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La pace in Asia passa per l’Iran

Le accuse di Ahmadinejad alla conferenza ONU possono non piacere, ma fanno il conto di un quadro ora insostenibile. In Afghanistan e Pakistan la situazione è diventata critica. Obama sa che con l’Iran si deve trovare l’accordo per avere la pace

Di Giacomo Nigro

"Dopo la Seconda Guerra Mondiale, hanno fatto ricorso all'aggressione militare per ridurre un intero popolo senza dimora e, con il pretesto delle sofferenze degli Ebrei, hanno inviato migranti dall'Europa, dagli Stati Uniti e da altre parti del mondo al fine di istituire un governo totalmente razzista nella Palestina occupata.
E, in effetti, per compensare le conseguenze del razzismo in Europa, hanno aiutato a portare al potere il più crudele e repressivo regime razzista in Palestina. Il Consiglio di sicurezza ha contribuito a stabilizzare il regime di occupazione e lo ha sostenuto negli ultimi 60 anni dandogli la possibilità di commettere ogni sorta di atrocità.
Ciò è tanto più deplorevole che una serie di governi occidentali e gli Stati Uniti si sono impegnati a difendere i razzisti autori del genocidio, sebbene la coscienza risvegliata e le menti libere delle persone del mondo condannino l'aggressione, la brutalità e il bombardamento di civili a Gaza. I sostenitori di Israele sono sempre stati favorevoli o silenziosi contro i crimini.
"

Questa l'opinione espressa dal presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad alla Conferenza sul Razzismo di Ginevra il 20 aprile 2009. Appare ovvio, di fronte a queste parole, che la pace dipende necessariamente dall'Iran e Barack Obama, al contrario di molti (ad esempio i membri del Consiglio di sicurezza ONU Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna oltre che la Germania), l'ha capito.
Ciò risulta chiaro dalle parole indirizzate al popolo iraniano, in occasione della recente locale festa del Capodanno: "Per quasi trent'anni i rapporti fra i nostri paesi sono stati tesi. Ma in occasione di questa festa, ci ricordiamo questo umanesimo comune che ci lega. Appunto, celebrate il vostro capodanno allo stesso modo in cui noi americani celebriamo le nostre feste: riunendoci con gli amici e la famiglia, scambiando regali e racconti, guardando verso il futuro con un rinnovato senso di speranza.

Queste celebrazioni contengono la promessa di un nuovo giorno, la promessa di opportunità per i nostri figli, sicurezza per le nostre famiglie, progresso per le nostre comunità, pace fra le nazioni. In questa stagione, che è quella dei nuovi inizi, vorrei parlare chiaramente ai dirigenti iraniani. Abbiamo gravi divergenze e si sono amplificate con il tempo.
La mia amministrazione è ormai decisa a mettere in pratica una diplomazia che tratti la totalità dei problemi che abbiamo di fronte a noi, e a cercare di stabilire rapporti costruttivi fra Stati Uniti, Iran e Comunità internazionale.
Questo processo non farà progressi con le minacce. Cerchiamo invece un dialogo onesto e fondato sul mutuo rispetto. Anche voi avete una scelta da fare. Gli Stati Uniti vogliono che la Repubblica islamica d'Iran prenda il posto che le spetta nella comunità delle nazioni
."

Tuttavia, proprio alla fine del mese di aprile, la tensione si è concentrata sul Pakistan (potenza atomica), verso il quale i talebani si spostano dal vicino Afghanistan. Riassumendo: trentamila persone hanno abbandonato il distretto di Dir, in Pakistan, a seguito dell'offensiva dell'esercito contro i talebani.
Secondo quanto raccontato dagli abitanti della zona, ad aver abbandonato le loro case dopo l'attacco sarebbero soprattutto donne e bambini.

Le trattative fra talebani e governo nella valle dello Swat, zona tribale nel nord-ovest del Pakistan, sono state sospese, come annunciato dal portavoce dei talebani che aveva negoziato un cessate il fuoco a febbraio: ''La nostra shura (il consiglio dei capi) ha deciso di sospendere i negoziati di pace''.
Le forze di sicurezza pakistane sono entrate a Kalpani, patria del capo talebano riuscito a imporre la Sharia nella valle dello Swat. I militari stanno consolidando le loro posizioni nell'area di origine del leader del gruppo fuorilegge che, in cambio della legge islamica,ha promesso la pace. L'area è stata dichiarata pericolosa e gli aerei da caccia la sorvolano.

Ma il problema chiave resta la pace in Palestina, alla cui soluzione si oppongono gli estremisti attualmente al potere, su entrambi i fronti. Obama potrà spiazzare la destra israeliana, ma è necessario che l'Iran disconosca Hamas, per procedere alla pacificazione.
Fino a che i due estremi saranno al governo è chiaro che la pace sarà impossibile. L'Iran ha la necessità di cambiare rotta, ma non è pensabile che questo avvenga improvvisamente; una macchina fortemente lanciata dalla propaganda non può virare improvvisamente e le elezioni sono prossime. Le parole dette da Ahmadinejad al convegno ONU non hanno detto nulla di nuovo e non hanno, quindi, aggravato alcuna posizione. D'altro canto se pare comprensibile che gli USA non siano stati presenti a quel consesso, non si capisce perché alcuni paesi europei (Italia compresa) si siano assentati. Essi avrebbero potuto, ad esempio, lasciare l'aula per protesta; sappiamo tutti che gli assenti hanno sempre torto.

Non resta che sperare che le parole con cui Ahmadinejad ha concluso il suo discorso all'ONU abbiano un senso profetico, eccole: "Cari Amici, siate consapevoli che il movimento in direzione della giustizia e della dignità umana è come lo scorrere veloce di un fiume. Facciamo in modo di non dimenticare l'essenza dell'amore e dell'affetto. Il promesso futuro degli esseri umani è una ricchezza enorme che può servire i nostri propositi di costruire un mondo nuovo restando uniti. Per fare del mondo un luogo migliore, colmo di amore e di benedizione, un mondo senza povertà né odio, benedetto dai crescenti doni di Dio l'Onnipotente e da una virtuosa condotta del perfetto essere umano, stringiamoci le mani in amicizia, per il raggiungimento di un simile nuovo mondo."

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