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Questa rossa terra da cui mi emergo gią in agonia: sangue e fango
questa terra preziosa dove affondo e di cui non posso disfarmi.
Nove soli tutti accesi al mezzo del giorno -l'attesa-
Sette lune tutte piene a scrosciarsi pietre incandescenti
sulla collina. -i giorni-
Nella primogenia di Adamo la parte chiara č scura , stretta
alle mie prove: rammendo veloce di pioggia, intarsiata
sui castagni a mezza costa affollati di campane. Questa terra
che mi ciba anche di lontananza-da cui non posso staccarmi-
voce che grida dal profondo delle ossa sui miei capelli stanchi
sopra
sotto
e anche a fianco.
Radici quaresimali di folla inghiottita e rigurgitata cui immemore
appartengo, atta a procreare nuovi fantasmi in antiche angoscie
ma anche Lilium Supremo, incastonato di diamanti.
Mentre bacia il vento il duro avorio delle mani che spezzano
l'ostia sacrificale sui giorni del dolore, appare presso la mia finestra
grande come un cielo un territorio di miele scuro
sul groviglio degli adduttori agli inguini addormentati
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