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Parliamo di moda Pitti immagine uomo, la mostra Workwear Lavoro Moda Seduzione alla stazione Leopolda a Firenze Di Michele Carrara
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Gli eventi che si tengono durante le manifestazioni di Pitti Immagine Uomo, sono ormai diventati un istituzione. Il luogo dove avvengono le sfilate¸ la Stazione Leopolda, un tipico spazio di archeologia industriale, costruita come stazione ferroviaria e successivamente riconvertita a officina meccanica, mantenendo inalterate le atmosfere e le strutture del luogo di lavoro, risulta un sito perfetto per la mostra di questa edizione del Pitti delle collezioni Autunno/Inverno 2009-2010. Ecco il nome: “Workwear Lavoro Moda Seduzione”, un progetto della Fondazione Pitti Discovery, curata da Oliviero Toscani con la Sterpaia, Bottega dell’arte della Comunicazione, dove i protagonisti erano abiti, accessori, immagini e suoni del mondo del lavoro e della moda, chiamati a dialogare tra loro. Non possiamo dimenticare quando, nel 1920, a Firenze, l’artista Thayat presentò un indumento pratico, nuovo, estetico, a buon mercato la “Tuta”. Si, proprio il tipico abito da lavoro che egli elevò a modulo d’abbigliamento plurifunzionale. La “Tuta”, pratica e veloce da indossare provvista di quattro tasche applicate senza decori, è un invito alla semplicità e comodità nel vestire per l’uomo. I curatori della manifestazione di quest’anno hanno evidenziato che l’estetica semplice e funzionale dell’abbigliamento da lavoro, nato per assecondare i movimenti del corpo e per proteggerlo, sia una fonte d’ispirazione inesauribile per la moda. Le citazioni e i richiami al workwear sono infiniti, tanto nella moda maschile quanto femminile, ma non si tratta di un excursus storico sull’abito da lavoro, quanto piuttosto di una rappresentazione di analogie e similitudini tra forme e materiali, un gioco di scambi, rimandi e ispirazioni reciproche tra i due mondi. Posti su bancali per la movimentazione delle merci, su piani di lavoro in legno e in metallo, i capi d’abbigliamento e gli oggetti da lavoro sono esposti in modo spettacolare, giocando sulla quantità e sull’ originalità di forme e materiali. Isolati in 60 cilindri di plexiglas troviamo abiti che la moda ha creato ispirandosi al Workwear, sospesi al soffitto dominano sessanta schermi, sui quali contemporaneamente vengono proiettati foto e video legati al lavoro, millecinquecento immagini selezionate dagli archivi Corbis, che seguono agli spezzoni di film e di video in cui è protagonista il mondo del lavoro. Workwear ha voluto essere un invito a riflettere sul tema della sicurezza. Non a caso la mostra ha dedicato particolare attenzione alla ricerca, all’innovazione tecnologica dei tessuti, dei materiali d’abbigliamento da lavoro, che per la sicurezza e protezione della persona sono di enorme importanza. E così, come la moda si ispira al mondo del lavoro, allo stesso tempo ci sono moltissimi capi d’abbigliamento da lavoro che guardano alla moda per essere indossati più volentieri, proprio per chi deve usarli per proteggersi, e, come ha scritto Oliviero Toscani, “l’abito fa il monaco, il metalmeccanico, l’avvocato… I nostri abiti sono l’immagine e la sicurezza di ciò che siamo e facciamo. L’uomo nudo non ha mai fatto cultura…” Foto di A. Ciampi Argomenti: #attualità , #lavoro , #moda , #mostra Leggi tutti gli articoli di Michele Carrara (n° articoli 1) |
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