Un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce. Rappresenta una visione del mondo, e, se presa seriamente, deve essere vista come un modo di “costruire un mondo”. Pochi segni tracciati su un foglio, una tela appena dipinta, una complessa installazione, possono essere paragonati a diversi modi di fare mondi. La forza della visione non dipende dal tipo o dalla complessità degli strumenti messi in gioco.
Fare Mondi // Making Worlds è una vasta mostra, non divisa in sezioni, che articola temi diversi assemblati in un’unica struttura.
Inclusi i collettivi, Fare Mondi // Making Worlds presenterà i lavori di più di 90 artisti provenienti da tutto il mondo. Saranno presenti tutti linguaggi: installazioni, video e film, scultura, performance, pittura e disegno, e anche una parata. La mostra creerà nuove realtà artistiche, che si spingeranno oltre le aspettative delle istituzioni e del mercato dell’arte. L’enfasi posta sul processo creativo e sulle cose nel loro farsi non escluderà una ricca esperienza visiva. La pittura, nel suo significato più vasto, e il ruolo del linguaggio astratto saranno indagati da artisti di differenti generazioni, inclusi quelli che non si definiscono propriamente pittori, come Tony Conrad, Ulla von Brandenburg, Cildo Meireles, Michelangelo Pistoletto e Wolfgang Tillmans. Questi artisti combinano la sensibilità pittorica con l’esplorazione dello spazio, in senso psicologico, architettonico e urbanistico. Fare Mondi // Making Worlds mette in mostra l’intero panorama delle strategie artistiche di oggi, una pluralità indicata già dal titolo. Presenterà inoltre numerose e ambiziose installazioni site-specific.
La mostra è ancorata alla storia dell’arte contemporanea grazie alla presenza di artisti come André Cadere, Öyvind Fahlström, Gordon Matta-Clark, Yoko Ono, Blinky Palermo e Lygia Pape, costanti fonti di ispirazione per gli artisti più giovani. Negli anni recenti sono stati spesso al centro di vivaci discussioni all’interno della comunità artistica.
Numerosi lavori concepiti per la mostra saranno presentati nei luoghi tradizionali del Palazzo delle Esposizioni ai Giardini e all’Arsenale. Qui, nello splendido Giardino delle Vergini, i lavori di alcuni artisti – Simone Berti, Bestué/Vives, Nikhil Chopra, Lara Favaretto, William Forsythe, Dominique Gonzalez-Foerster, Tamara Grcic, Miranda July, Koo Jeong A., Att Poomtangon e Sara Ramo - saranno valorizzati dalla straordinaria vegetazione che caratterizza questo spazio, dove strutture architettoniche sono rimaste inutilizzate per decenni. Quest’area, finora inesplorata, apre la mostra a nuove suggestioni, offrendo continue sorprese e scenari poetici unici per interventi creativi.
La Biennale ha deciso che il Palazzo delle Esposizioni ai Giardini diventi centro di attività permanenti e, per questo, parte dell’edificio sarà attrezzato di nuove strutture. Per lanciare questa idea mi è stato chiesto, al fine di arredare tali strutture, di invitare artisti che in tal modo partecipano alla mostra. Il compito è stato affidato a Massimo Bartolini per lo spazio educational, Tobias Rehberger per il bar caffetteria e Rirkrit Tiravanija per il bookshop, tre principali protagonisti della ricerca che esplora le zone di confine tra arte, design e architettura.
Uno degli obiettivi della mostra è dare inizio a progetti che vadano oltre le tradizionali discipline, come ad esempio “Key Word School” di Xu Tan, attività educational ai Giardini; una parata di Arto Lindsday che avrà luogo il 5 giugno tra le diverse sedi espositive; il Moscow Poetry Club, progetto letterario che coinvolge un gran numero di poeti riconosciuti a livello internazionale.
La natura interdisciplinare della Biennale è rinforzata da questa espansione delle forme assunte tradizionalmente da una mostra d’arte, proponendo possibili contaminazioni tra arti visive, danza, cinema, musica e architettura.
Incentrata su forti contributi individuali, la mostra delinea ugualmente un certo numero di temi che ricorrono in molti progetti. La ricerca architettonica e visionaria di Yona Friedman è un modello per gli artisti più giovani, presente nei disegni di Marjetica Potrč e nella grande scultura di Tomas Saraceno destinata allo spazio centrale del Palazzo delle Esposizioni.
La volontà di andare contro l’ossessione per l’aura attribuita all’originalità dell’opera d’arte è evidente in “Instruction Pieces” di Yoko Ono, nei primi multipli di Öyvind Fahlström, nelle decorazioni riprodotte meccanicamente nelle carte da parati di Thomas Bayrle e nei lavori di Aleksandra Mir che esplora nuove forme di espressione del proprio immaginario visivo.
Quando Fare Mondi // Making Worlds reintroduce espressioni di un recente passato non lo fa in maniera nostalgica, ma per trovare strumenti per il futuro e per rendere possibili nuovi inizi. Nel suo contributo al catalogo, l’artista Philippe Parreno si chiede: ”Siamo davvero costretti a descrivere ciò che è già stato descritto? Il nostro universo si costituisce di queste descrizioni piuttosto che del mondo o dei mondi esterni? Il ‘fare mondi’ così come noi lo conosciamo parte sempre dai mondi che abbiamo già sotto mano? Il fare è davvero sempre un ri-fare?”. Fare Mondi // Making Worlds è una mostra guidata dall’aspirazione a esplorare i mondi intorno e davanti a noi.
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