Sta per avvicinarsi l’estate e, come ogni anno, la gente comincia ad alleggerire l’abbigliamento e si accorge di aver “messo su” qualche chilo di troppo.
Se il problema si limitasse ad un fatto puramente estetico, sarebbe risolvibile attraverso una piccola dieta, facilmente sopportabile, accompagnata da mezz’ora di camminata ogni giorno.
Purtroppo cominciano ad essere troppi gli italiani soprappeso ed aumentano a vista d’occhio anche gli obesi!
Ma quel che più allarma è il crescente anticipo dell’età in cui si inizia ad avere problemi con la bilancia.
Del resto la salute (e la stazza) degli adulti comincia da bambino, dato che alimentazione e attività motoria sono i capisaldi di un organismo sano e debbono essere acquisiti sin dai primi anni d’età, pena la difficoltà ad assumere un corretto stile di vita negli anni futuri.
Spesso, alla base del problema, esiste ancora una diffusa ignoranza sull’argomento, frutto di centinaia d’anni in cui si è pensato, erroneamente, che il “bimbo in carne” fosse più sano. Invece è proprio il contrario, perché è soprattutto nei primi anni di vita che si costruisce il corpo in modo equilibrato e un errore alimentare nella fase di accrescimento si riperquoterà per il resto della vita.
Infatti ognuno di noi è legato al proprio DNA che, tra le altre informazioni, detta anche il numero di adipociti per ogni individuo. Queste cellule sono specializzate nell’accogliere “gli avanzi” del metabolismo, nel senso che tutto ciò che viene ingerito e non utilizzato ai fini energetici e plastici si trasforma in grasso, che si deposita negli adipociti.
Già alcuni bambini sono svantaggiati avendo ricevuto dai propri genitori un numero di “serbatoi” maggiore rispetto alla norma (in genere figli di persone obese) e, quindi, tendono ad ingrassare con più facilità rispetto ad altri coetanei. Se poi l’alimentazione è squilibrata rispetto al consumo energetico (sempre meno movimento) appare sin troppo evidente che tutto ciò che non viene “bruciato” va in deposito proprio negli adipociti. Non solo, protraendo nel periodo evolutivo gli errori alimentari, il numero di adipociti aumenta, peggiorando ulteriormente il problema.
Un altro grave errore (tipico dell’attuale stile di vita) riguarda lo scarso consumo energetico, dovuto alla sedentarietà generata dall’eccessivo tempo trascorso davanti allo schermo della TV (in media 4 ore), del computer (2 ore) o dei video games.
E’ vero che nelle città sono scomparsi i cortili o sono stati invasi dalle auto, tuttavia è possibile programmare attività fisica che non costi nulla. Ad esempio recarsi a scuola a piedi: per questo esistono i “piedibus”. Ma non basta! sarebbe sufficiente che un genitore portasse a spasso il bimbo per almeno mezz’ora al giorno, ottenendo così il vantaggio di migliorare anche il suo il metabolismo e il sistema immunitario. E se entrambi i genitori lavorano, è possibile affidarsi alla tata o ai nonni, oppure programmare la giornata per trovare un ritaglio di tempo che migliori la salute di tutta la famiglia.
Risulta basilare l’impegno in un’attività ludica o sportiva sin dall’infanzia, protraendola anche per tutta l’adolescenza, periodo in cui si tende ad abbandonare, soprattutto quando non si raggiungono determinati risultati agonistici. E’ il genitore che deve inculcare nella mente del figlio l’ultilità dello sport visto come un ottimo mezzo per migliorare la salute e non come un esasperato desiderio di ottenere successi ad ogni costo.
Esistono anche i vari corsi di attività ludiche pre-sportive, organizzati dalle società sportive presso le varie scuole elementari o le piscine, ma hanno il difetto di impegnare per sole due ore settimanali. A meno che non si decida di iscrivere il bambino a più discipline in modo da occuparlo per 4 o 5 giorni ogni settimana in attività motorie diverse, che contribuiscano ad uno sviluppo più completo ed armonico.
Purtroppo i genitori sono più preoccupati dell’impegno scolastico, che riguarda quasi esclusivamente lo sviluppo della mente, piuttosto che dello sviluppo armonico del corpo e del potenziamento del sistema immunitario che si realizza soltanto attraverso l’attività motoria sistematica e, possibilmente, differenziata. Solo dopo aver “assaggiato” un vasto panorama di discipline sportive sarà possibile scegliere quella che si predilige o in cui ci si realizza maggiormente.
È stato ampiamente dimostrato (da numerose ricerche effettuate sulla popolazione scolastica nelle varie fasce d’età e in varie nazioni) un maggior incremento delle capacità intellettive nei ragazzi che svolgono attività motoria al di fuori della scuola rispetto a coloro che si limitano alle poche ore di educazione motoria svolte a scuola. In Italia la differenza appare ancora più evidente in quanto siamo ormai l’unica nazione europea che prevede due ore settimanali di questa disciplina nelle scuole di ogni ordine e grado, contro le 3 o 4 del resto d’Europa.
Se un individuo avesse la fortuna di diventare un atleta di successo (per via di un DNA favorevole) avrebbe anche la possibilità di fare un salto di qualità più spiccato se partisse da un’esperienza di più sport su cui costruire la specializzazione scelta tra tutte quelle sperimentate. Purtroppo in Italia il sistema sportivo è affidato esclusivamente alle società che tendono a specializzare con largo anticipo i bambini e gli adolescenti, annullando gli effetti positivi della polisportività di base. Per non parlare della mancanza di valori sportivi che sta diffondendosi a macchia d’olio.
È opportuno ricordare che vi sono numerose attività motorie prettamente anaerobiche (ad esempio la pallavolo), che non contribuiscono certo a diminuire di peso (in quanto bruciano quasi esclusivamente gli zuccheri); è risaputo che solo l’impegno “lungo e lento” tende a bruciare i grassi, a patto che si superi almeno la mezz’ora di moto senza interruzioni.
A parte i problemi della bilancia e dell’estetica, che inducono a muoversi, l’attività motoria è fondamentale per la salute in quanto sviluppa tutti gli organi, oltre all’apparato loco motore (muscoli ed ossa) e, soprattutto, crea le premesse per evitare di ammalarsi di tumore e di malattie metaboliche (diabete di tipo 2).
Quindi è del tutto assurdo il comportamento di qualche istruttore che consiglia ai genitori di bambini o adolescenti soprappeso di abbandonare quegli sport dove si prediligono canoni estetici. Come se un bambino dovesse frequentare la palestra o la piscina solo per diventare campione! E’ successo più volte. L’ultimo caso riguarda un istruttore di tuffi che, dopo una sola lezione, ha invitato la madre a ritirare la figlia tredicenne (1.53 m per 42 kg) che, a suo giudizio, aveva la pancia. Semmai avrebbe potuto consigliare la ragazza a praticare, parallelamente ai tuffi, anche un’attività aerobica e a modificare leggermente la dieta.
Quando i genitori capiranno di essere gli artefici del benessere dei figli già dal momento del concepimento, sarà possibile invertire l’attuale tendenza generata dal benessere e dal consumismo. Infatti recenti studi condotti nel Nuovo Galles hanno dimostrato che gli stili di vita errati della madre (tra cui il fumo) possono influenzare negativamente il futuro del feto: leucemia dell’età infantile e tumori.
Del resto le regole sono poche:
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Allattamento al seno più a lungo possibile, in quanto matura meglio il sistema immunitario fondamentale per combattere le future infezioni e anche i tumori, compreso quello al seno della stessa madre.
- -Svezzamento personalizzato in base alle caratteristiche del bambino e all’ambiente; infatti chi vive in appartamento ha meno possibilità di muoversi e deve ingerire meno calorie.
-Privilegiare gli alimenti di origine vegetale e bandire l’aggiunta di sale almeno sino ai tre anni d’età;
- Evitare tutto ciò che è pronto e confezionato; si tratta infatti di cibi “morti”che non contengono enzimi e vitamine utili per un corretto metabolismo.
- Evitare il più possibile i dolci, specialmente quelli che contengono zuccheri raffinati, limitare la carne a tre volte la settimana, privilegiando il pesce, e i legumi che apportano comunque proteine. In ogni caso mai a digiuno perché hanno un indice glicemico alto e costringono il pancreas a produrre picchi di insulina, con tutto ciò che ne consegue.
- Limitare le porzioni in proporzione al dispendio energetico giornaliero.
- Non usare integratori alimentari, ma creare l’abitudine ad un’alimentazione sana e variata in modo da apportare tutti gli elementi utili all’organismo. Salvo casi rarissimi, legati a difetti di assimilazione, i bambini non hanno assolutamente bisogno di integratori; ma neppure gli adulti se non praticano attività sportive ad alto livello.
- Svolgere tutti i giorni attività motoria, magari limitandosi ad almeno mezz’ora di passeggiata
In un prossimo articolo tornerò sull’argomento in modo da completarlo per ciò che concerne gli adulti.
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