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Mostra d'arte moderna

LEONOR FINI. L’Italienne de Paris

A Trieste, Museo Revoltella Dal 4 luglio al 4 ottobre 2009



La mostra comprenderà opere di importanti musei e collezioni private italiane, francesi e americane.

Le motivazioni e i contenuti

Trieste, la città nella quale Leonor Fini (1907-1996) trascorse i primi vent’anni della sua vita e, grazie all’amicizia di alcuni artisti locali, scoprì la vocazione della pittura, attende da molto tempo una grande mostra sulla pittrice, che, nonostante la lunga assenza, ha lasciato qui un ricordo vivissimo di sè.

 

Leonor Fini La Gardienne des sources

La sua carriera artistica ha il carattere dell'avventura, vissuta all'insegna della libertà e dell'anticonformismo, ma sostenuta da una profonda cultura che l'ha spinta a cercare l'amicizia degli intellettuali e degli artisti più coraggiosi lungo un percorso denso di fatti, relazioni, viaggi, che inizia negli anni trenta e si snoda fra Trieste, Milano, Roma, Parigi e New York, e si conclude a Parigi, nel 1996, dopo una lunghissima vita trascorsa per la gran parte nella capitale francese.
Il Museo Revoltella fa parte della formazione dell'artista, che sicuramente ha conosciuto in queste sale non solo i maestri locali, ma anche alcuni dei protagonisti dell'arte italiana ed europea degli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, da Previati a von Stuck, da De Nittis a Casorati, da Mancini a Zuloaga, conservandone il ricordo per tutta la vita.

La storia di Leonor Fini si articola in fasi distinte e include attività diverse dalla pittura, per cui il progetto espositivo è stato suddiviso in più sezioni tenendo conto della successione cronologica o individuando aree tematiche.

Prima sezione

LA GIOVINEZZA A TRIESTE: L’AMBIENTE FAMILIARE E INTELLETTUALE, LA FORMAZIONE, LE AMICIZIE

In questa sezione sarà documentato, attraverso documenti e immagini, l’ambiente familiare in cui cresce Leonor Fini, a contatto con la borghesia intellettuale degli anni che precedono e seguono la prima guerra mondiale e vedono il passaggio di Trieste dall’Impero asburgico al Regno d’Italia.

Leonor Fini stringe amicizie profonde con gli artisti Arturo Nathan e Carlo Sbisà, frequenta le case di letterati come Italo Svevo e di Umberto Saba. Soprattutto da Nathan attinge un particolare interesse per la metafisica dechirichiana e la rappresentazione del proprio io attraverso visioni fantastiche. Espone accanto a questi artisti nelle prime mostre organizzate a Trieste dal “Sindacato fascista di belle arti”, dal 1928 al 1930. E con loro sarà presente alla mostra organizzata a Milano dalla Galleria Barbaroux nel 1929.

In mostra questa fase sarà documentata da opere della Fini degli anni 1925-1929, soprattutto ritratti, e opere di Nathan e Sbisà, tra cui il ritratto che questi le dedicò nel 1929. Uno spazio sarà dedicato anche ai rapporti con la pittrice Felicita Frai, amica e rivale. Tra i documenti ci saranno cataloghi di mostre, recensioni e anche alcune lettere di Giorgio Carmelich, geniale artista triestino morto nel ’29 a soli 22 anni.

Seconda sezione

LEONOR FINI A MILANO NEGLI ANNI DI “NOVECENTO”. LA COLLABORAZIONE CON ACHILLE FUNI.

 
 

Leonor Fini La chambre d’echo

Il contatto con Milano è molto importante per l’affermazione della ventenne pittrice e per la messa a punto dei suoi strumenti linguistici. Con grande determinazione, piuttosto sorprendente in relazione all’età e all’epoca, si trasferisce nel capoluogo lombardo, allora vivace centro di sperimentazione artistica e teatro dell’attività del gruppo dei novecentisti. Stringe amicizia con Achille Funi e inizia a lavorare al suo fianco anche nella realizzazione di importanti pitture murali per la IV Triennale. Assieme a Funi compie alcuni viaggi, a Roma, a Ferrara, a Parigi, dove si stabilisce nei primi anni trenta.

In mostra si intende ricostruire l’ambiente milanese in cui si inserisce la Fini in quell’ultimo scorcio del terzo decennio sia attraverso i suoi lavori (cartoni per affreschi, bozzetti, ecc.) sia con alcune opere dei protagonisti di quella stagione, Funi in primo luogo.

Terza sezione

“LEONOR ET LES ITALIENS DE PARIS”. I CONTATTI COL SURREALISMO.

 

Leonor Fini D'un jour a l'autre

Questa parte dell’esposizione cercherà di rappresentare la rete di rapporti che la Fini intreccia con gli intellettuali parigini degli anni trenta e in particolare con l’ambiente dei surrealisti. Si cercherà di reperire ogni documento utile per documentare l’influenza esercitata nella sua cultura e nella sua pittura dalla conoscenza di personalità straordinarie come Max Ernst, Paul Eluard, Georges Bataille, Henri Cartier-Bresson, Salvador Dali e André Pieyre de Mandiargues, al quale sarà dedicata una sezione speciale, giacchè il Museo Revoltella possiede il ritratto che nel 1935 gli fece Leonor Fini, opera che sarà il fulcro di questa parte della mostra.


 
 

Leonor Fini La contessa Mita Corti nata Colonna

Quarta sezione

A ROMA DURANTE LA GUERRA (1944-1947)

Nella vita di Leonor Fini c’è una parentesi romana, che va dal 1944 al 1947. Un periodo breve ma intenso durante il quale stringe amicizie che dureranno tutta la vita: tra queste vanno citati artisti come Fabrizio Clerici ma anche i protagonisti della vita letteraria (Elsa Morante, Alberto Moravia), della mondanità e del cinema (Anna Magnani, Alida Valli) ai quali dedica raffinati e ammiratissimi ritratti.

Quinta sezione

LEONOR FINI A PARIGI DAGLI ANNI CINQUANTA IN POI


 

Leonor Fini L'entracte de l'apotheose

Dopo la fine della guerra Leonor Fini ritorna a Parigi e vi rimarrà per sempre. Ritrova vecchie amicizie e stringe nuovi legami, lavora intensamente su più fronti, pittura, teatro, illustrazione, incontrando un consenso sempre più ampio da parte della critica ma anche da parte dei collezionisti. La sua pittura, ambigua e misteriosa, si nutre di una straordinaria capacità di vedere oltre le apparenze, di sondare nelle paure umane, di dare forma ai sogni.

Circondata da amici fedeli e frotte di ammiratori Leonor Fini si muove con leggerezza anche nella sfera della mondanità e della moda, portando sempre un tocco di originalità e di follia.

Attraverso una cinquantina di opere eseguite tra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta, la sezione dedicata agli anni parigini della Fini vuole seguire i passaggi più interessanti del suo intenso e proficuo lavoro di pittrice e fare capire, nel contempo, la rete di relazioni che intreccia nella capitale francese.

 
 

Leonor Fini La serrure

In questa sezione saranno inoltre inserite le opere di artisti che le furono vicini: Stanislao Lepri, Enrico Colombotto Rosso, Leonardo Cremonini.

Sesta sezione

LEONOR FINI ILLUSTRATRICE


La sezione dedicata a Leonor Fini illustratrice - prediligendo filoni iconografici e pregevolezza bibliofila - introduce in una sorta di gioco di scatole cinesi: ogni approccio letterario svela un artista, ogni amicizia artistica prorompe in prose e versi.

La poesia illumina già gli esordi della vita parigina di Leonor, cui Paul Eluard dedica versi in profonda amicizia (Tableau noir, 1936). Ed è dall’inizio degli anni Quaranta che il disegno di Leonor Fini si appaia alla scrittura, illustrando libri di poeti e letterati che l’artista frequenta: gli amici parigini André Pierre de Mandiargues, Jacques Audiberti, Jean-Paul Guibbert, Jean Cocteau, Marcel Béalu, Lise Deharme, Yves Bonnefoy, Gilbert Lely – per citarne alcuni – assieme a grandi scrittori del secolo passato che hanno ispirato Leonor disegnatrice e pittrice (Verlaine, Baudelaire, Allan Poe, Balzac).
La sezione documenterà inoltre la produzione degli anni ’70 con alcune tra le raccolte forse più spettacolari dell’opera grafica di Leonor Fini, declinata nelle tecniche amate (matita, acquaforte, gouache, acquarello, china) accanto alle litografie di mano di Cécile Reims Deux, graveur amica di Leonor con cui instaura un ventennale sodalizio artistico

. Settima sezione LEONOR FINI SCENOGRAFA E COSTUMISTA

 

Leonor Fini Le Portrait de Mrs Hasellter

L’attività della Fini come creatrice di scenografie e di costumi si situa tra gli anni cinquanta e sessanta e si svolge tra Milano – dove lavora con il triestino Giorgio Strehler – e Parigi. Pur rappresentando una parte meno consistente della sua attività, l’ impegno per il teatro appare come un capitolo di fondamentale importanza, poiché si è alimentato di un’attitudine innata per il mascheramento, la finzione facendo emergere un talento straordinario anche in questo campo.

In mostra saranno esposti bozzetti e fotografie relativi alle sue principali collaborazioni con i teatri.

Una ottava, ideale, sezione è dedicata a “LEONOR FINI E LA FOTOGRAFIA”. Non sarà una parte a se stante della Mostra ma le immagini accompagneranno,via via, la pittura, mostrando l’autrice nei diversi momenti della sua esistenza e gli intensi rapporti che Leonor Fini ebbe con i fotografi dagli anni Trenta in avanti. Da Cartier Bresson a Richard Overstreet, da Veno Pilon ad Arturo Ghergo, da Erwin Blumenfeld ad André Ostier e a Eddy Brofferio.
Da queste immagini verranno messi in risalto il suo eccezionale talento di modella, la sua straordinaria bellezza e, insieme, la qualità artistica delle immagini, molte delle quali sono degli autentici capolavori

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