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Mostra alla Triennale Bovisa Hsiao Chin. Viaggio in-finito - 1955-2008 A Milano dal 17 febbraio al 5 aprile 2009 |
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1955-58 periodo di studio; 1958-63 periodo taoista, caratterizzato dalla riflessione sulla filosofia taoista e dalla ricerca di una perfetta armonia con la Natura; 1964-67 periodo di ricerca sul Mandala tibetano; 1970-73 periodo dell’Hard Edge, che segna un deciso cambiamento artistico ed esistenziale; 1974-80 periodo Ch’an (Zen), in cui l’artista si riavvicina alle filosofie orientali e approfondisce la conoscenza del Buddismo Zen; 1981-89 periodo Qi, in cui si dedica allo studio per aumentare l’energia vitale e il Qi; 1989-90 periodo della tragedia di Tienanmen, un momento drammatico contraddistinto dalla reazione alla strage e ai soprusi di Tienanmen; 1991-95 periodo della Grande Soglia, che può essere considerato come il momento della rinascita in seguito al dramma personale per la scomparsa della figlia Samantha e il superamento della Grande Soglia per arrivare a indagare le dimensioni dell’universo; 1996-2008 periodo delle indagini dimensionali, momento di ricerca intriso di una intensa spiritualità. Nato a Shangai nel 1935, Hsiao Chin è figlio del musicologo Hsiao Xue-peng, fondatore del Conservatorio Nazionale di Musica di Shangai. A quattordici anni lascia la Cina per Taiwan. A partire dalla fine degli anni cinquanta nelle sue opere intreccia motivi culturali orientali, mutuati dalla cultura Tao e Zen, e occidentali, in particolare dopo i suoi viaggi in Europa e negli Stati Uniti dove ha modo di confrontarsi con l’ambiente artistico del periodo.
Nell’impiego degli ideogrammi il segno viene separato dal suo significato convenzionale e mentre in alcune opere il rapporto verbale e visivo è più immediato, in altre le forme allusive, che richiamano la scrittura, aumentano l’alone di indeterminatezza dell’opera. Nel 1955 Hsiao Chin fonda il gruppo Ton-Fan, che ha un ruolo decisivo nel contesto artistico cinese perché vi introduce i fermenti della pittura astratta. Nel 1956 ottiene una borsa di studio dal governo spagnolo e si reca a Madrid e Barcellona, dove conosce Tàpies. A 21 anni l’artista arriva in Europa non con la volontà di frequentare istituti d’arte o accademie, ma con il desiderio di lavorare direttamente fianco a fianco con grandi artisti per poter ampliare il proprio bagaglio culturale e le proprie potenzialità espressive.
Nel 1959 si stabilisce a Milano, dove frequenta Lucio Fontana, Roberto Crippa, Piero Manzoni, Enrico Castellani. È un momento importante per la sua vita e per la sua carriera, che corrisponde all’inizio della lunga collaborazione con il gallerista Giorgio Marconi, alla conoscenza di tanti artisti internazionali, alla fondazione del Movimento Internazionale Punto, basato sulla trascendenza della vita terrena a vantaggio di un’esistenza più profonda, meditativa e spirituale. L’adozione dello stile corsivo della calligrafia cinese fa la sua comparsa nelle opere del 1961, insieme con l’impiego di superfici dove domina il bianco. Le opere realizzate tra il 1958 e il 1963 risentono degli insegnamenti taoisti e dall’idea di armonia universale che lega tutti i livelli del cosmo, Cielo, Terra e Uomo. Di grande importanza per l’artista la visita a New York nel 1967, dove rimane fino al 1971 e incontra Mark Rothko, Willelm de Kooning, Robert Rauschenberg e Roy Lichtenstein. Nelle opere di questo periodo compaiono grandi cerchi, isolati o in gruppo, intorno ai quali si sviluppano strutture geometriche simmetriche. Il cerchio ha un significato simbolico e spirituale, rappresenta l’universo e l’origine di tutte le cose. Il colore non è più steso in modo uniforme, ma viene interrotto da altri colori.
Questo tema ricomparirà in seguito nella serie “La nascita del nuovo mondo” e, negli ultimi anni, in ampie tele nelle quali l’artista trae ispirazione da grandiosi eventi cosmici. Dal 1974 l’artista si riavvicina alle filosofie orientali, in particolare approfondisce lo studio del Buddismo Zen.
A partire dalla metà degli anni novanta, la serie La nascita del nuovo mondo ha per soggetto cerchi e quadrati accostati, figure simboliche che la cosmologia cinese associa al Cielo e alla Terra, al principio attivo e a quello passivo. Queste opere si distinguono per l’impiego di una ricca gamma cromatica e un approccio gestuale alla tela. Nella sua produzione più recente l’artista approfondisce la ricerca introspettiva. Scaturiscono forme geometriche, sfere e ellissi, costruite attraverso cerchi concentrici e attraversate da schizzi di colore. Tutta l’opera di Hsiao Chin è caratterizzata da un costante mutamento, può essere considerata un’esplorazione, un viaggio, nel tentativo di tramutare in arte il flusso della natura attraverso la sintesi di Oriente e Occidente e la conciliazione degli opposti: colori caldi e freddi, spazi vuoti e pieni, forme rigide e flessuose, simmetrie e asimmetrie. Hsiao Chin. Viaggio in-finito 1955-2008 Triennale Bovisa Via R. Lambruschini 31, Milano 17 febbraio - 5 aprile 2009 Inaugurazione 16 febbraio 2009, ore 19.00 L’esposizione è il frutto di una collaborazione tra la Fondazione La Triennale di Milano e la Fondazione Marconi A cura di Maurizio Vanni Catalogo Carlo Cambi Editore Orari: dal martedì alla domenica dalle 11 alle 23 informazioni: Tel. 02 36577801 fax 02-72434239 bovisa@triennale.it Biografia Hsiao Chin nasce a Shanghai nel 1935. Dopo i primi studi d’arte, partecipa nel 1956 alla fondazione del gruppo Ton-Fan, che raccoglie pittori di tendenza astratta. Grazie a una borsa di studio istituita dal governo spagnolo si reca a Madrid e a Barcellona, dove nel 1957 tiene la prima personale e una collettiva dedicata al gruppo Ton-Fan. Alla fine degli anni cinquanta comincia la sua riflessione sulla filosofia taoista; si stabilisce a Milano, dove inizia a esporre regolarmente da Giorgio Marconi. Nel 1961, insieme ad Antonio Calderara fonda il movimento Punto, al quale si aggiungono membri dell’avanguardia internazionale. La sua ricerca fonde elementi della cultura e della spiritualità orientale con la profonda conoscenza della modernità artistica occidentale. Dopo lunghi soggiorni a Londra, Parigi e New York, torna a Milano nel 1971 e inizia a dedicarsi all’insegnamento (prima all’Istituto Europeo di Design, poi all’Accademia di Belle Arti di Brera). Nel 1988 lo Studio Marconi gli dedica una prima grande retrospettiva. L’anno seguente inizia la serie !Dalla primavera di Pechino al massacro di Tienanmen”, ispirata ai drammatici eventi del 1989, mentre il ciclo La Grande Soglia, che realizza a partire dal 1990-91, nasce da una riflessione sulla vita e sulla morte, dopo la scomparsa della figlia Samantha. Tra le principali esposizioni degli ultimi anni vanno ricordate le retrospettive di Taipei (1995), Taichung (1996), la grande antologica del 2002 a Milano presso lo Spazio Oberdan, Lattuada Arte, Giò Marconi e la Fondazione Mudima, e nel 2006 la mostra presso il Museo Nazionale d’Arte di Pechino Argomenti: #arte , #arte contemporanea , #cina , #milano , #mostra , #triennale |
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