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Storia e leggende dell’antica Etiopia Salomone, la Regina di Saba e l’Arca dell’Alleanza Scritto per “Nigra sum sed formosa” sacro e bellezza dell’Etiopia cristiana Venezia, Cà Foscari, 13 marzo – 10 maggio 2009 |
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Secondo la Bibbia, una regina della terra di Saba – collocata dagli studiosi in Arabia meridionale o piuttosto nel Corno d’Africa – saputo della grande saggezza di Salomone, re d’Israele, si mise in viaggio verso la sua terra, per metterlo alla prova con difficili quesiti, portando con sé come doni, spezie, oro e pietre preziose (1 Re 10, 1-13; 2 Cr 9, 1-12). Colpita dalla personalità del sovrano, la regina pronunziò una preghiera al suo Dio, e il re la ricambiò con molti doni e con “qualsiasi cosa desiderasse”, fino a quando ella non tornò nel suo regno.
La figura della regina fa capolino anche nei Vangeli di Matteo (12, 42) e di Luca (11, 31): Gesù afferma che lei e gli abitanti di Ninive il giorno del Giudizio universale sorgeranno per condannare gli Ebrei che lo hanno rifiutato, «poiché ella venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone». Ma è alla “Leggenda aurea” di Iacopo da Varazze (sec. XIII) che l’Occidente deve la sua interpretazione della regina, collegata alla reliquia della Vera Croce, quale si vede in una serie di celebri raffigurazioni: prima fra tutte la leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca ad Arezzo (1452-57). Anche il Corano, nella Sura della formica, ricorda la sovrana come adoratrice del Sole, ma senza farne il nome, benché alcune fonti arabe la chiamino Bilqis. La storia è simile a quella della Bibbia. Cambia solo il punto di partenza: è Salomone che viene a conoscenza del regno di Saba perché il suo popolo venera il Sole. Dopo aver minacciato una guerra, il re d'Israele riceve la regina che adotta la religione giudaica. Recentemente alcuni studiosi arabi hanno ipotizzato che Saba non si trovi in Yemen, come alcuni vorrebbero, ma nel nord ovest dell’Arabia Saudita, in una colonia commerciale fondata dai regni arabi del sud (sabei). Gli scavi archeologici hanno confermato l'esistenza di queste colonie, che possedevano le stesse caratteristiche della madrepatria, ma ancora non è stato scoperto nulla su Bilqis. La leggenda etiopica è poi consegnata all’epopea nazionale del Kebra nagast (“Gloria dei re”), che si vuol tradotto dall’arabo nella prima metà del XIV secolo, ma che certamente ingloba e rielabora materiali assai più antichi: il testo, in forma di rapsodia apocalittica, fa discendere la casa reale etiopica ascesa nel 1270, identificata con il “vero Israele”, direttamente dall’incontro amoroso tra il re Salomone e la regina di Saba: un racconto ripetuto infinite dagli artisti abissini. La regina, chiamata Makedà, come poi nella tradizione locale, è presa con l’inganno da Salomone, presentato qui come un seduttore, piuttosto che come il saggio della narrazione biblica. Il Kebra nagast contiene anche la storia di Makeda e dei suoi discendenti: da lei Salomone avrebbe avuto un figlio, poi divenuto re con il nome di Menelik, primo imperatore d'Etiopia, dove egli avrebbe riportato la mitica Arca dell’Alleanza, che sarebbe tuttora custodita nella cattedrale di Aksum. In questo modo, la dinastia etiope trova le proprie origini in Salomone, antenato di Cristo, e nella regina di Saba, che una volta di più può essere assunta come inizio dell'arte cristiana etiopica. Vedi anche Sapziodi Magazine anno II numero 17 / OTTOBRE 2006 Regina di Saba: alla mente appare un regno mitico, ricco e saggio Argomenti: #africa , #ancona , #arca , #ebrei , #macheda , #regina di saba , #salomone , #storia , #tradizione |
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