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Riflessioni

Non è una sorpresa: viviamo in un paese di corrotti

Le relazioni all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti del Pg Furio Pasqualicci e del Presidente Tullio Lazzaro tolgono ogni dubbio: una fetta consistente delle tasse che paghiamo finisce nelle tasche di funzionari e politici corrotti

Di Silvano Filippini


L’Italia è un paese di corrotti e di corruttori. Questo lo sapevamo, ma il Pg della Corte dei Conti Furio Pasqualicci, nella sua relazione alla inaugurazione dell’anno giudiziario, ci fornisce un quadro preciso e circostanziato della corruzione: nel 2008 sono stati accertati danni allo Stato per circa 1 miliardo e 700mila euro, questo perlomeno è quanto è stato accertato in 561 sentenze di condanna in primo grado. Ma il presidente della Corte Tullio Lazzaro chiarisce che il riordino delle procedure di esecuzione delle sentenze di condanna pronunciate dalla Corte dei conti a favore delle amministrazioni statali tra il 2004 e il 2008, ha portato lo Stato a triplicare i propri proventi, “con incassi pari a 34 milioni a fronte dei quasi 220 accertati”, cifra che sale a “350 milioni includendo le condanne (estranee al controllo eseguito dalla Corte) pronunciate a favore degli Enti diversi dallo Stato nel periodo 2004-2007”.

L’ultima vicenda emersa, riguardante l’ex procuratore di Pinerolo indagato per truffa ai danni dello Stato, non è quindi che la punta dell’iceberg della dilagante corruzione che ci portiamo dietro sin dai tempi in cui governava la Democrazia Cristiana. Anche allora tangenti e truffe dilagavano ogni volta che si trattava di opere pubbliche; anche allora una raccomandazione non si negava ad alcuno: anche allora vigeva il voto di scambio, anche allora erano diffuse piccole e grandi illegalità, ma nei decenni successivi, sotto la spinta dei governi socialisti, la corruzione è dilagata.

Poi arrivò tangentopoli e si sperava potesse spazzar via la feccia che aveva creato negli anni i vari filoni d’oro, ma invece le cose, da quello che descrive il PG Pasqualucci, non sono certo migliorate. Insomma, in quarant’anni di mala amministrazione lo Stato ha speso almeno il doppio di quello che avrebbe dovuto e, spesso, senza conlcudere quanto era stato iniziato.: su tutte la Salerno-Reggio Calabria! Per non citare le innumerevoli cattedrali nel deserto, disseminate sull’italico suolo, di cui “striscia la notizia” ci riferisce ogni settimana. A tutto ciò si devono aggiungere le innumerevoli truffe che hanno consentito di sfruttare i fondi europei destinati allo sviluppo del sud d’Italia. Ma quale sviluppo? Semmai una miriade di capannoni iniziati e mai conclusi o di aziende che hanno iniziato l’attività per poi scomparire. Solo nell’ultimo anno, in questo “capitolo”, sono spariti 148 milioni di euro.

La rassegna degli orrori prosegue toccando la Sanità dove si contano più le fatture false e i corsi pagati, ma mai effettuati. Oppure la Clinica degli orrori che ha generato un danno d’immagine pari al triplo di quanto fruttato (8 milioni).
Anche i rifiuti campani nascondono una corruzione dilagante di cui sono stati accertati, per il momento, 45 milioni di danni per lo Stato, mentre Calciopoli ha generato truffe quantificabili in 240 milioni.
Negli appalti pubblici sono state emanate, per il momento, 77 condanne pari a 831 milioni; per non scordare le quote latte in cui sono stati evasi 80 milioni.
Per ciò che concerne il vizio delle consulenze esterne (dilagate a dismisura per dar lavoro ad amici e parenti), spesso inutili, si sono avute 96 condanne pari a 20 milioni.
Non possiamo certamente dimenticare le truffe con le slot-machines che, sino ad oggi, hanno generato ben 70 miliardi di danni.
Si tratta di una bella immagine del nostro paese dove controlli deboli aumentano la corruzione.

Del resto nella classifica mondiale già due anni or sono occupavamo il quarantunesimo posto in fatto di trasparenza e legalità. Ora siamo ulteriormente precipitati verso il basso, al punto che persino l’Uganda si piazza davanti a noi; per cui torna d’attualità e quasi profetica quella famosa canzone dell’istrionico Jannnacci in cui si diceva: “quelli che…peggio dell’Uganda”.

Fatto sta che dopo anni di corruzione dilagante il modello culturale più diffuso è quello della raccomandazione sistematica, della tangente facile, del “do ut des”, dell’amico dell’amico da avvantaggiare.
Anzi, se prima erano i partiti a trarre vantaggi economici, incassando direttamente per elargire opere pubbliche a destra e a manca (a volte anche inutili), ora la corruzione è divenuta ancor più subdola perché coinvolge direttamente le aziende che corrompono i vari funzionari pur di ottenere gli appalti. Tanto le tangenti vengono scaricate sul costo dell’opera e a perderci è soltanto lo Stato, cioè i cittadini. Tanto, con il debito pubblico arrivato a quota millesettecento miliardi di euro (il più alto d’Europa), cosa vuoi che conti qualche milione in più!

Vi siete mai chiesti come mai molte delle ditte che hanno vinto gli appalti pubblici negli ultimi trent’anni hanno dichiarato bancarotta interrompendo i lavori? E perché le aziende escluse dall’appalto sono regolarmente ricorse al TAR, che molto spesso dà ragione a loro? Un motivo ci sarà!

In questo clima di illegalità il governo che fa? Decide che si spende troppo per le intercettazioni e propone di restringere i casi in cui si possano utilizzare. Che genialata! Secondo loro si può ricorrere alle intercettazioni solo per i colpevoli di gravi reati. Un autentico controsenso perché se so già che sono colpevoli non ricorro alle intercettazioni, bensì alle indagini. Mi viene il sospetto che tale proposta sia stata avanzata proprio per proteggere i parlamentari corrotti !

Al contrario, siccome forze dell’ordine e magistratura sono già oberati dal dilagare dei reati comuni, al punto che la giustizia italiana è divenuta un’autentica “ingiustizia”, più volte denigrata persino dall’Unione Europea, si dovrebbe istituire un commissario speciale che svolga indagini proprio sulla corruzione. Del resto era già stata creata una commissione del genere nel 2007, anche se poteva disporre soltanto di una settantina di uomini e con risorse limitate. Anziché potenziarla sono stati ridotti l’organico e i fondi. Ridicolo! Soprattutto se si pensa che a Singapore la stessa commissione può contare su ottocento addetti.

Oltretutto i corrotti si sviscerano quasi esclusivamente attraverso le intercettazioni telefoniche e, non di rado, il fatto di ascoltare certi discorsi al telefono porta a conoscere altri filoni non preventivati e consente di raggiungere più obiettivi contemporaneamente.

Anche le amministrazioni centrali e locali sono state bacchettate dalla Corte dei Conti perché sono solite procedere a pagamenti senza avere l’adeguata copertura finanziaria. Quello che più mi preoccupa in questo clima di corruzione diffusa è l’avvento del Federalismo Fiscale. C’è il rischio che il fatto di demandare quasi tutte le decisioni sulle spese a livello locale possa ingenerare ancora più corruzione, rendere ulteriormente difficile il controllo, a meno che ogni regione decida di istituire una commissione di vigilanza seria su tutte le attività pubbliche.

Argomenti:   #attualità ,        #corruzione ,        #corte dei conti ,        #giustizia ,        #opinione



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