Il Rischio di un’eruzione vulcanica al Vesuvio è sempre alto e non bisogna mai abbassare la guardia. Questo l’allarme lanciato al Convegno “Montagne di Fuoco-Rischi e Risorse in aree vulcaniche Vesuvio ed Etna”, organizzato dall’Ordine dei Geologi della Campania e della Sicilia.
Due sono i punti nevralgici di questo appello-allarme. Il primo consiste nell’allargare la zona rossa di pericolosità e il secondo, invece, riguarda l’abbassamento dell’intensità demografica.
Il Vesuvio è sempre stato rappresentato nell’iconografia come un gigante dormiente che al suo destarsi può distruggere ogni cosa. Il presidente dell’Ordine dei Geologi, Francesco Russo, ha più volte palesato le sue preoccupazioni.
Secondo lo studioso, la gente ha sottovalutato la pericolosità del caso e quando il Vesuvio esploderà, sarà uno scenario drammatico, nonostante la grande attenzione della Protezione Civile. Il vero dramma è che, nonostante il divieto di non abitare quella zona, la speculazione edilizia ha continuato a costruire sotto le pendici del vulcano. Tale situazione è evidente già guardando la montagna da lontano. Lo sguardo cade, purtroppo, su quelle abitazioni che, in caso di esplosione verrebbero spazzate via dalla lava e dai lapilli. Eliminate, annullate e cancellate, in un solo attimo tutte quelle vite annientate. Subito, perché, nonostante i piani di evacuazione, le costruzioni sono troppo vicine al cratere del Vesuvio.
Il simbolo di Napoli però può essere anche la sua rovina e provocarne la distruzione. Così fu, nel 79 a.C. quando una eruzione distrusse Ercolano e Pompei, fù stata raccontata magistralmente in un'epistola da Plinio il Giovane inviata a Tacito. “Intanto su più parti del Vesuvio risplendevano larghe strisce di fuoco e alti incendi, il cui bagliore e la cui luce venivano aumentati dall'oscurità della notte”, così descrive lo scrittore latino, lo spettacolo che gli si pone davanti.
L’ultima eruzione è stata nel 1944, e la storia del vulcano parla di una ciclicità trentennale.
Il pericolo, dunque, è serio.
Sono stati stanziati 30mila euro per incentivare l’evacuazione dalla zona rossa, ma non sono arrivati i risultati sperati. Solo 100 persone ne hanno usufruito, mentre 7.000 ancora abitano in zone a rischio. Tutto ciò per porre l’accento sul fatto che non si può vivere in sicurezza in queste aree. Bisognerebbe, infatti, togliere quanti più insediamenti stabili possibili. La soluzione presentata dal professor Russo prende in esame la possibilità di convertire queste aree a destinazione prettamente turistiche.
Le ragioni del fallimento del piano di evacuazione sono da ricercarsi soprattutto nel fatto che, per persone nate e vissute alle pendici del Vesuvio, è difficilissimo abbandonarle. Ciò, però non deve far dimenticare che nel momento in cui esso esploderà, il flusso di gente che scapperà sarà tantissima e l’epilogo che si prevede sarà in ogni caso tragico.
Proprio per questi motivi, l’appello si fa duro verso le istituzioni politiche che devono prendere seri provvedimenti. I terremoti non si prevedono, ma tra i segnali precursori dell'eruzione sono previsti sismi anche di magnitudo 5 e rigonfiamenti del terreno.
Nel corso di questi anni sono state compiute numerose e dettagliate ricerche, che hanno portato gli scienziati a scoperte sempre maggiori e anche alla possibilità di prevedere con maggiore precisione le eruzioni.
Al Vesuvio sono stati installati, infatti, strumenti per il monitoraggio continuo della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle emissioni di gas dal suolo e dalle fumarole. Si effettuano periodiche campagne per la misura di particolari parametri geofisici e geochimici.
I dati prodotti dagli strumenti in continuo e dalle campagne di misura sono analizzati da sistemi automatici e controllati dai ricercatori dei diversi settori.
Lo scenario che si presenterà di fronte a noi sarà, nonostante ciò, tremendo. Infatti il magma salirà verso la superficie e cercherà la sua strada, creando fratture che saranno sorgenti di numerosi sciami di terremoti. Questo segnerà che la starà risalendo, ma non si saprà da quale lato deciderà di fuoriuscire. Non è detto che possa uscire dal condotto principale e potrebbe aprirsi la strada da uno dei versanti del vulcano.
Il Vesuvio non è un mostro addomesticato, ma potrebbe anche risvegliarsi con modalità imprevedibili, magari anche con periodi di preallarme molto lunghi, da non venire più considerati pericolosi dalla popolazione.
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