiva Ca' Foscari ha registrato una sintonia molto positiva con Banca Popolare FriulAdria (gruppo Crèdit Agricole), tanto nella condivisione delle linee generali su cui sviluppare la ricerca che degli obiettivi di fondo: agli esperimenti condotti nel 2008 per gli incontri di “Aspettando Punta della Dogana” fanno seguito quest'anno quelli per la mostra sull'arte sacra etiopica e per la personale di Bruce Nauman (giugno-ottobre), ma il rapporto sembra avviato a divenire permanente.
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