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Anno V n° 6 GIUGNO 2009 EVENTI |
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Mostra d’arte contemporanea
1st FLOOR for contemporary art
Le opere di Fabio Bianco | Interno3 | Andrea Morucchio a Venezia Liassidi Palace Hotel da giovedě 4 giugno a domenica 8 novembre 2009
Di Laura Poletto
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“1st FLOOR” indica letteralmente un luogo, uno spazio, dove individualità artistiche si sono poste in una dimensione di relazione e confronto attraverso rimandi e contrappunti, creando una partitura visiva articolata, in cui ogni singolarità rimane chiaramente identificata e identificabile.Un libero dialogo, senza prevaricazioni, attraverso mezzi linguistici differenti, dalla pittura all'installazione scultorea e audio-video. Si tratta di autonomie espressive in cui il rapporto con l'immagine e la produzione di immagini cosi come la ricerca condotta attraverso pratiche artistiche diverse si costruisce seguendo percorsi ideativi complessi e fortemente caratterizzati. Se per Fabio Bianco la pittura è uno strumento di apertura visionaria, che pur non abdicando al dato reale lo supera e lo trasforma, permeandolo di ironia o di incanto, per Andrea Morucchio il processo creativo - nella diversità delle sue declinazioni linguistiche - si realizza sempre in un ambito di ricerca che inestricabilmente lega forma e concetto, spesso rispondendo ad urgenze espressive legate ad esperienze esistenziali e a necessità etiche; sul versante del linguaggio video Interno 3 conduce, invece, un'indagine estetica caratterizzata da un approccio totalizzante, che investe sia l'immagine che i dispositivi di funzionamento della stessa. Uno dei temi principali della pittura di Fabio Bianco è l'interno, spazi interni e luoghi pubblici. La sua pittura liquida e metamorfica rompe confini e fissità di ambienti chiusi, moltiplicando piani e vie di fuga prospettiche. Tutto si trasforma e si costruisce con il colore e la luce, definendo l'immagine di uno spazio dilatato, generato attraverso complesse trame cromatiche e cadute magmatiche. Nella serie dei Chandeliers lo spazio interno sembra cambiare ad ogni sguardo, con sovrapposizioni di piani, slittamenti di pareti; una condizione rispetto alla quale l'osservatore deve continuamente ricollocarsi, quasi un inganno, dove realtà ed apparenza divengono indistinguibili. La relazione con il dato reale è un punto di partenza per un percorso immaginativo liberato, elaborato attraverso lo sfaldamento dei profili e dei confini, tra cosa e cosa, tra parete e parete, tra soffitto e pavimento, tra immagine e riflesso. Superfici sempre pronte a cambiare, a slittare all'interno di spazi chiusi che diventano infiniti, o infinitamente in cambiamento. A questa mobilità fanno da contrappunto i dispositivi elettronici di Interno 3 - dove il rigore è però fratturato. La transitorietà della tecnologia, basata sulla presupposta infinita perfettibilità, apre finestre sull'obsolescenza, sul disuso e le imperfezioni nel funzionamento della tecnologia stessa. Interno 3 pone la propria attenzione sia all'elaborazione dell'immagine che al mezzo di funzionamento della stessa, ovvero, al dispositivo elettronico che acquisisce una “funzione estetica”: dalla destrutturazione dell'insieme degli elementi finalizzata allo svelare delle singole componenti alla composizione di oggetti unici, compatti, chiusi. La tecnologia stessa diviene il soggetto delle riprese video; oggetti di una tecnologia del passato mettono in atto le proprie funzioni o malfunzionamenti, visivi e sonori. Le immagini di una vecchia Olivetti, di uno dei primi schermi da computer, di un televisore Brionvega e di una sveglia che s'inceppa continuamente sullo stesso minuto si aprono su monitor di congegni elettronici perfettamente funzionanti, rigorosi, attuali, collocandosi in realtà, quest'ultimi, in una catena presumibilmente infinita di aperture sul disuso, ma ponendo in atto anche complesse relazioni tra materialità dell'oggetto ed immaterialità dell' immagine, tridimensionalità e bidimensionalità, presente e passato, obsolescenza e continui ricambi, abitudini visive e interruzioni delle stesse. Ma la tecnologia si lega anche a dimensioni percettivo-sensoriali legate a spazi aperti, ad elementi fisici, come in Sky tape # 3 (2007), prezioso dispositvo su cui scorre un cielo nuvoloso e nella “video-scultura minimalista” Mare Nostrum, in cui suono ed immagine, percezione e amplificazione della stessa nello spazio generano esperienze sensoriali che introducono ad un procedere introspettivo, in cui la continua reiterazione del suono e del moto visivo dell'acqua innescano un flusso e riflusso di sensazioni e di coscienza. In Andrea Morucchio le ragioni della forma si intrecciano in un equilibrio inscindibile con i concetti, siano essi di natura spirituale, culturale, sociale o politica. La tensione, il rapporto dinamico tra opposti è uno degli aspetti fondamentali della sua produzione scultorea, intesa come intreccio necessario di materiali e forze: cristallo e camere d'aria, vetro e ferro; opere che si generano per costrizione (Javelins) o per aperture e sfondamenti, come nella serie delle Enlightements, dove cuspidi di vetro - materiale “mobile” e variabile per eccellenza - aprono traiettorie libere, ipoteticamente infinite, penetrando la staticità del ferro. La connessione e il rapporto con tempi diversi nella sua pluridirezionale ricerca artistica, di agganci tra storia e attualità, si evidenzia nella realizzazione di una serie di sculture in vetro acidato, realizzate sulla copia esatta di una celata del XIV secolo conservata nell'Armeria di Palazzo Ducale. Un' infilata di elmi neri dal sorriso arcaio e indecifrabile palesa l'eterno ritorno, il continuo rinnovarsi di antiche dinamiche del potere, tra dominatori e dominati, soggetti e assoggettati. Ma quel nero così denso delle sculture che sembra assorbire il tutto, della storia e del tempo, il passato e il presente, rappresenta forse un tragico punto di saturazione. Potrebbe, allora, quel sorriso enigmatico, apparentemente insondabile, divenire in realtà il segno di una consapevolezza, di una resistenza o di un'imminente rottura delle file? Alla medesima dimensione riflessiva sullo stato del tempo si collega B[e]d Time, un letto/scultura, ambiguamente sospeso in una zona liminale tra insidia e seduzione, che nella sua ironica inesperibilità si fa metaforico giaciglio di tortura del pensiero. 1st FLOOR for contemporary art Fabio Bianco - Interno3 - Andrea Morucchio Venezia Liassidi Palace Hotel - Castello, Ponte dei Greci 3405 - 30122 Inaugurazione mercoledì 3 giugno 2009 alle ore 18.00 Apertura: da giovedì 4 giugno a domenica 8 novembre 2009 Orari: tutti i giorni dalle ore 14.00 alle ore 20.00 Ingresso libero |
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